Camminare per la pace: i racconti dalla Local March for Gaza – 14/7/2025
Trascrizione episodio

Questo episodio é disponibile anche su Youtube
Fonti
#Local March for Gaza
Local March for Gaza – il sito
Italia che Cambia – Local March for Gaza: il cammino continua tra incontri, accoglienza e memoria
Italia che Cambia – Gaza: i racconti della prima giornata della Marcia Locale da Oropa e la nuova partenza della Freedom Flotilla Coalition
#Global March to Gaza
Italia che Cambia – “Ci hanno fermati, ma non fermeranno la protesta”: la testimonianza di Paolo Naldini dalla Marcia per Gaza
Trascrizione episodio
Cosa c’entra il camminare con la pace? E perché un gruppo di persone ha deciso di percorrere al contrario il Cammino di Oropa, dai monti fino a Milano, per chiedere un cessate il fuoco a Gaza? In questa puntata vi porto dentro la Local March for Gaza, tra voci, emozioni e riflessioni di chi ha partecipato. Una camminata che non coinvolge leader né negoziati, ma parla comunque, e forse più profondamente, di relazioni, empatia e futuro.
Nel settembre del 1978, in una residenza isolata tra i boschi del Maryland, negli Stati Uniti, tre uomini si incontrano per provare a fare la pace. Sono Anwar Sadat, presidente dell’Egitto, Menachem Begin, primo ministro di Israele, e Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti.
I colloqui ufficiali tra Sadat e Begin sono molto tesi, a tratti insostenibili. I due non si parlano direttamente per giorni interi. Si scambiano messaggi scritti, si ignorano, si accusano a distanza. Poi a un certo punto qualcosa inizia a sbloccarsi… camminando.
Carter, che era un esperto di diplomazia, capisce che le mura delle sale riunioni non bastano, anzi a volte soffocano i negoziati. Così inizia a portare ciascuno dei due leader a camminare con lui nei sentieri silenziosi e fra i boschi di Camp David.
La leggenda narra che durante una di queste passeggiate, Carter mostri a Begin una foto dei suoi nipoti e gli dica: “Voglio che possano vivere in un mondo senza guerra. Come i tuoi, come quelli di Sadat.”
Ed è lì, in quella camminata nel bosco, che il premier israeliano Begin – che è un leader non proprio moderato, è l’ex leader di un gruppo paramilitare sionista di destra, poi diventato premier, un tipo pragmatico ma per nulla accondiscendente – si ammorbidisce. Non cede, ma ascolta. Si apre. E poco dopo, insieme a Sadat, firmerà uno degli accordi di pace più importanti del Novecento. Gli accordi di Camp David, appunto, con cui israele si impegnò a ritirarsi dalla penisola del Sinai, che portarono al trattato di pace Egitto-Israele del 1979 e che valsero ai due leader il premio Nobel per la pace.
A quasi 60 anni di distanza, sappiamo che quell’angolo di mondo continua ad essere vessato da guerre e stermini. Ma di nuovo una camminata, anzi forse una serie di camminate, provano a cambiare le cose. Non coinvolge leader e forse non ha il potere di portare ad accordi di pace, ma comunque lavora a livelli profondi.
Sto parlando della Local March for Gaza, che si conclude oggi a Milano, ed è iniziata giovedì da Oropa, nel biellese. Ve ne ho già parlato nei giorni scorsi, ma oggi in occasione della sua conclusione, ho pensato di fare una puntata di INMR dedicata a questa iniziativa, facendovi sentire un bel po’ di contributi e di voci di chi ha partecipato, che raccontano la marcia, ma raccontano anche di Gaza e del genocidio in corso, e raccontano di pace, di relazioni, di camminare, di empatia e tante altre cose.
Prima però lasciate che vi dica due cose su che cos’è questa marcia. Si tratta di una marcia pacifica promossa dalla società civile, e sostenuta da ICC, iniziata il 10 luglio e che termina appunto oggi e che consiste nel percorreranno al contrario il Cammino di Oropa partendo dal santuario di Oropa e arrivando a Milano. L’obiettivo della marcia era portare un messaggio di speranza e chiedere con forza un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’apertura delle frontiere per far arrivare aiuti umanitari. E anche lanciare una petizione rivolta al governo italiano per chiedere un impegno concreto, le cui firme vengono consegnate oggi in Prefettura a Milano.
Nella puntata di venerdì vi ho raccontato e fatto ascoltare qualcosa della prima tappa, oggi voglio ripercorrere con i contributi dei partecipanti le altre tappe. A partire da quella di venerdì, la seconda. Ce la racconta una delle partecipanti alla marcia, anzi quello che è stato il nostro principale riferimento a livello di comunicazione della marcia, della quale ha curato la comunicazione, Sara Massarotto:
Audio disponibile all’interno del podcast
Sara ha citato Paolo Naldini, tenete a mente questo nome perché poi avremo un suo contributo alla fine della puntata, in cui ci racconta anche un po’ la genesi di questa marcia. Alla fine della seconda giornata anche un’altra partecipante, Alessandra, ci ha inviato un messaggio molto sentito che esprime bene il senso di questo cammino.
Audio disponibile all’interno del podcast
Arriviamo così alla terza giornata, quella più partecipata. Ancora Sara Massarotto ci racconta come è andata questa giornata.
Audio disponibile all’interno del podcast
Nella terza tappa è stato Alessandro a mandarci un contributo extra. Alessandro gestisce due strutture di accoglienza sul cammino di Oropa e appena ha saputo della Local march for Gaza si è subito attivato.
Audio disponibile all’interno del podcast
Ieri è stato il quarto giorno di cammino, in cui si è conclusa la parte camminata del cammino, perché poi l’ultimo tratto per arrivare a Milano viene fatto in treno. Stavolta è Alberto Conte, uno degli organizzatori del cammino nonché presidente dell’Associazione Movimento Lento, e fondatore e direttore della società ItinerAria, a mandarci un resoconto della giornata e anche qualche riflessione finale.
Audio disponibile all’interno del podcast
Infine voglio farvi ascoltare un contributo di Paolo Naldini, che è uno scrittore, attivista, direttore di Cittadellarte. Quel Paolo Naldini che citava prima Sara Massarotto. Quello che ha partecipato anche alla Global March to Gaza, e dal cui fallimento è sorta in qualche modo questa iniziativa.
Audio disponibile all’interno del podcast
Ecco, io spero di avervi reso uno spaccato di questa umanità variopinta in marcia. Studi psicologici hanno mostrato che camminare verso una direzione comune, guardare lo stesso orizzonte, circondati da elementi naturali, predispone il nostro animo alla trattativa, alla pace, molto più che parlarsi uno di fronte all’altro, che invece predispone al conflitto. Per questo Carter portava Sadat e Begin a camminare nei boschi di Camp David. Per questo queste centinaia di persone si sono messe in cammino. Difficile dire se questa iniziativa porterà a degli effetti tangibili e immediati. Forse no, forse non subito. Ma a volte dai piccoli semi che si piantano nascono i fiori più inaspettati.
Segnala una notizia
Segnalaci una notizia interessante per Io non mi rassegno.
Valuteremo il suo inserimento all'interno di un prossimo episodio.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi