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1 Agosto 2025
Podcast / Io non mi rassegno

41-bis a Uta: scontro tra Stato e Sardegna su diritti, sicurezza e sovraffollamento – INMR Sardegna #89

Tensioni tra Sardegna e Ministero della Giustizia per l’arrivo di 92 detenuti in 41bis al carcere di Uta, ne parliamo con l’avvocato Enzo Bonesu. Poi i 40 incendi in un solo giorno a causa del maestrale, difficoltà nella ristorazione per mancanza di lavoratori e lo stanziamento per valorizzare i monumenti naturali.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
41bis 41-bis uta
L'articolo si trova in:

Trascrizione della puntata

È scontro aperto come riassume Cagliaripad tra il Ministero della Giustizia la politica sarda e le istituzioni garanti delle persone detenute, in merito all’arrivo di 92 detenuti sottoposti al regime del 41-bis in Sardegna, precisamente nel carcere di Uta. A far montare la protesta una circolare firmata dal dirigente della Direzione detenuti e trattamento del Dap ovvero il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che ha predisposto il trasferimento allarmando non poco il panorama istituzionale sardo soprattutto in virtù dell’ormai endemico, ma non per questo da normalizzare, problema legato al sovraffollamento. Ma non solo. Le critiche non sono poche: si dubita delle possibili soluzioni che verranno messe in atto ma ci si interroga anche intorno al rischio di un’elevata presenza di membri della criminalità organizzata in Sardegna. Si tratta però di una notizia molto più complessa di così, che in realtà ne racchiude varie all’interno. Per questo abbiamo chiesto in merito un commento per un migliore quadro della situazione a Enzo Bonesu, avvocato, cultore della materia in diritto processuale penale nonché referente regionale dell’Osservatorio Nazionale AIGA sulle Carceri (ONAC). 

“Il devastante incendio che domenica 27 luglio ha distrutto il litorale di Punta Molentis non solo ha massacrato un autentico gioiello ambientale del Mediterraneo, ma ha anche rischiato di causare una strage fra i bagnanti, evitata soltanto grazie all’abnegazione e alla competenza delle Forze dell’ordine e di polizia ambientale, dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile”. È questa che ho appena letto la prima parte di una lunga nota diffusa dall’associazione ambientalista Gruppo di Intervento Giuridico, in seguito all’incendio che ha divorato il famoso litorale di villasimius in settimana. Quello che spiegano gli ambientalisti è che Punta Molentis, tutelata con vincolo paesaggistico, con vincolo di conservazione integrale e zona speciale di conservazione (ZSC), ora è devastata e lo sarà per decenni. Il Grig nel denunciare il fatto alla Procura della Repubblica e al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (polizia giudiziaria che sta procedendo con gli accertamenti), ha chiesto che si proceda non solo per i reati di incendio e di distruzione di habitat naturale protetto, ma anche per il delitto di strage, dato che sarebbe di facile intuizione il fatto che applicare un incendio nella zona – è stato infatti accertato l’incendio che è stato doloso – avrebbe determinato un rapido e fatale avvicinamento alla spiaggia affollata e senza vie di fuga oltre il mare, in una giornata di forte vento di Maestrale. Quello che però è successo in settimana è che l’emergenza incendi si è fatta sentire, sicuramente quello di Villasimius ha risuonato maggiormente ma per fare un esempio, solo nella giornata del 28 luglio nell’Isola sono stati registrati più di quaranta incendi. A pagare il prezzo più alto sono i boschi e le risorse idriche, mentre i territori rurali e le economie agricole sono sempre più in affanno. In merito, come riporta Unione sarda, Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) ha commentato sottolineando che «Un bosco che brucia non significa solo perdere alberi, ma distruggere servizi ecosistemici fondamentali come la protezione del suolo e la biodiversità. Per ricostruire ciò che il fuoco cancella, non basta una generazione». Quello che dalla Regione, attraverso le parole della presidente Todde, hanno ribadito è che la battaglia contro gli incendi «non si vince in una sola stagione» e che «c’è ancora molto da fare», ribadendo però che «le basi per un sistema più moderno, integrato ed efficace sono state poste». Ne abbiamo parlato nelle precedenti rassegne: a oggi, il sistema antincendio regionale è stato potenziato attraverso un piano di investimenti complessivo, ma quello che serve è anche una nuova consapevolezza in grado di diffondersi ovunque. Come abbiamo scritto sui nostri social all’indomani dell’ennesimo disastro, siamo vicino a chi ha perso case, radici, habitat e respiro. Una terra che brucia spezza i legami che uniscono ma può anche spingere a ricostruirli con più forza, scegliendo la cura dell’ambiente come base di una nuova responsabilità collettiva.

Sempre più difficile trovare personale? Secondo la sociologa Francesca Coin, la questione è semplice: «Nella ristorazione condizioni al limite dello sfruttamento». Ne ha parlato in settimana La nuova sardegna con un’intervista alla sociologa autrice del libro “le grandi dimissioni”, intervista dove Coin possiamo dire che non si sorprende per le difficoltà che il settore della ristorazione sta incontrando nel reperire personale, come avvenuto nel caso del ristoratore di Golfo Aranci, imprenditore che secondo quanto riportato dalle cronache offre stipendi da 3000€ al mese ma non trova staff, con motivi tra i più diversi: divergenze sugli orari, sulla mole di lavoro, sul rapporto con i clienti. In merito la sociologa Coin parla chiaro: «Ma cosa dovrebbero chiedere, se non orari, paga e condizioni? Parliamo di offerte che durano un mese. In che modo una persona adulta, magari con competenze, può pianificare la propria vita lavorando solo quattro settimane. Con la riforma della Naspi e la precarizzazione crescente, queste tutele sono state erose. Ora si chiedono professionalità elevate per lavori brevissimi, intensi e mal regolamentati. È ovvio che nessuno risponde». Quello che sottolinea Massimo Sechi, giornalista della nuova sardegna, è che il caso sardo, non è affatto eccezionale. Francesca Coin lo inserisce in una tendenza più ampia, quella di un mercato del lavoro che ha smesso di essere messo al centro della vita delle persone. «La ristorazione è uno dei settori in cui i lavoratori subiscono da anni condizioni al limite dello sfruttamento, tra orari inaccettabili e salari bassi. Lo dimostra il fatto che, quando esisteva il reddito di cittadinanza, molti dei beneficiari lavoravano proprio in quel settore. Erano lavoratori attivi, ma con stipendi talmente bassi da rientrare sotto la soglia di povertà». La pandemia ha agito come una lente d’ingrandimento: «Molti hanno scoperto che la loro professione non garantiva alcuna sicurezza, né sanitaria né economica. Nella ristorazione, nei supermercati, nella sanità, si è reso evidente che ciò che veniva chiesto ai lavoratori era totale abnegazione, spesso in cambio di poco o nulla». Viene spontaneo chiedersi che cosa manchi per avviare un cambiamento vero, e anche in merito Coin usa termini specifici: manca un dibattito serio sul futuro produttivo del Paese, si continua a investire in settori a basso valore aggiunto come il turismo, ignorando le esigenze di chi lavora e senza mettere mano alle riforme che riguardino stabilità, tutele, contrattazione, qualità delle condizioni di lavoro. Il quadro tracciato dalla sociologa è anche propositivo, e invita a guardare a quanto accade ad esempio In Svizzera dove ci sono ristoratori che iniziano a sperimentare soluzioni diverse: turni più brevi, chiusura nei giorni di minor affluenza, attenzione alla salute del personale. Cambiare quindi è possibile, per il rispetto dei diritti di lavoratori e lavoratrici ma anche per tenere in vita un settore che è altrettanto al collasso. Cambiare si può, e forse è il momento di iniziare a dire che si deve.

La Regione Sardegna ha stanziato 1,9 milioni di euro per la valorizzazione di monumenti naturali e aree di pregio ambientale. La decisione è stata presa durante l’ultima riunione della Giunta regionale, su iniziativa dell’assessora della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi, e grazie a due provvedimenti adottati, verranno attuati 10 nuovi interventi volti a proteggere il paesaggio, la biodiversità e i servizi ecosistemici della regione. “Proseguiamo nelle azioni di tutela del patrimonio ambientale – dichiara l’assessora Laconi – sostenendo progetti già ritenuti idonei ma rimasti senza copertura, e aprendo la strada a nuove iniziative per la valorizzazione dei territori. Una scelta di coerenza, visione e responsabilità istituzionale”. Nello specifico, come riporta Sardegna live la Regione ha stanziato 900 mila euro per interventi di riqualificazione di aree naturali sensibili, costruzione di infrastrutture leggere per una fruizione sostenibile dei siti, protezione di habitat e specie di interesse comunitario, recupero di percorsi storici e ambientali, e valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico in contesti di alto valore ecologico e culturale. In aggiunta, sono stati destinati 400 mila euro per la salvaguardia di ambienti naturali di eccezionale valore paesaggistico e geologico, miglioramento dell’accessibilità pubblica e sicurezza delle aree, e iniziative informative e culturali per promuovere la conoscenza e il rispetto del patrimonio naturale della Sardegna. La somma rimanente delle risorse disponibili, pari a 600 mila euro, sarà destinata a un nuovo avviso pubblico rivolto ai Comuni e ai gestori delle aree protette per sostenere progetti innovativi che valorizzino il patrimonio naturale. E ad essere privilegiati saranno i progetti che combinano la protezione ambientale, la fruizione sostenibile, l’inclusione e la promozione culturale, anche attraverso l’impiego di soluzioni basate sulla natura.

Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme:

Lunedì abbiamo inaugurato la settimana con un approfondimento della nostra Marta Jana sa Koga Serra su s’acabadora. Si tratta di una figura che nell’Isola riveste un ruolo complesso e spesso frainteso. Evocata troppo spesso come simbolo nel dibattito sul fine vita, questa figura simbolica si intreccia con storie di cultura, potere e colonizzazione. Da secoli, la rappresentazione di s’acabadora viene caricata di significati che riflettono conflitti di identità e narrazioni imposte dall’esterno. 

La sua etimologia, il contesto storico e le leggende tramandate ci conducono però a riflettere su un ruolo che, forse, è molto più antico e complesso di quanto si voglia credere. Una figura che, tra rituali e simbolismi, potrebbe essere stata parte di un sistema di conoscenza legato alla ciclicità della vita e alla sacralità del femminile.

Ma quello che ci si domanda è qual è il confine tra storia e leggenda? E soprattutto, cosa ci insegna questa figura sulla nostra identità culturale e sulla capacità di decostruire i miti imposti? L’approfondimento di Marta Serra offre risposte importanti, che parlano di quella consapevolezza collettiva che tutti e tutte dovremmo sviluppare. Non perdetevelo, lo trovate su www.sardegnachecambia.org

Martedì spazio alla rubrica Tutto il mondo è paese a cura di Michela Calledda della libreria la Giraffa, che parte da un caso interessante: in Argentina nasce una piattaforma che unisce le persone attraverso i libri che amano. Non si cercano corpi, ma storie. Un progetto dove leggere diventa anche simbolo di giustizia sociale e resistenza culturale. “Non resterai mai senza leggere solo perché non hai soldi”—recita lo slogan, una frase che racchiude un messaggio potente e universale, soprattutto in un momento storico in cui non di rado la cultura si riduce a merce. Anche in Sardegna il diritto alla lettura spesso si scontra con barriere economiche e sociali e di questo parla nella sua rubrica di luglio Michela Calledda: dell’esigenza di reclamare un altro diritto fondamentale, scarsamente considerato: quello alla lettura. Trovate sempre l’articolo su Sardegna Che Cambia

Mercoledì invece la nostra Sara Brughitta ha intervistato il regista sardo Lorenzo Sibiriu. Presentato al festival IsReal 2025, Ìsulas de s’Ìsula è il suo nuovo documentario, un’opera che racconta l’arcipelago sulcitano attraverso lo sguardo dei pescatori e del mare, tra inquinamento industriale, basi militari e memoria collettiva. L’ultima produzione di Sibiriu è al centro dell’intervista, con un dialogo che racconta i retroscena della produzione e di una vita trascorsa in un territorio, il sulcis, che ha tanto da raccontare e da rivendicare. Un documentario quindi poetico e politico è Ìsulas de s’Ìsula, che svela le ferite ambientali, industriali e militari di questa terra, ma anche la forza di chi resiste. Dalla storia delle miniere alle basi militari, passando per le tracce di una natura antica e le voci di chi la tutela, in un percorso che unisce immagini intense e profonde considerazioni sul nostro modo di convivere con il territorio, l’intervista prima e il documentario poi sono due contenuti che vi consigliamo di visionare. Trovate i riferimenti anche sui social di sardegna che cambia

Giovedì abbiamo chiuso la nostra settimana di pubblicazioni prima della pausa di agosto con un approfondimento da parte di Stefano Gregorini per la sua rubrica Maestrale, dove parla dei cambiamenti che interessano la Sardegna, analizzando politiche pubbliche, sviluppo locale e innovazione sociale. Al centro dell’approfondimento stavolta il fatto che il 16 luglio è stata pubblicata la proposta della Commissione Europea sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 28–34, da quasi 2 miliardi di euro. Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale rappresenta il bilancio più ambizioso nella storia dell’UE, con nuove risorse e una struttura semplificata ispirata al modello del PNRR. Tuttavia però non mancano le critiche: forte riduzione per la Politica Agricola Comune e i fondi di coesione, centralizzazione delle decisioni a livello nazionale, scomparsa del programma ambientale Life. Uno scenario in cui inoltre le Regioni rischiano poi di perdere voce e risorse, minando il principio di sussidiarietà e la coesione territoriale. Un approfondimento da leggere per non perdersi novità e cambiamenti, che ci riguardano: lo trovate sempre su www.sardegnachecambia.org

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • Iniziamo col segnalarvi che a Siliqua in piazza martiri, la libreria indipendente La Giraffa per il 22 agosto presenterà il libro Poveri noi: la classe media in bilico , scritto da Alice Facchini. Si tratta di un’indagine cruda e diretta sulle nuove povertà, che svela come la classe media stia scivolando verso l’indigenza in un processo graduale ma inarrestabile. Alice Facchini, giornalista e scrittrice, intreccia storie reali e dati sociologici, restituendo un ritratto impietoso dell’Italia di oggi, dove la povertà non è solo economica ma coinvolge casa, salute, istruzione, alimentazione ed energia, creando un ciclo difficile da spezzare. La perdita di un lavoro può trasformarsi rapidamente in esclusione sociale, in una discesa fatta di rinunce e ostacoli insormontabili. Il saggio è uno strumento fondamentale per comprendere come l’impoverimento sia diventato un fenomeno strutturale, che si trasmette di generazione in generazione, rendendo sempre più evidente il divario tra ricchi e poveri. Una presentazione alla quale vi consigliamo di assistere, il 22 agosto: tutti i riferimenti nelle pagine social della Giraffa
  • Dal 25 al 30 agosto 2025, sull’isola di San Pietro, all’estremo Ovest della Sardegna, torna Marballu’s, il festival multidisciplinare dedicato alla musica, al teatro, alla danza e al video d’animazione. Nato nel 2022, l’edizione 2025 si preannuncia la più ambiziosa di sempre. Per sei giorni, il suggestivo scenario del Parco del Canale del Generale ospiterà concerti, performance e proiezioni, con una line up che porta in esclusiva nell’isola artisti come Mago del Gelato, Delicatoni, Tonino Carotone e Sarafine. Marballu’s continua così a essere molto più di un semplice festival: è un modo per abitare il tempo e lo spazio attraverso l’arte, per creare bellezza e rafforzare il senso di comunità in uno dei luoghi più affascinanti del Mediterraneo. Non perdetevelo
  • vi suggeriamo poi quest’estate di visitare la mostra retrospettiva Michele Mulas. Ritorno a Gardalis, in programma al MAB di Bari Sardo fino al 31 agosto. Racconta l’opera e la biografia di Michele Mulas, artista nato a Bari Sardo nel 1936 e deceduto a Milano nel 2002. Come scrivono, Artista a lungo dimenticato, spesso è stato eclissato dalla fama internazionale di Jorge Eielson, poeta e artista peruviano, al quale lo ha legato una relazione vissuta anche nella casa del paese ogliastrino. La retrospettiva è costruita attraverso oltre quaranta opere inedite, provenienti sia dal Centro Studi Eielson di Firenze sia da collezioni private, alle quali si aggiunge un corpus fotografico di grande valore documentario. Un artista da conoscere, se siete o potete andare in ogliastra fate un salto alla mostra
  • Non ci dimentichiamo che tra chi ci ascolta ci sono anche gli e le amanti di sagre e momenti di socialità paesana, per questo vi consigliamo dal 6 al 10 agosto, la sagra degli Zichi. Si tratta di un evento che è un omaggio al pane tradizionale di Bonorva, simbolo della memoria e della cultura gastronomica del paese. Durante l’evento, si avrà la possibilità di gustare su zichi in tutte le sue varianti, in particolare quella che lo vede trasformato in pasta, ma anche partecipare a dimostrazioni di panificazione dal vivo e a percorsi di degustazione di antichi e nuovi sapori. Artigiani locali e produttori del territorio tra le vie del paese poi presentano le proprie eccellenze, tra manufatti, specialità alimentari e racconti comunitari. Un appuntamento anche questo da non perdere per conoscere un protagonista unico della nostra cultura gastronomica

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