19 Set 2023

Migranti, sbarchi raddoppiati da inizio anno, il governo vara la nuova stretta – #794

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Il governo vara l’ennesima “stretta sui migranti, in risposta all’aumento degli sbarchi e di fronte alla chiusura da parte di molti paesi europei. Ma sono misure efficaci? Parliamo anche delle modifiche al codice della strada e di Javier Milei, un argentino chiamato el loco, che si definisce anarco-capitalista, ha fatto clonare i suoi cani e promette di fare a pezzi con la motosega politici e banchieri. Ed è il favorito per diventare presidente.

Si è tornati da un po’ di giorni a parlare di migranti, un tema politicamente sempre caldo ma che negli ultimi giorni è stato più caldo del solito. Provo a raccontarvi passo passo perché si sta parlando molto di migranti.

A metà settembre il ministero dell’Interno ha diffuso i dati sugli sbarchi ed è emerso che dal 1° gennaio 2023 al 14 settembre sono sbarcati in Italia 125.928 migranti. Erano stati 66.164 nello stesso intervallo di tempo del 2022. Numeri alla mano, gli arrivi sono quasi raddoppiati. 

In particolare, come riporta un articolo di Today, “Soprattutto fra il 13 e il 15 settembre sono stati pressoché costanti. Non allo stesso ritmo è stato possibile procedere con i trasferimenti. La conseguenza? L’isola è diventata una polveriera. Troppe presenze, nettamente superiori alla capacità di accoglienza. Ci sono stati anche momenti di tensione davanti all’hotspot e al porto, con l’intervento delle forze dell’ordine per evitare il caos. Il sindaco è stato netto: “Siamo allo stremo””. Vari articoli definiscono il sistema di accoglienza a lampedusa al collasso, con condizioni drammatiche per i migranti e un crescente malcontento fra i residenti.

Ovviamente tutto ciò sta imbarazzato e non poco il governo, che ha fatto della lotta all’immigrazione irregolare uno dei suoi cavalli di battaglia e che ha visto l’efficacia delle sue politiche, in primis il decreto Cutro (o anti-scafisti) di qualche mese fa, smentito dalla realtà, così come l’accordo con la Tunisia. 

Sul discorso della Tunisia forse vale la pena fare una parentesi. Se vi ricordate, a luglio la nostra PdC Giorgia Meloni era volata a Tunisi assieme a Ursula Von Der Leyen e il premier olandese Mark Rutte per fare un accordo sui migranti con il governo tunisino, accordo in cui a fronte di aiuti e finanziamenti vari il governo di Tunisi si impegnava (non si sa bene con quali metodi visto che è guidato da un leader di estrema destra xenofobo) a fermare il più possibile le partenze verso l’Europa. 

E allora come è possibile che la rotta tunisina sia diventata quella più battuta? Ci sono varie ipotesi a cui stanno lavorando i servizi. In generale l’instabilità di Libia e Tunisia, alle prese con una forte migrazione dall’Africa subsahariana, incentiva l’esodo di migliaia di persone che raggiungono le coste e sono pronte a tutto per scappare. C’è anche sul piatto l’ipotesi che questo sia uno dei frutti desiderati della strategia russa di fomentare l’instabilità politica nell’Africa subsahariana. 

Venendo agli aspetti pratici, c’è l’ipotesi . riporta ancora Today – di navi-madri che lanciano contemporaneamente decine di imbarcazioni a poche miglia da Lampedusa sfuggendo alla guardia costiera tunisina. Su questa teoria lavora l’intelligence italiana e l’esecutivo attende un resoconto per potere elaborare una strategia operativa.  

In tutto ciò, adesso c’è un ulteriore elemento che potrebbe mettere a rischio l’esistenza stessa del memorandum Ue-Tunisi. Alcuni componenti della commissione Affari esteri (tre francesi e due tedeschi) avrebbero dovuto andare a Tunisi per avere un confronto e dialogo con le organizzazioni della società civile, i sindacati, i leader dell’opposizione e i rappresentanti delle fondazioni politiche, per assicurarsi, diciamo, che siano trattati bene dal governo con cui l’Ue si sta legando a doppio filo proprio per la questione migranti. Ecco, pochi giorni fa, all’ultimo secondo, il governo tunisino ha vietato loro l’ingresso nel Paese, annullando i permessi accordati. 

Quindi adesso in molti stanno chiedendo un annullamento immediato del memorandum in Europa.

Comunque, chiusa parentesi Tunisia, possiamo dire che al netto di quali siano le cause le politiche del governo non stanno portando i risultati sperati. E il governo vuole correre ai ripari, perché sa che su quella partita si gioca buona parte della sua popolarità. Negli ultimi giorni ci sono stati prima una serie di colloqui con la Commissione europea per capire se c’era margine per una soluzione comune.

Domenica Meloni e Von Der leyen hanno visitato assieme Lampedusa e al termine della visita hanno tenuto una conferenza stampa congiunta, durante la quale la presidente della Commissione Europea ha proposto un piano in dieci punti per una migliore gestione dei migranti che arrivano sull’isola.

Il piano però, come scrive il Post, “non contiene nulla di nuovo, ma quasi soltanto promesse e impegni per una maggiore cooperazione fra le autorità italiane ed europee. Il quinto punto del piano, poi, è sembrata la risposta a una precisa richiesta di questi giorni del governo italiano, cioè quella di una missione dell’Unione Europea per fermare le imbarcazioni di migranti che partono dalla Tunisia alla Libia. L’hanno richiesta in diverse forme sia Meloni sia i vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini. 

Misure che però sarebbero irrealizzabili in quanto contrarie al diritto europeo e italiano in termini di diritti umani, dato che per legge chiunque entra in territorio italiano ha diritto a chiedere asilo senza venire respinto. Tant’è che su questo punto von der Leyen ha usato termini assai vaghi. Ha detto: «Sostengo la possibilità di esplorare le opzioni per espandere le missioni navali europee nel Mediterraneo o per lavorare a nuove missioni», specificando che si tratta di missioni di «sorveglianza»: quindi non a navi europee che dovrebbero fermare con la forza le imbarcazioni di migranti.

Un’ulteriore mazzata ai piani del governo l’ha data ieri mattina il ministro dell’interno francese, Gérald Darmanin, che intervistato da CNews ha detto, tra le altre cose, che la Francia non intende accogliere sul proprio territorio una parte di queste persone, ovvero coloro che non hanno lo status di rifugiati.

Secondo la Convenzione di Ginevra, firmata nel 1951 (in un mondo completamente diverso dall’attuale) e ratificata da 145 stati membri dell’ONU un rifugiato è una persona che ha lasciato il suo paese di origine e non vuole tornarci perché teme di «essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche». Secondo Darmanin la gran parte dei migranti che arrivano in Europa non sarebbe perseguitata, e quindi non avrebbe diritto a ricevere asilo. E quindi quello che dice è, rispedite immediatamente a casa tutti coloro che non hanno diritto di entrare in Ue, e poi gli altri ce li dividiamo. 

Un atteggiamento legalmente ineccepibile, ma diciamo poco solidale. ma che fa emergere ancora una volta la fragilità del trattato di Ginevra, che ad esempio esclude tutta la branca dei rifugiati climatici. 

Comunque, in attesa di trovare potenziali alleati, il governo ha approvato in CdM una nuova stretta sulla gestione dei flussi di immigrazione, che prevede – questo l’aspetto pi

 sottolineato dai giornali – che chi entra illegalmente in Italia potrà essere trattenuto nei centri di accoglienza fino a 18 mesi prima del rimpatrio: si partirà con 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12. Contestualmente partirà la realizzazione di nuovi centri per il rimpatrio, affidati al ministero della Difesa: dovranno essere, secondo quanto si apprende, “in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili” e, affermano dal governo “non si creerà ulteriore disagio e insicurezza nelle città”. 

Ora, questo è quanto, più o meno. Vi ho riportato tante notizie quindi non posso che fare un commento generale, una riflessione ombrello. Vi dico la mia, poi ditemi la vostra nei commenti. Io credo che sui migranti si adotti da sempre un approccio molto ideologico e poco pragmatico, sia a destra che a sinistra, che non contribuisce a risolvere il problema. 

Se osserviamo i dati, tutto ci dice che i flussi migratori tenderanno ad aumentare con l’aumentare dell’instabilità climatica, che probabilmente si porterà dietro anche quella politica (della serie, se in una zona manca il cibo, le guerre diventano più probabili). Abbiamo due strade per far fronte a questa situazione. Una è letteralmente costruire un’Europa fortificata, armata, che ne blocca l’ingresso direttamente o indirettamente, attraverso accordi con governi che sull’altra sponda del Mediterraneo non si fanno molti scrupoli a usare il pugno duro e lasciar morire le persone (che è anche meglio perché lascia tranquille le nostre coscienze).

Questa prima opzione ha due criticità. la prima è che regge fino a un certo punto, perché superato un certo livello di sofferenza generalizzata, non c’è accordo che tenga. Quando cede un argine, cede di colpo. La seconda criticità è che non è carino lasciar crepare le persone impedendogli di spostarsi.

La seconda opzione è invece prendere atto di questo fenomeno e lavorare sul costruire dei flussi regolari e regolamentati, rinforzare i corridoi umanitari, rafforzare i network di collaborazione e solidarietà fra paesi europei, insomma provare a gestire nel miglior modo possibile questa situazione. Prendendo spunto dagli esempi virtuosi di integrazione che esistono anche in Italia. 

Ecco.

Dal governo arriva anche un’altra novità, ovvero il nuovo codice della strada. Il pacchetto di modifiche ha ieri un nuovo via libera dal Consiglio dei ministri che in realtà lo aveva già approvato a giugno. Ma le misure erano poi passate al vaglio della Conferenza unificata che ha proposto una serie di modifiche. Ora manca il passaggio parlamentare, con il decreto che approderà in aula a ottobre.

Anche qui, ma lo avevamo già detto a giugno, vince la linea dura voluta da Salvini per “fermare le stragi del sabato sera”, con molte sanzioni e poco o nulla a livello di prevenzione. L’unico aspetto, diciamo, costruttivo, è il previsto aumento delle piste ciclabili. 

Il resto del ddl tocca tutti aspetti, diciamo, ampiamente condivisibili, come elementoi su cui intervenire, tipo i cellulari alla guida, la guida sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti, l’eccesso di velocità e così via. Solo, lo fa insistendo sull’aumento delle sanzioni e delle pene, che anche qui, a livello pragmatico, è una modalità che raramente ha dato risultati concreti, perché si limita a proibire i sintomi di un problema senza andare alle cause. Che è più difficile ovviamente, e non sempre possibile, ma anche più efficace. 

Ad esempio, ne sparo una: il guardare compulsivamente il telefono e mandare messaggi mentre si guida ha un nome: dipendenza da smartphone. Una dipendenza di cui molti di noi soffrono, in misure diverse, e che ha un sacco di ripercussioni negative, limita lo sviluppo cognitivo nei più giovani, causa incidenti, aumenta i disturbi dell’attenzione e così via. Oltre a proibire l’uso degli smartphone alla guida, limitarlo a scuola e così via, forse sarebbe il caso di affrontare alla radice il problema con delle iniziative per contrastare la dipendenza e favorire un utilizzo consapevole.

Certo, ci vuole la volontà di cambiare le cose per davvero, mentre spesso la politica si limita a far vedere che si fa qualcosa, senza fare davvero qualcosa.

Chiudiamo con una notizia sempre di politica, ma di politica di un altro paese. Anche se molto italiano, almeno per origine dei suoi abitanti. Sto parlando dell’Argentina, dove il favorito per le prossime elezioni presidenziali del 22 ottobre è un personaggio, diciamo, sopra le righe.

Si definisce un anarco capitalista e sembra riassumere il meglio del peggio dell’ultradestra (o altright) mondiale. Più liberista di Bolsonaro, più matto di Trump. Dalla vita solitaria e l’infanzia tragica. Si chiama Javier Milei ma tutti fin dall’infanzia lo conoscono come “El loco”, il pazzo.

Vi leggo come lo descrive un articolo di Repubblica: “Il 22 ottobre è il compleanno di Javier Milei. In quel giorno in Argentina si celebra il primo turno di un’elezione storica che lo vede protagonista. Il “22” è il numero del “loco”, il pazzo. “Loco” è l’aggettivo che perseguita questo candidato di 52 anni che ha ribaltato la scena politica del paese sudamericano. “Loco” è l’insulto, spietato, senza amore, che suo padre gli urlava da bambino quando lo picchiava. Il 22 di ottobre, se si crede nella cabala non c’è alternativa a che si compia la rivincita di Javier Milei, l’anarco-capitalista dagli occhi di ghiaccio. E se la profezia è perfetta, il 10 dicembre sarà presidente.

Javier Milei è il leader del partito politico di ultra-destra La Libertad avanza e lo scorso 13 di Agosto ha superato ogni pronostico e si è imposto alle primarie. Lo ha fatto con un discorso di antipolitica, che promette di mettere fine alla “casta” e ridurre l’inflazione che ad agosto ha toccato il 124% con tagli alla spesa pubblica. Vuole privatizzare Istruzione e Sanità e dollarizzare l’economia. Promette di ridurre il corposo apparato ministeriale a otto portafogli. Lo ha fatto armato, letteralmente, di una motosega. Urlando «bruciamo la banca centrale!». Sbattendo i pugni sul tavolo. Attaccando tutti, dal Papa in giù.

Leggo più avanti: “È l’alt-right incarnata in America Latina, che senza proporre nulla di nuovo ha fatto irruzione sulla scena come la novità assoluta. Contrario all’aborto, in un paese che ha vissuto una storica battaglia per legalizzarlo, è invece favorevole alla liberalizzazione del mercato degli organi”.

L’articolo descrive poi la sua infanzia tragica, con il padre, un noto imprenditore, che lo picchiava e lo umiliava sotto lo sguardo inerme della madre. Con entrambi, da anni, ha tagliato tutti i rapporti: «No existen», dice. Ha compensato il vuoto stringendo una forte relazione con Karina, la sorella diventata una dei suoi consiglieri nell’avventura elettorale. Se viene eletto, assicura, «sarà lei la first lady». 

È stato consigliere di vari politici, mentre «negli anni 90 ha lavorato con il genocida Antonio Domingo Bussi, ex generale della dittatura, condannato per crimini contro l’umanità e tra le sue frequentazioni figurano storici e intellettuali di aperte simpatie naziste.

Dall’articolo poi emergono altri aspetti personali, che questa volta vi riporto perché sono interessanti nel dipingere la psicologia del personaggio. Ad esempio, ha scelto di fare politca dopo la morte del suo primo cane a cui era particolarmente legato. Conan (ispirato a Conan il barbaro) morto dal 2017. Secondo quanto riporta il suo biografo non autorizzato, per moltissimi anni ha passato Natale brindando champagne da solo con Conan. Dopo la morte del cane ha vissuto una profonda crisi che lo ha portato a parlare con una medium per mettersi in contatto con lui». E au certo punto in questo percorspo medianico gli sarebbe apparso Dio che gli avrebbe assegnato una missione: guidare l’Argentina.  

Nel frattempo Conan lo ha fatto clonare in Usa in quattro nuovi cani, a cui ha dato i nomi di Milton, Murray, Robert e Lucas, in onore degli economisti Murray Rothbard, Milton Friedman e Robert Lucas.

Ora, alla luce di ciò direi che è evidente che stiamo parlando di una persona con più di qualche problema. Non vi ho raccontato le vicende personali per dileggiare questa persona. Credo che il dolore meriti sempre rispetto ed empatia. Il problema non è tanto che esista un Javier Milei. Il problema è se una persona come questa diventa la più votata dai suoi conterranei per diventare presidente della nazione.

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