Mediterranea Saving Humans documenta la pulizia etnica in atto in Cisgiordania
Attraverso il rapporto dell’ONG Mediterranea Saving Humans vengono testimoniate le violazioni che Israele compie quotidianamente in Cisgiordania.

“Mediterranea with Palestine” è il progetto dell’ONG Mediterranea Saving Humans presente in Cisgiordania dal 2024 e svolge un’interposizione a difesa della popolazione locale. A seguito di un monitoraggio durato 129 giorni, tra gennaio e maggio 2025, l’ONG ha presentato, lo scorso 17 luglio in Senato, un rapporto che denuncia la violazione dei diritti umani da parte di Israele a Masafer Yatta, una comunità con più di 20 villaggi palestinesi nel sud della Cisgiordania.
Proprio quella regione è diventata nota grazie al documentario vincitore dell’Oscar, “No Other Land”. Nonostante la pellicola abbia attirato l’attenzione della comunità internazionale su questi territori della Cisgiordania, le violazioni non si sono interrotte: ne sono state contate 838, in 27 villaggi palestinesi dell’Area C, con una media di quasi 7 attacchi al giorno. Questi dati, raccolti dagli attivisti di Mediterranea presenti sul luogo, sembrano confermare la pulizia etnica della popolazione palestinese a opera dell’esercito, della polizia e dei coloni israeliani.
In Cisgiordania l’invasione delle proprietà palestinesi da parte dei coloni è la violazione più frequente: sono 409 gli episodi documentati, a cui hanno fatto seguito aggressioni, arresti arbitrari, danneggiamenti e presenza delle forze di polizia israeliane. Alle invasioni segue solitamente la creazione di avamposti per occupare le proprietà, chiamati outpost e costruiti dai coloni con la complicità delle autorità israeliane. Solo nel periodo di monitoraggio ne sono sorti 12 nell’area di Masafer Yatta. Nonostante per il diritto internazionale e la legge israeliana siano illegali, i coloni ricevono un incentivo importante da parte del governo e le forze di polizia israeliana, che dovrebbero garantire la sicurezza della popolazione sotto occupazione, li sostengono.
Nel rapporto vengono citati quattro casi emblematici di violazioni in Cisgiordania: a Tuba i coloni hanno cercato di eliminare gli attivisti internazionali perché testimoni scomodi; a Khallet Athaba sono stati demoliti 31 edifici lasciando solo 2 case integre; ad Ar Rakeez i coloni hanno usato contro i civili armi da guerra come i proiettili a grappolo; a Jinba i coloni hanno aggredito con spranghe e bastoni la popolazione civile e successivamente l’esercito ha completato la distruzione all’interno delle case colpendo provviste, elettrodomestici e suppellettili.
«Ognuno di questi atti di violenza è rivolto contro civili inermi, che esercitano il diritto di vivere e coltivare le proprie terre. Pertanto i dati contenuti in questo report non sono uno strumento di documentazione, ma un atto d’accusa che impone obblighi e responsabilità giuridiche chiare: siamo complici di violazioni del diritto internazionale», ha affermato Damiano Censi, tra i coordinatori del progetto Mediterranea with Palestine.
«L’Unione Europea è il primo partner commerciale di Israele. L’Italia – solo a dicembre 2023, nel pieno dei bombardamenti da parte dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza – ha esportato armi e munizioni verso Israele per un valore pari a 1,3 milioni di euro, facendo segnare così il picco del periodo. Serve che tutta la società civile, ciascuno di noi, trovi la dignità di prendersi carico delle proprie responsabilità».
Al momento è il Belgio l’unico Paese dell’UE che si è esposto da un punto di vista legale contro i crimini di guerra perpetrati da Israele. Due militari israeliani, mentre si trovavano in provincia di Anversa al festival Tomorrowland, tra i più importanti festival di musica elettronica al mondo, sono stati fermati, interrogati e subito dopo rilasciati. Su di loro pesa un’accusa pesante e la prospettiva di un processo. Durante il concerto hanno esposto la bandiera della loro brigata di appartenenza.
Le accuse mosso nei loro confronti riguardano crimini di guerra, genocidio, attacchi contro i civili, torture e sfollamenti forzati nella Striscia di Gaza. La mossa della procura potrebbe costituire un precedente, soprattutto in quei Paesi come il Belgio, che considera l’offensiva israeliana a Gaza già ampiamente in violazione del diritto internazionale e umanitario.
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