14 Apr 2023

Le (pessime) nomine ai vertici di Eni ed Enel e il ritorno di Cingolani – #710

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Il governo ha nominato i nuovi vertici delle grandi aziende statali come Enel, Eni, Leonardo. Vediamo chi sono i soggetti scelti per guidarle e cosa ci dice questa scelta sul futuro prossimo di queste aziende e del nostro paese. Parliamo anche della fine del Terzo Polo con il litigio Renzi-Calenda, dell’arresto del leaker del pentagono, il ragazzo che avrebbe diffuso i documenti segreti, e degli ultimi tre reattori nucleari tedeschi che si spegneranno domani.

L’altroieri in tarda serata sono arrivate le nomine del governo per i ruoli dirigenziali delle aziende pubbliche Eni, Enel, Leonardo e Poste. In pratica, visto che queste aziende chiave sono a maggioranza pubblica, vuol dire che lo stato, in qualche forma, è l’azionista di maggioranza, è il ministro dell’Economia e delle finanze, su proposta del governo, a nominare i ruoli dirigenziali (ovvero Ad e presidente) di queste aziende. 

Sembra una roba burocratica e di poco conto ma in realtà sono nomine importanti, perché sono aziende chiave per il futuro economico ma anche ecologico del nostro Paese e quindi la persona scelta, il suo curriculum, il suo “mandato” ci dice qualcosa sulla direzione che il nostro paese vuole intraprendere per il prossimo futuro.

In questo caso pare che la scelta sia stata particolarmente sofferta, con trattative estenuanti tra le forze politiche di maggioranza. Alla fine, come riporta il Fatto Quotidiano, ha vinto la linea dettata dall’asse Lega-FI, mentre sono rimaste nel cassetto le nomine volute da FdI. 

Ma quindi vediamo chi sono queste persone nominate dal Mef. Partiamo con un grande ritorno su questi schermi, il personaggio forse più presente su questo Format, il fu Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Scrive a proposito su GreenReport il direttore Luca Aterini: “dopo aver incassato la profonda insoddisfazione verso il suo operato di tutte le principali associazioni ambientaliste italiane, Cingolani è stato premiato col ruolo di amministratore delegato di Leonardo (partecipata dal Mef col 30,2% del capitale). Almeno in questa posizione avrà poco a che fare con la transizione ecologica del Paese”. Leonardo si occupa di aerospazio, difesa, sicurezza. Quindi in altre parole produce armi (pare anche nucleari), aerei civili e militari e cose di questo genere. Sempre dentro Leonardo, la Presidenza va all’ambasciatore Stefano Pontecorvo.

A preoccupare di più però sono le scelte arrivate per i cda di Enel ed Eni , i due giganti dell’energia nazionale. Alla guida di Eni è stato infatti riconfermato per il quarto mandato, col ruolo di amministratore delegato, Claudio Descalzi. Una scelta di continuità con i governi precedenti, laddove invece sarebbe più importante dare discontinuità. Perché ad oggi Eni, con le sue attività, scrive ancora Aterini “emette da sola più gas serra di quanto faccia l’intero Paese. Nonostante ciò il Cane a sei zampe si è impegnato in un percorso di decarbonizzazione formalmente ambizioso, puntando allo zero netto al 2050, ma nel frattempo continua ad espandere i propri programmi di estrazione dei combustibili fossili e a individuare nuovi giacimenti: una «contraddizione che non funziona» comune nelle major fossili, come sottolineato da ultimo nei giorni scorsi dal direttore esecutivo dell’International energy agency (Iea), Fatih Birol”.

Ecco come commenta la scelta GreenPeace Italia: «Cambiano le maggioranze, ma non la sostanza: a decidere la politica energetica del Paese è sempre Eni. Ed è una politica fossile. Nei suoi ultimi nove anni al vertice di Eni, Descalzi ha difeso i combustibili fossili e investito solo briciole nella transizione energetica verso le rinnovabili. Lo certifica anche l’ultimo piano triennale dell’azienda: solo il 25% degli investimenti futuri andrà in attività a bassa emissione di carbonio. Il Descalzi quater è dunque un affronto nei confronti della salvaguardia del clima e della tutela delle persone e del Pianeta». Accanto a Descalzi viene nominato Giuseppe Zafarana come Presidente, che è l’attuale Comandante generale della Guardia di Finanza.

Per quanto riguarda Enel invece il governo sceglie Flavio Cattaneo come AD e Paolo Scaroni come presidente. Di Cattaneo non conosco le posizioni sul clima e la transizione energetica. Mi limito a riportarvi qualcosa su di lui: è stato (forse lo è ancora) nel consiglio d’amministrazione di Generali, è stato consigliere di Cementir e presidente della Domus Italia, società immobiliare del gruppo Caltagirone. È stato amministratore delegato di Telecom, amministratore delegato di Italo e attualmente è vice presidnete di Italo.

Paolo Scaroni invece è stato già in passato ad di Enel e di Eni, e attualmente è presidente del Milan e e vicepresidente di Rothschild. È uno dei principali sostenitori dei combustibili fossili, attingendo a piene mani proprio da quelli russi. Negli ultimi anni Enel, molto più di Eni, è riuscita a intraprendere una via almeno parzialmente diversa (pur con tutte le contraddizioni tipiche di una grande azienda) limitando gli investimenti nel fossile e aumentando la produzione rinnovabile.

Un progresso che, scrive ancora GR, “fosse stato per Scaroni, di certo non sarebbe avvenuto. Nel 2013 riteneva le rinnovabili «vecchie, costose e inefficienti», tanto da chiedersi: «Abbiamo investito in modo dissennato nelle energie rinnovabili, eravamo ubriachi?». Bene così.

Leggo poi dal FQ che “A quanto si apprende da fonti di governo, inoltre, alla guida di Terna – società operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica – dovrebbe andare Giuseppina Di Foggia, ad di Nokia Italia e soprattutto amica di Arianna Meloni, sorella della premier. La presidenza è destinata a Igor De Blasio, uomo della Lega e attuale consigliere d’amministrazione della Rai. L’attuale ad Donnarumma, invece, è destinato alla guida di Cdp Venture Capital, controllata di Cassa depositi e prestiti.

Devo dire che quest’ultima nomina è quella che mi dispiace di più perché l’attuale Presidente di Terna, Valentina Bosetti, è una ricercatrice bravissima che assieme all’Ad Donnarumma ha trasformato la società in una eccellenza mondiale sian nell’efficienza che nel campo della transizione energetica. Peccato.  

Altri aspetti che noto oltre a quelli già commentati fin qui:

  • Sono praticamente tutti uomini
  • Mi sembra una specie di gioco delle tre carte, in cui sposti sempre gli stessi personaggi, per anni e anni, decenni, da un’azienda a un’altra, e poi di nuovo alla precedente. Cambiano i governi, cambia il mondo, ma loro non cambiano. E quindi è anche difficile che cambi la politica industriale del nostro paese.

Una delle notizie che stanno rimbalzando di più sui giornali in questi giorni riguardano la probabile fine del Terzo Polo, o perlomeno del partito unico Azione-IV. Da mesi Renzi e Calenda non sembrano andare particolarmente d’accordo. 

Ora, non vi sto qui a raccontare nel dettaglio tutti i motivi dei vari battibecchi fra i due, perché non li conosco, non li ho seguiti, non li ho capiti, non mi interessano più di tanto. Diciamo che possiamo escludere che si tratti di una diversità di visione politica, perché questo lascerebbe presupporre che ci sia una visione politica. 

Comunque, arrivando alle notizie proprio di ieri, è successo che il quotidiano la Stampa ha pubblicato un’intervista a Renzi dal titolo “Terzo Polo al capolinea, volano gli stracci. Renzi: Calenda è pazzo, ha sbagliato pillole”. Al che Calenda ha replicato dicendo che non vuole più avere niente a che spartire con Renzi. 

Se ho ben capito, secondo Calenda Renzi voleva sì fondare il nuovo partito, ma tenere in vita anche Italia Viva, almeno fino alla fine del 2024, e continuare a tenere i piedi in due staffe, continuare a prendere i soldi da IV e così via, mentre Calenda sarebbe stato disposto a chiudere da subito Azione e farlo confluire nel nuovo soggetto politico. Secondo Renzi invece sarebbe stato Calenda a farsi indietro. E Renzi – anzi per la precisione l’ufficio stampa di IV – smentisce anche le dichiarazioni riportate dalla Stampa dicendo che quelle cose non le ha mai dette, forse sono stati dei suoi amici. 

Non ho capito questa cosa degli amici, sinceramente, sembra una scusa un po’ da scuola superiore, tipo il cane che mangia i compiti, ma al netto di questo bisogna dire che spesso i giornali (i titolisti dei giornali, per la precisione) hanno il brutto vizio di attribuire dei virgolettati agli intervistati che gli intervistati non hanno mai detto, ma che a detta loro ne racchiudono il succo del pensiero. Solo che un virgolettato ha un significato preciso nel giornalismo, significa che quella persona ha detto esattamente quella cosa lì.

Comunque, il succo del discorso, senza virgolettare niente, è che il partito unico di centro e l’idea stessa di Terzo Polo – se mai è esistita – sembra essere ormai naufragata. E devo dire che per la prima volta, lo scioglimento di un polo è una notizia positiva per il genere umano. 

Torniamo a parlare della vicenda dei documenti segreti del Pentagono pubblicati da qualcuno su Discord. Se non sapete di cosa sto parlando andatevi a recuperare la puntata di martedì. Ecco, mentre continuano a uscire nuove indiscrezioni contenute nei documenti e il governo italiano inizia a temere che a un certo punto si parli anche del nostro Paese, sembrerebbe essere stato identificato e arrestato l’uomo responsabile della fuga di notizie.

Si chiama Jack Teixeira e farebbe parte dell’ala dell’intelligence della Massachusetts Air National Guard. Così lo descrive Julian Borger sul Guardian: “è un giovane razzista appassionato di armi che lavorava in una base militare e che cercava di impressionare una ventina di membri di un gruppo di chat su Internet”.

Questa definizione deriva in realtà da una serie di materiali sul ragazzo diffusi dal Washington Post, che ha intervistato un adolescente membro del gruppo il quale ha descritto il presunto colpevole e ha condiviso fotografie e video. Fra questi c’è un video realizzato in un poligono di tiro in cui il giovane uomo urla una serie di insulti razziali e antisemiti alla telecamera, poi spara diversi colpi a un bersaglio.

Secondo l’intervistato, Teixeira “ha una visione oscura del governo”, che dipinge come una forza repressiva, in particolare delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence. Inveiva contro “la prevaricazione del governo”.

Torno ancora sul Guardian per leggervi un altro passaggio dell’articolo: “Ci sono sempre più prove che la fuga di notizie non sia stata un’operazione di intelligence da parte di un attore statale volta a screditare gli Stati Uniti, ma più probabilmente la conseguenza di una politica del Pentagono che concede autorizzazioni di sicurezza top-secret a un numero enorme di membri del servizio, civili e appaltatori. Il numero di dipendenti e appaltatori dell’intero governo statunitense con autorizzazione top secret è di circa 1,25 milioni.

Insomma, se sul fronte della persecuzione e repressione di chi osa divulgare i segreti di Stato gli Usa sembrano abbastanza preparati (vedi il caso Assange, di cui parleremo nella prossima puntata di INMR+ che esce domani), su quello della prevenzione molto meno.

E se nel caso di Assange, Manning e Snowden a infrangere le regole di sicurezza degli 007 americani erano state persone che lo facevano ispirandosi ai valori dell’informazione libera, della democrazia, del diritto delle persone ad essere informate, in questo caso – e forse è un’ulteriore beffa – il colpevole sembrerebbe essere un ragazzo giovane e abbastanza esalato, che probabilmente voleva farsi bello nel gruppetto online che frequentava.

Domani la Germania spegnerà le sue ultime tre centrali nucleari ancora attive, coronando il piano del governo di dire addio all’enmergia prodotta dalla fissione nucleare all’interno del piano di transizione energetica.

Scrive Germana Carillo su GreenMe: “Tra poche ore la Germania staccherà la spina ai suoi ultimi tre reattori: la sua è, finalmente, una scommessa di una transizione verde senza energia nucleare e la conclusione netta di un’epoca iniziata sessant’anni fa con il piccolo impianto di Kahl.

Dal 15 aprile, sulle rive del fiume Neckar, non lontano da Stoccarda, il vapore bianco che fuoriesce dalla centrale del Baden-Württemberg sarà presto un ricordo. Lo stesso varrà più a est per il complesso bavarese Isar 2 e per il complesso Emsland, all’altra estremità del Paese, non lontano dal confine olandese (tutti e tre costituiscono attualmente circa il 6% del mix energetico totale del paese, ovvero circa 4.055 megawatt di capacità).

È dunque un fatto: mentre molti Paesi occidentali continuano a dipendere dall’energia nucleare, la più grande economia europea sta voltando pagina. Un processo lento e lungo, che ebbe inizio nel 2011 e dopo il disastro di Fukushima, quando il Governo tedesco avanzò la proposta di abbandonare per sempre l’energia atomica. L’anno fissato per l’addio al nucleare era il 2022, con un preciso programma di step che prevedeva la chiusura progressiva di ciascuno dei reattori in attività!.

L’invasione russa dell’Ucraina però ha rimesso tutto in discussione. Privata del gas russo, il cui flusso è stato sostanzialmente interrotto da Mosca, anche la Germania si è trovata esposta agli scenari peggiori possibili, dal rischio della chiusura delle sue fabbriche al rischio di restare senza riscaldamento in pieno inverno. Così, a pochi mesi dalla scadenza iniziale per la chiusura degli ultimi tre reattori, che era prevista per il 31 dicembre scorso, il governo ha deciso di prolungare di qualche mese la data, fissandola al 15 aprile.

Che succede adesso? Nel breve periodo ovviamente questa mossa può risultare controproducente, perché rende la Germania più dipendente dalle finti fossili. Ma la cosa interessante è che il governo sembra voler approfittare di questa occasione per dare lo slancio definitivo alle fonti rinnovabili. Per compensare l’energia nucleare e raggiungere gli obiettivi climatici, ha detto il cancelliere Olaf Scholz, la Germania deve installare “da quattro a cinque turbine eoliche ogni giorno” nei prossimi anni.

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