4 Set 2023

Verso la verità sulla strage di Ustica? – #783

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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In un’intervista a Repubblica l’ex Presidente del consiglio Giuliano Amato ha fatto delle rivelazioni scottanti sulla strage di Ustica, che sembrano confermare la responsabilità francese e della Nato dietro al disastro aereo di oltre 40 anni fa. Parliamo anche delle novità sul tragico incidente ferroviario di Brandizzo, del nuovo sito del Pentagono dedicato agli Ufo e del crollo della produzione di elettricità da fonti fossili in Europa.

Sono passate poche settimane dalla morte di Andrea Purgatori, il giornalista che più di ogni altro aveva cercato di far luce sulla strage di Ustica, che sabato l’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato ha rilasciato a Repubblica un’intervista incredibile, in cui fa una serie di rivelazioni proprio sulla strage di Ustica che se fossero confermate porterebbero finalmente chiarezza, dopo anni di incertezza e ipotesi sui fatti di quel 27 giugno 1980. 

Vi ricapitolo brevemente i fatti. La strage di Ustica è stata un incidente aereo avvenuto appunto il 27 giugno 1980 in cui un aereo di linea italiano, modello Douglas DC-9-15 (lo specifico perché lo sentirete nominare spesso come DC-9) con 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio a bordo precipitò nel tratto di mare compreso fra l’Isola di Ponza e quella di Ustica. Morirono tutti e 81 i passeggeri. Ma da subito fu chiaro che c’era qualcosa di strano nella dinamica dell’incidente. 

E lo fu ancora di più quando furono analizzati  i dettagli di volo, recuperati i resti dell’aereo dal fondale marino e inoltre venne trovato un secondo aereo, un aereo militare MiG libico, precipitato sui monti della Sila lo stesso giorno. 

Negli anni, anche grazie alle indagini di Andrea Purgatori, l’ipotesi che si è fatta via via più strada riguarda un coinvolgimento internazionale, in particolare francese, libico e statunitense, con il DC-9 che si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo e sarebbe stato bersagliato per errore da un missile lanciato nello specifico da un caccia francese o NATO con l’intenzione di colpire il MiG delle forze aeree libiche.

Ecco, la versione di Amato, persona certamente informata sui fatti perché nei tempi in cui si indagava era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, rinforza questa ipotesi e fornisce tutta una serie di dettagli aggiuntivi. Fine della premessa, vediamo cosa ha detto Amato. 

Secondo la versione dell’ex premier intervistato da Simonetta Fiori per Repubblica, “La versione più credibile è quella della responsabilità dell’Aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno”.

“Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua Aviazione – prosegue Amato – e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.

Secondo Amato, Craxi aveva avuto una “soffiata” e aveva avvertito Gheddafi, che quindi non si trovava su quel volo: non voleva che venisse fuori questa verità perché sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e probabilmente di spionaggio.

Giuliano Amato racconta anche che quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel 1986, era stato investito della questione da Bettino Craxi, su sollecitazione del presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. A quel tempo generali volevano convincerlo della “tesi della bomba” esplosa dentro l’aeromobile, che sostituì quella del “cedimento strutturale” dell’aereo. Capì così che il segreto che volevano nascondere riguardava il coinvolgimento della Nato. 

Amato però non fu mai convinto della correttezza della tesi della bomba: le relazioni tecniche per prime la escludevano. Gli squarci suggerivano un impatto esterno con materiale esplosivo. E poi c’era la storia del corpo in avanzato stato di decomposizione dell’aviere libico, ritrovato sui monti della Sila tre settimane dopo la tragedia del Dc9. Il pilota del Mig si era probabilmente nascosto vicino al Dc9 per non essere colpito, poi aveva esaurito il carburante.

Quindi rese pubbliche le sue opinioni sulla strage di Ustica e questo lo portò all’incontro prima, e a una lunga collaborazione poi proprio con Andrea Purgatori.

Successivamente, da presidente del Consiglio, sollecitò i presidenti Bill Clinton e Jacques Chirac a fare luce sulla tragedia area: “Ne ebbi risposte gentilissime che mi rimettevano agli organi competenti. Ma più tardi non avrei saputo nulla. Silenzio totale”.

Adesso che all’Eliseo c’è Macron, un presidente giovane e anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, dice ancora l’ex presidente Amato, è più facile per l’Italia ottenere le scuse dalla Francia. Spiega infatti: “Può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime, in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”.

Dopo quarant’anni, conclude Amato, appare incomprensibile la scelta di continuare a occultare la verità, coprendo il delitto per “una ragion di Stato” o per “una ragion di Nato”: “Sono stati uccisi ottantuno innocenti passati lì per caso. E quindi resta un delitto gravissimo”.

Ovviamente queste dichiarazioni scottanti hanno sollevato un polverone. Il primo commento arriva dalla sede del ministero degli Esteri francese, che di fatto sceglie di mantenere la stessa linea di sempre, un’apertura alla collaborazione più formale che probabilmente sostanziale: “Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”. Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata fornita “soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà”.

Dal governo italiano arrivano le reazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che mandano due messaggi simili, il cui succo è: le parole di Amato sono esplosive, ma ha anche delle prove a sostegno di quello che dice? nel caso ce le fornisca e noi agiremo di conseguenza. 

Comunque, come dicevamo, e come leggo da un articolo su Rai News, la tesi oggi riproposta dall’ex presidente della Corte costituzionale non è nuova: già nel 2013 la sentenza della Cassazione aveva scritto nero su bianco che la tesi del missile all’origine dell’abbattimento del Dc9 Itavia “è abbondantemente e congruamente motivata”. In quella stessa sentenza, la Suprema Corte chiedeva che i parenti delle vittime fossero risarciti. Una “compensazione” tuttavia mai arrivata.

Vedremo se queste nuove rivelazioni faranno fare qualche passo in più non solo nella ricostruzione dei fatti, ma anche nelle ammissioni di responsabilità. Vediamo se finalmente le organizzazioni che hanno plausibilmente organizzato questa operazione andata male trasformatasi in tragedia (che comunque di base, era un’operazione per uccidere un capo di Stato e il suo entourage), Ovvero Nato e Stato francese, faranno dei passi di apertura verso una ricostruzione reale dell’accaduto.

Da una strage di oltre 40 anni fa a un fatto di cronaca di questi giorni, altrettanto tragico, che sta tenendo banco ancora sui giornali. Parlo dell’incidente ferroviario che i giornali stanno chiamando Strage di Brandizzo, di cui abbiamo parlato venerdì. In pratica un convoglio vuoto, che si stava spostando da una stazione ad un’altra, ha travolto alcuni operai che stavano lavorando alla manutenzione della linea ferroviaria, uccidendone 5. 

Ovviamente ci sono molte domande irrisolte e un’inchiesta avviata dalla polizia ferroviaria e dalla Guardia di finanza per capire cosa è andato storto e come è possibile che i lavori non fossero stati interrotti per via del passaggio del treno?

Resto su Repubblica, dove Elisa Sola racconta che ci sarebbero state “Tre telefonate in 26 minuti, con l’ordine di «non procedere con i lavori» ribadito in due conversazioni che si susseguono. E poi lo schianto in diretta telefonica. I rumori di sottofondo, durante la terza chiamata, che ricordano quelli di una bomba.

“Sono racchiusi in cinque registrazioni — scrive la giornalista — gli elementi di prova più importanti che la procura di Ivrea ha acquisito prima di consegnare, nelle scorse ore, gli avvisi di garanzia ai primi due indagati (Andrea Gibin, caposquadra di Si.gi.fer e Antonio Massa, tecnico di Rfi) della strage di Brandizzo. Rispondono entrambi, per la morte dei cinque operai avvenuta la notte del 30 agosto, di omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale”.

Secondo la squadra di investigatori si starebbe delineando in modo sempre più netto uno dei punti chiave dell’indagine: «Gli operai non dovevano stare su quel binario, a quell’ora». Non sarebbe esistita alcuna autorizzazione scritta per potere intervenire. Ma non solo. Dalle ultime telefonate registrate, emergerebbero dettagli più significativi. Massa, che aveva il ruolo di “scorta” (il tecnico di Rfi indagato) avrebbe autorizzato verbalmente il “via” alle operazioni sul binario senza avere ottenuto alcun via libera — nemmeno oralmente — dalla sala di controllo della stazione di Chivasso, dove la tecnica di Rfi per due volte, al telefono, gli aveva “vietato” di dare l’ok per iniziare i lavori.

Il quadro su cui la procura sta indagando, che ancora non è stato provato, è che potrebbe esserci una prassi non così infrequente di iniziare i lavori prima dell’autorizzazione, da parte di Sigifer e con l’accondiscendenza di Rfi, per evitare eventuali penali o per motivi ancora da chiarire. Anche qui, ci teniamo aggiornati. 

Tie break per abbonati e abbonate, o per persone che si accingono a farlo. Venerdì è uscita la nuova puntata di A tu per tu, il format condotto da Daniel Tarozzi in cui sono le stesse persone abbonate a scegliere l’argomento di ogni puntata.

Questa volta la scelta è ricaduta sul tema della spiritualità. Vi leggo come lo stesso Daniel ha descritto la puntata, che io stesso non vedo l’ora di ascoltare. 

“Si collezionano relazioni sentimentali, viaggi in posti esotici, esperienze estreme improbabili. E poi c’è chi colleziona corsi di crescita personale, consapevolezza, chakra, cristalli, tarocchi, ayahuasca e così via. 

Quello che ci muove verso questa ricerca è nobile: ci sentiamo insoddisfatti dal materialismo e dalla vita “ordinaria”, ci chiediamo “chi sono?”, “da dove vengo?” e “dove vado?” e quale possa essere il senso della nostra vita. 

Tutte queste “tensioni” vengono immediatamente colte e indirizzate dal sistema capitalista e consumistico, che riesce a trasformare ogni anelito in consumo, marketing, bisogni superficiali, dipendenze e meccanismi di potere, di controllo e di fragilità. 

Per capire come orientarsi in questo mare sconfinato Daniel Tarozzi si è confrontato in questa nuova puntata di A tu per tu con Giancarlo Tarozzi, Daniela Muggia e Gianluigi Gugliermetto. 

Tra un intervento e l’altro, Gaber ci ricorda che in fondo “vogliamo fare un’esperienza”.

Trovate il link sotto fonti e articoli.

Abbiamo di recente raccontato dell’incredibile audizione in una commissione della Camera Usa sugli Ufo, o Uap, in cui un ex funzionario affermava che il pentagono avesse un programma segreto di studio di veicoli alieni. 

La novità su questo fronte è che, come racconta Giovanni Esperti su Wired “Il 31 agosto il Pentagono ha aperto al pubblico un sito sugli Ufo in nome della “trasparenza nei confronti del popolo americano”. L’ufficio del dipartimento della Difesa statunitense che si occupa del progetto è chiamato Aaro, sigla che sta per All-domain Anomaly Resolution Office, ovvero Ufficio per la risoluzione delle anomalie in tutti i campi. 

Inaugurato poco più di un anno fa, l’ufficio Aaro ha lo scopo di raccogliere informazioni e identificare quegli oggetti che, in un primo momento, un’identità non ce l’hanno. Per adempiere al compito affidatogli da Washington, l’ufficio Aaro analizza gli “oggetti di interesse”, tra cui quelli non identificati, attraverso l’utilizzo di un “rigoroso quadro scientifico e un approccio basato sui dati”, si legge nel sito appena lanciato”.

Durante la conferenza stampa di presentazione del sito, il generale del Pentagono Pat Ryder ha spiegato che la pagina verrà utilizzata per pubblicare, previa autorizzazione, i risultati più recenti delle attività dell’Aaro.

Sulla home page del nuovo sito si promette inoltre che, a breve, gli attuali dipendenti o gli ex dipendenti del governo degli Stati Uniti potranno inviare rapporti e segnalazioni delle intercettazioni di oggetti non identificati. Una volta inviate le informazioni, sarà la Aaro a decidere se contattare nuovamente la persona che ha segnalato il caso per approfondire l’indagine. Lanciando il sito, il Pentagono si è poi impegnato a offrire in futuro a tutti i cittadini la possibilità di inviare segnalazioni e a rispondere pubblicamente alle domande che le persone vorranno porre sugli Ufo.

Quasi a voler già mettere le mani avanti rispetto a un possibile arrivo di grandi quantità di segnalazioni e domande, nella sezione faq del sito, l’ufficio spiega di non aver ancora riscontrato la presenza di tecnologie extraterrestri e, inoltre, fornisce una lista degli oggetti che, pur avendo una funzione ben nota, possono essere presi per “non identificati”, come i satelliti o i droni.

L’ufficio del Pentagono ha anche reso pubblici, sulla pagina appena lanciata, alcuni video di presunti avvistamenti di oggetti non identificati. Stando alle descrizioni fornite in didascalia alle immagini, gli avvistamenti sarebbero avvenuti negli Stati Uniti, in Asia e Medio Oriente, ma anche in luoghi che Washington preferisce non rivelare. La mission della Aaro, comunque, sarebbe quella di monitorare gli avvistamenti di oggetti potenzialmente minacciosi esclusivamente per la sicurezza nazionale statunitense.

Continua a non essermi chiara la strategia comunicativa del governo Usa e del Pentagono sugli Ufo, in generale mi pare che ci sia un’apertura sempre maggiore sul tema, che continueremo a seguire con molto interesse.

Ultima notizia del giorno, la prendo da Rinnovabili.it. Nella prima metà del 2023 abbiamo assistito ad un vero crollo della quota fossile nella produzione elettrica europea. Al punto che oggi gas e carbone coprono la quota più bassa mai registrata nel Vecchio Continente: appena un 33%. Di contro, l’eolico e il fotovoltaico hanno continuato a crescere guadagnando punti sul mix elettrico. In ripresa invece idroelettrico e nucleare (che nel 2022 avevano toccato i rispettivi minimi storici) sebbene le loro prospettive a lungo termine rimangano incerte. È in mega sintesi quanto riferisce il nuovo report di Ember Climate, think tank ambientale senza scopo di lucro. 

Più nel dettaglio il documento mostra come il crollo dell’energia elettrica fossile sia stato trainato dal carbone, che passata la fase critica invernale, ha ridotto la sua produzione energetica del 23%. Con un vero e proprio record a maggio quando il suo contributo alla generazione elettrica europea è stato meno di un decimo. Per il gas si conta invece una diminuzione del 13% su base annua, calo meno dal momento che paesi UE hanno sostituito il gas russo con fonti alternative di gas.

Cosa interessante, a dare una mano al taglio delle fonti fossili in Europa è stata anche la progressiva diminuzione dei consumi. Tra alti prezzi dell’energia e misure di emergenza, la domanda di elettricità ha toccato i 1.261 TWh, il valore più basso registrato dal 2008 per gli attuali Stati membri; al di sotto anche del minimo pandemico del 2020 di 1.271 TWh.

Se per la generazione elettrica fossile non è un buon momento, per quella rinnovabile vi è parecchio fermento. La crescita del fotovoltaico è proseguita nella prima metà dell’anno, con una produzione in aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nello stesso periodo la produzione elettrica eolica è aumentata del 5%, mentre l’idroelettrico ha recuperato il terreno perso lo scorso anno con un più 11%. “Da gennaio a giugno, 17 paesi hanno generato quote record di energia da fonti rinnovabili, con Grecia e Romania (interessante) che hanno superato per la prima volta il 50% e Danimarca e Portogallo hanno entrambi superato il 75%“. 

Il nucleare è calato ancora (meno 3,6%) in gran parte dovuto alla chiusura graduale dei reattori tedeschi, alla chiusura del Tihange 2 belga, alle interruzioni in Svezia e alla minore produzione della flotta francese. Secondo gli esperti di Ember sarebbe destinato a riprendersi nel corso dell’anno, quando la “capacità atomica” della Francia tornerà (quasi) a pieno ritmo. Tuttavia, come per la produzione idroelettrica, le prospettive per il nucleare nei prossimi anni presentano diverse incertezze.

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