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10:56 22 Luglio 2025 | Tempo lettura: 4 minuti

Mediterranea Saving Humans documenta la pulizia etnica in atto in Cisgiordania

Attraverso il rapporto dell’ONG Mediterranea Saving Humans vengono testimoniate le violazioni che Israele compie quotidianamente in Cisgiordania.

Autore: Redazione
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palestina

“Mediterranea with Palestine” è il progetto dell’ONG Mediterranea Saving Humans presente in Cisgiordania dal 2024 e svolge un’interposizione a difesa della popolazione locale. A seguito di un monitoraggio durato 129 giorni, tra gennaio e maggio 2025, l’ONG ha presentato, lo scorso 17 luglio in Senato, un rapporto che denuncia la violazione dei diritti umani da parte di Israele a Masafer Yatta, una comunità con più di 20 villaggi palestinesi nel sud della Cisgiordania.

Proprio quella regione è diventata nota grazie al documentario vincitore dell’Oscar, “No Other Land”. Nonostante la pellicola abbia attirato l’attenzione della comunità internazionale su questi territori della Cisgiordania, le violazioni non si sono interrotte: ne sono state contate 838, in 27 villaggi palestinesi dell’Area C, con una media di quasi 7 attacchi al giorno. Questi dati, raccolti dagli attivisti di Mediterranea presenti sul luogo, sembrano confermare la pulizia etnica della popolazione palestinese a opera dell’esercito, della polizia e dei coloni israeliani.

In Cisgiordania l’invasione delle proprietà palestinesi da parte dei coloni è la violazione più frequente: sono 409 gli episodi documentati, a cui hanno fatto seguito aggressioni, arresti arbitrari, danneggiamenti e presenza delle forze di polizia israeliane. Alle invasioni segue solitamente la creazione di avamposti per occupare le proprietà, chiamati outpost e costruiti dai coloni con la complicità delle autorità israeliane. Solo nel periodo di monitoraggio ne sono sorti 12 nell’area di Masafer Yatta. Nonostante per il diritto internazionale e la legge israeliana siano illegali, i coloni ricevono un incentivo importante da parte del governo e le forze di polizia israeliana, che dovrebbero garantire la sicurezza della popolazione sotto occupazione, li sostengono. 

Nel rapporto vengono citati quattro casi emblematici di violazioni in Cisgiordania: a Tuba i coloni hanno cercato di eliminare gli attivisti internazionali perché testimoni scomodi; a Khallet Athaba sono stati demoliti 31 edifici lasciando solo 2 case integre; ad Ar Rakeez i coloni hanno usato contro i civili armi da guerra come i proiettili a grappolo; a Jinba i coloni hanno aggredito con spranghe e bastoni la popolazione civile e successivamente l’esercito ha completato la distruzione all’interno delle case colpendo provviste, elettrodomestici e suppellettili.

«Ognuno di questi atti di violenza è rivolto contro civili inermi, che esercitano il diritto di vivere e coltivare le proprie terre. Pertanto i dati contenuti in questo report non sono uno strumento di documentazione, ma un atto d’accusa che impone obblighi e responsabilità giuridiche chiare: siamo complici di violazioni del diritto internazionale», ha affermato Damiano Censi, tra i coordinatori del progetto Mediterranea with Palestine.

«L’Unione Europea è il primo partner commerciale di Israele. L’Italia – solo a dicembre 2023, nel pieno dei bombardamenti da parte dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza – ha esportato armi e munizioni verso Israele per un valore pari a 1,3 milioni di euro, facendo segnare così il picco del periodo. Serve che tutta la società civile, ciascuno di noi, trovi la dignità di prendersi carico delle proprie responsabilità».

Al momento è il Belgio l’unico Paese dell’UE che si è esposto da un punto di vista legale contro i crimini di guerra perpetrati da Israele. Due militari israeliani, mentre si trovavano in provincia di Anversa al festival Tomorrowland, tra i più importanti festival di musica elettronica al mondo, sono stati fermati, interrogati e subito dopo rilasciati. Su di loro pesa un’accusa pesante e la prospettiva di un processo. Durante il concerto hanno esposto la bandiera della loro brigata di appartenenza.

Le accuse mosso nei loro confronti riguardano crimini di guerra, genocidio, attacchi contro i civili, torture e sfollamenti forzati nella Striscia di Gaza. La mossa della procura potrebbe costituire un precedente, soprattutto in quei Paesi come il Belgio, che considera l’offensiva israeliana a Gaza già ampiamente in violazione del diritto internazionale e umanitario.

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