14 Dic 2021

L’esplosione della palazzina a Ravanusa e il ruolo dell’informazione – #428

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L’esplosione di una serie di palazzine in Sicilia, a Ravanusa, le cui cause sono incerte, tiene ancora banco sui media, in alcuni casi con punte di morbosità disturbante. Ne approfittiamo per riflettere sul ruolo del giornalismo nelle tragedie. Intanto gli stati centrali degli Usa vengono stravolti da una serie di tifoni senza precedenti. Parliamo anche delle tempistiche dettate dal governo sull’abbandono delle auto a combustione interna e della legge sul suicidio assistito in discussione alla Camera.

Ravanusa, esplode la palazzina

Tiene banco, ancora, sui media, l’esplosione delle palazzine a Ravanusa, in provincia di Agrigento, che ha causato fin qui almeno 7 morti, con due persone rimaste disperse e 100 sfollati. La sera dell’11 dicembre c’è stata una enorme esplosione in cui quattro edifici hanno ceduto, tre sono stati sventrati in un’area di 10mila metri quadrati.

C’è in corso un’indagine della procura di Agrigento per capire da cosa è dipesa l’esplosione. Al momento l’ipotesi privilegiata è che sia stata causata da un accumulo di gas sotterraneo, forse causato da una frana che ha prodotto una sorta di caverna sotterranea. Resta in piedi anche l’ipotesi di perdite di gas dell’impianto cittadino di distribuzione del metano, che è molto vecchio, ma pare sia stato sottoposto a un controllo di recente, dal quale non erano risultati problemi. 

In attesa di conoscere le cause dell’esplosione, mi sorprende sempre come la stampa si affanni a cercare e raccontare le storie più drammatiche, all’interno di questa vicenda già di per sé drammatica, dalla mamma in dolce attesa, al figlio salito a salutare i genitori, andando a riportare dettagli intimi e privati di persone che non ci sono più, che vanno ben al di là della cronaca. 

Credo che si vada a solleticare quella parte di noi che prova piacere nelle disgrazie altrui. La stessa di cui parla Lucrezio quando descrive il piacere segreto che prova il naufrago sfuggito al mare in tempesta nell’osservare una nave che ancora si agita fra le onde. Lo so, non dico niente di originale, ma abbiamo una grande responsabilità come giornalisti, e nel decidere cosa raccontare – e ancora di più come raccontarlo – non possiamo ragionare solo con i numeri, con cosa fa più click, visualizzazioni, ascolti. Abbiamo, credo, la possibilità e il dovere di scegliere quali aspetti del nostro pubblico vogliamo stimolare, se quelli più consapevoli o quelli più istintivi e di pancia. 

30 Tornadi negli Stati Uniti

Nel frattempo gli stati centrali degli Usa sono stati sventrati non da un’esplosione ma da una serie impressionante di tornado, che hanno causato 94 vittime accertate, ma potrebbero essere ben più di cento. La maggior parte delle vittime, 80, vivevano nel Kentucky, lo stato di gran lunga più colpito, mentre le altre tra Illinois, Tennessee, Arkansas e Missouri. Una parte della cittadina di Mayfield, nel Kentucky, è stata completamente rasa al suolo. 

La serie di tornado è stata definita dai media locali come la più devastante della storia americana, e la responsabile dell’Agenzia federale per la gestione delle emergenze, Deanne Criswell, ha affermato che “la moltiplicazione degli eventi meteorologici estremi negli Stati Uniti è la nuova normalità”. Non è il massimo, questa nuova normalità climatica.

Verso la mobilità sostenibile?

Intanto il governo italiano rende note le tempistiche della transizione verso la mobilità sostenibile, mettendo delle date di scadenza alla possibilità di immatricolare nuove vetture con motore a combustione interna. 

Per quanto riguarda le automobili lo stop dovrebbe arrivare entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040. A stabilirlo è stato il Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, insieme con i ministri della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

Bene che sia arrivata la decisione, sulle tempistiche… poteva anche andare meglio. Perché nella proposta della Commissione Ue anche lo stop alla vendita di furgoni e di veicoli da trasporto commerciale leggeri a combustione interna è fissato al 2035. Con il pacchetto Fit for 55, infatti, che ha l’obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni del 55%, la Commissione Ue prevede che dal 2035 potranno essere immatricolati solo veicoli elettrici ricaricabili o alimentati a idrogeno. 

Comunque, visto che siamo in tema, faccio un piccolo ripassino della piramide della mobilità sostenibile, di quelle che non trovate su internet. Al primo posto, non avere una macchina e muoversi a piedi, in bici, col treno, coi mezzi pubblici. 

Al secondo posto, tenere la nostra vecchia macchina scassata il più a lungo possibile e usarla il meno possibile, anche se è a diesel, o a benzina. Perché la quantità di materie prime utilizzate e la CO2 emessa nel costruire una macchina superano i vantaggi di comprare un’auto elettrica. Quindi insomma, allungare il ciclo di vita del prodotto il più possibile. 

Terzo, quando la macchina non va proprio più, chiedersi: mi serve davvero una macchina? Posso farne a meno, magari usando anche servizi di car sharing elettrico? Se mi serve davvero, allora un’auto elettrica è sicuramente una soluzione moolto migliore rispetto a un’auto a combustione interna, così come a un’ibrida.  

Fine vita e suicidio assistito

Alla Camera dei Deputati è iniziata ieri la discussione generale sul testo della legge che vorrebbe introdurre in Italia il suicidio assistito. Ne parla il Post. Il suicidio assistito è quell’evenienza in cui il farmaco necessario a uccidersi viene assunto in modo autonomo dalla persona malata. Non è ancora eutanasia, perché ancora non si parla della possibilità che qualcun altro somministri il farmaco ad esempio a pazienti che non sono in grado di prenderlo autonomamente, ma è qualcosa che va in quella direzione.

Il testo, chiamato “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, servirebbe a regolamentare quanto previsto dalla Corte costituzionale con una sentenza del 2019 che stabiliva i di criteri che rendevano non punibile l’aiuto al suicidio. Ne abbiamo già parlato varie volte, ma giusto per fare un riassunto, i criteri sono: che il paziente sia «tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale», che sia «affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili» e che sia «pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».

Fra l’altro è interessante la riflessione che faceva a proposito di questo Marco Cappato giorni fa in un video, su quanto lo stato italiano non sia liberale da questo punto di vista. In uno stato liberale si può fare tutto ciò che non è espressamente vietato. Nel nostro paese non si può fare niente che non sia specificatamente normato. Aggiungo un pezzetto di riflessione, su quanto sia assurdo che abbiamo preso la parte peggiore del liberalismo, ovvero quel neoliberalismo economico in cui lo stato ha aperto le porte ai capitali finanziari come se nulla fosse, mentre non abbiamo preso niente delle politiche liberali sul tema dei diritti che invece il più delle volte sarebbero sacrosanti. 

Comunque, per tornare all’attualità, i tempi per l’approvazione potrebbero essere molto lunghi, anche perché non c’è un accordo sul testo all’interno della maggioranza. Inoltre, l’associazione Luca Coscioni – che per l’appunto è quella di Marco Cappato e che si occupa da molti anni del tema e che è promotrice di un referendum per legalizzare l’eutanasia attiva, che avviene quando il medico somministra direttamente il farmaco necessario a morire – ritiene il testo base insufficiente e ha proposto una serie di emendamenti. 

Cosa viene criticato? Innanzitutto secondo l’associazione il testo introduce una discriminazione tra malati perché esclude di fatto tutti quei malati che hanno diagnosi irreversibili e soffrono pene atroci ma non sono collegati a macchinari o non hanno ancora bisogno di trattamenti sanitari di sostegno vitale.

Esclude inoltre le persone che non hanno più un’autonomia fisica e che hanno perso qualsiasi possibilità di mobilità,e che quindi non sono in grado di autosomministrarsi il farmaco.

Inoltre l’iter per poter accedere al suicidio assistito comporta una serie di passaggi burocratici molto lunghi che allungano i tempi «per chi tempo non ne ha». Infine nel testo approvato è stata introdotta l’obiezione di coscienza attraverso un elenco di personale sanitario obiettore che potrebbe, come avviene per l’interruzione di gravidanza, rendere complicato e di fatto poco accessibile la procedura. 

Insomma sarà un iter lungo e complicato, probabilmente il testo non verrà votato prima di fine gennaio. Comunque ricordiamoci che c’è anche un referendum sul tema.

Fonti e articoli:

#esplosione #Ravanusa

GreenMe – Esplosione a Ravanusa, il tragico bilancio è di 7 morti e oltre 100 sfollati

#tornado #Usa
il Post – La grande devastazione provocata dai tornado in Kentucky
Quotidiano Nazionale – Ravanusa esplosione: morti salgono a 7. “Ipotesi accumulo gas sotterraneo”

#mobilità
GreenMe – Stop alle nuove auto a motore termico entro il 2035, ma per i furgoni si dovrà attendere il 2040

#suidicio assistito
il Post – La discussione alla Camera sul suicidio assistito

#Turchia #proteste
Euronews – Istanbul, in marcia contro la povertà e per gli aumenti salariali

#Serbia
Il Caffè Geopolitico – La Serbia tra nuovi scandali e vecchi fantasmi

#Libia
il Post – Le elezioni in Libia stanno per saltare

#guerra fredda
Internazionale – Un cavo sottomarino nel Pacifico al centro della nuova guerra fredda

#pesca
Euronews – Pesca post Brexit: la rabbia dei pescatori francesi rimasti fuori dall’accordo
#GreenMe – È ufficiale: dal 14 gennaio saranno vietati piatti, bicchieri e contenitori in plastica monouso

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