4 Ott 2016

Agricoltura Organica Rigenerativa: Deafal e la cooperativa Nuovo Cilento

Scritto da: Annalisa Jannone

Che cos'è l'Agricoltura Organica Rigenerativa e perché questa rappresenta una valida alternativa all'agricoltura industriale? Ne abbiamo parlato con il coordinatore tecnico di Deafal, organizzazione che sta contribuendo alla diffusione di questo metodo in Italia, e con Peppino Cilento, presidente della cooperativa Nuovo Cilento che sta sperimentando questa tecnica per rigenerare i suoli ed esaltare la biodiversità.

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L’Agricoltura Organica Rigenerativa (AOR) nasce come alternativa all’agricoltura industriale e si basa sull’integrazione di pratiche usate nell’agricoltura biologica, biodinamica e nella permacultura. In Italia si sta diffondendo anche in Italia grazie all’impegno di Deafal  che ha avviato percorsi di formazione, produzione e sperimentazione con agricoltori e allevatori di tutto il paese.

 

“Il valore aggiunto dell’AOR” racconta Matteo Mancini, agronomo e coordinatore tecnico Deafal, “ è la capacità di adattare le pratiche sviluppate da agricoltori, ricercatori e scienziati di tutto il mondo al proprio territorio, alle condizioni specifiche di ogni azienda agricola”.

 

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Deafal si propone di diffondere il metodo rigenerativo attivando percorsi di formazione e di assistenza tecnica in campo, promuovendo un percorso di cambiamento del modello produttivo. Se l’agricoltura deve poter ridare reddito bisogna imparare a riconsiderare il proprio ciclo produttivo nell’ottica di abbassare i costi di produzione, ad esempio, la gestione degli scarti o l’acquisto dei diserbanti e aumentare la resa migliorando la salute del suolo, delle piante e del contesto umano. La preparazione di concimi e ammendanti per riattivare la sostanza organica e la vitalità microbica, l’uso di bio-fertilizzanti auto-prodotti da fermentazione degli elementi del ciclo stesso accrescono il valore di ogni risorsa presente.

 

“Bisogna capire quali elementi compongono il ciclo, operare le trasformazioni utili alle relazioni geochimiche da attivare. Il lavoro è di formazione, accrescimento tecnico e sperimentazione. Ogni agricoltore deve dotarsi sempre più di strumenti per capire i processi naturali e adattare le soluzioni man mano”. Matteo Mancini sta maturando una notevole esperienza in diverse zone d’Italia. “Imparando a valorizzare le risorse interne si diventa più indipendenti dai prodotti di sintesi, diminuiscono i costi di produzione e l’interesse ai sussidi, ai finanziamenti che da anni creano circoli viziosi involutivi dei territori e progressivo impoverimento del settore con svalutazione dei prodotti.

 

Al contrario imparare tecniche come la fermentazione, utilizzare in maniera differente le macchine agricole, conoscere le dinamiche del proprio suolo e delle trasformazioni in natura incrementa l’indipendenza e la soddisfazione anche economica. Le scelte politiche agricole delle aziende hanno ripercussioni sulle economie dei territori, sul paesaggio e sul benessere di chi lavora e vive nel contesto. Puntare alla qualità dell’offerta potrebbe essere la strategia giusta per ritornare a fare reddito con l’agricoltura e contemporaneamente proteggere la nostra biodiversità ma rimane fondamentale la crescita tecnica, l’innovazione e la visione dell’insieme”.

 

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Sempre più realtà in Italia stanno sperimentando l’AOR avvalendosi dell’esperienza e della capacità formativa pratica della ONG Deafal che in tutto il mondo si occupa di cooperazione internazionale per lo sviluppo rurale. Una di queste, la più grande in Italia, è a San Mauro Cilento. La Cooperativa Nuovo Cilento, a cui afferiscono 365 aziende, con un estensione di circa 2500 ha di terra coltivati all’interno del Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano e Alburni, è il centro di trasformazione olivicolo più importante della Campania, ma non solo. In 40 anni è diventata un importante centro di promozione della biodiversità, di sviluppo economico e di protezione e valorizzazione delle antiche coltivazioni.

 

Il presidente, Peppino Cilento esordisce con una frase vera quanto illuminate: “Non convincerai mai un contadino se non con la forza dell’esempio”. Ci mostra con orgoglio le ultime innovazioni di cui il frantoio si è dotato: un enorme macchinario che separa le olive dai rametti, per evitare che questi finiscano nei passaggi successivi, la lavatrice, le gromole, la centrifuga di ultima generazione, i separatori. Tutto il ciclo è dotato di un sistema di lavaggio che viene attivato ad ogni partita. Un sistema complesso che, come il Presidente ci tiene a sottolineare, è il frutto di ricerca e di autofinanziamento dei soci della cooperativa stessa. Peppino Cilento rimarca così la sua contrarietà ai finanziamenti pubblici, che considera dannosi per le menti e per le pratiche degli agricoltori.

 

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L’obiettivo di tanta attenzione all’innovazione tecnologica ha come fine ultimo la qualità dell’olio prodotto, degli antiossidanti e dei polifenoli in esso presenti. L’attenzione agli scarti di produzione è un principio di cui questa realtà è permeata. La centrifuga presente nel frantoio, che ha l’aspetto di una navicella spaziale, non produce acque di vegetazione, che prevedono un costoso e complesso processo di smaltimento, ma un “patè” che può essere riutilizzato in vari modi, ad esempio, come cibo per l’allevamento.

 

Da un anno, a seguito di un corso di DEAFAL che ha riscontrato un notevole successo, con oltre 100 partecipanti, si stanno cimentando nella produzione di compost, riutilizzando la sansa, le ramaglie delle potature, che prima venivano bruciate, ed aggiungendo carbone, lievito e zucchero. Inoltre, in bidoni di plastica, producono bio-fertilizzanti liquidi, per la fertilizzazione fogliare, riutilizzando il siero di scarto della produzione di formaggi di capre e mucche, unito a letame e zinco.

 

Peppino Cilento, presidente della cooperativa Nuovo Cilento

Peppino Cilento, presidente della cooperativa Nuovo Cilento


 

“Insieme a Matteo siamo i primi a sperimentare la sansa nel compostaggio per ridare sostanza organica al terreno e già dopo un anno le analisi indicano un miglioramento della composizione del terreno, che ha più azoto. Le politiche dei sussidi creano arretratezza e povertà, non conviene più. Il settore olivicolo è troppo assistito, non cresce. È necessario investire sull’innovazione, la conoscenza e la salute delle piante e del sistema. Stiamo sperimentando e in tre anni potremo validare la stabilità del metodo anche sulle altre colture della zona: i fichi, la vite, i grani antichi. Bisogna produrre bene, offrire il meglio per un turismo di qualità. C’è sempre più interesse per la zona, graziata dalla tipica conformazione del territorio”. E aggiunge: “Qui c’è tutto: mare, collina, montagna, botanica, geologia, archeologia, agricoltura, cultura”.

 

Ripensando alla frase iniziale del Presidente, se ne trova riscontro anche nella diffusione dell’AOR che sta avvenendo grazie al passaparola degli stessi agricoltori e al crescente convincimento anche dei nuovi arrivati, i giovani, attirati dalla vita rurale ma con una mentalità più vicina alla visione sistemica e sensibili all’urgenza della sostenibilità a lungo termine. Anche per loro potrebbe essere utile accrescere le proprie conoscenze tecniche, per integrare e sperimentare avvalendosi e confrontandosi con esperienze diverse per evitare isolamento e improvvisazione.

 

 

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