Secondo uno studio le morti nella recente ondata di calore in Europa sono triplicate a causa del cambiamento climatico
Nell’ultima ondata di calore Milano è stata la città più colpita per il numero di decessi secondo uno studio dell’Imperial College di Londra.

La prima ondata di calore dell’estate ha avuto i suoi effetti non indifferenti almeno secondo lo studio condotto dai ricercatori e dalle ricercatori dell’Imperial College di Londra e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, nell’ambito delle attività di ricerca della World Weather Attribution (WWA), che ha valutato dodici grandi città europee nelle quali l’ondata di calore è durata per giorni. Le temperature al di sopra della media stagionale avrebbero causato diverse morti, triplicate, stando ai dati, dagli effetti del cambiamento climatico. Le due città più colpite sono Milano e Roma con 317 decessi la prima e 164 la seconda, seguite da Barcellona con 286 e Parigi con 235.
Lo studio fornisce delle stime in un lasso di tempo molto breve secondo un approccio statistico. Non si basa, dunque, sui dati delle morti effettive per calore che saranno invece disponibili nei prossimi mesi. Nel complesso, lo studio calcola 2.300 decessi di cui 1.500 connessi al cambiamento climatico, un numero superiore ai decessi causati da eventi più “evidenti” come, ad esempio, le alluvioni a Valencia dell’ottobre scorso.
Generalmente a morire durante le ondate di caldo sono le persone anziane o con problemi di salute già esistenti, ma non è semplice riuscire a stimare l’impatto dell’aumento della temperatura in condizioni già precarie. Il gruppo di ricerca ha utilizzato i dati degli anni passati e le analisi epidemiologiche, indicando delle “curve di rischio” per città e fasce di età. Applicandole alle temperature dell’ultima ondata di calore è stata calcolata una prima stima. Lo stesso calcolo è stato poi effettuato considerando una temperatura inferiore di 1,3°C. Il confronto delle due simulazioni ha permesso di ricostruire il numero delle morti da attribuire al cambiamento climatico. Senza il riscaldamento globale e quindi l’aumento di 1,3°C, si sarebbero contati 1.500 decessi in meno.
«Una variazione di soli 2 o 3 °C può fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di persone. Il nostro studio mostra quanto sia già pericoloso il cambiamento climatico con un aumento di appena 1,3 °C. Tuttavia, potremmo raggiungere i 3 °C in questo secolo, a meno che i paesi non accelerino la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Questo porterebbe in Europa ondate di calore più violente, causando più morti e mettendo sotto pressione i sistemi sanitari», è il commento di Ben Clarke, del Centre for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra.
Diverse città hanno messo in piedi vari piani per affrontare le prossime ondate di calore, ma sicuramente non potranno bastare a limitare i disagi. La transizione energetica, città più verdi e in generale una politica che guarda all’ambiente sono le soluzioni possibili e attuabili per rendere il futuro meno bollente.
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