24 Mag 2017

CoAbitare a Torino: un altro modo di vivere è possibile!

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Le nostre città sono luoghi sempre meno "umani" in cui il nostro vicino è spesso uno sconosciuto o, addirittura, un nemico. Per rispondere a questo senso di isolamento, sono nate le esperienze di cohousing. Oggi vogliamo raccontarvi una delle più interessanti realtà piemontesi in questo settore.

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Torino - La tecnologia avanza a passi enormi, riusciamo a raggiungere luoghi sempre più lontani in sempre meno tempo, abbiamo a disposizione tutte le informazioni che cerchiamo in pochi secondi, ma viviamo ognuno per i fatti nostri chiedendoci chi sia il nuovo vicino incontrato per la prima volta in ascensore.

In tanti hanno provato ad immaginare un mondo in cui i condomini sono un luogo di condivisione e confronto, in cui la progettazione dell’abitazione avvenga non solo sulla base delle singole esigenze, ma prendendo in considerazione i “bisogni” di ognuno, grandi e piccoli.

In molti hanno provato ad immaginare un luogo in cui non ci si senta soli, dove non solo si sono riusciti ad abbattere i muri della paura e dell’indifferenza verso il vicino di casa a cui siamo purtroppo ormai tutti abituati, ma si ha la possibilità di partecipare a gruppi di dialogo su come poter migliorare il posto in cui si vive.

In molti hanno provato ad immaginare luoghi fondati sul minor impatto possibile a livello ambientale, energetico ed economico.

In molti hanno provato ad immaginare una società evoluta che invece di litigare alla riunione condominiale accetta di farsi accompagnare nell’imparare a dialogare e soprattutto ad ascoltare e prendere decisioni insieme.

C’è chi ha deciso di andare oltre l’immaginazione creando questo luogo. È successo 10 anni fa a Torino e l’associazione si chiama CoAbitare: nasce per far conoscere e aiutare lo sviluppo di un modello abitativo differente, dove vi possa essere maggiore spazio, maggiore dialogo, minore spesa e minore spreco di energia.

Cos’è il cohousing?

La co-residenza o cohousing, si pone come una delle risposte al bisogno di vivere in modo meno individualistico e più sociale, meno consumistico e più creativo, meno costoso e più sereno, facilitando l’accesso alla casa.

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Questo tipo di esperienza è ormai consolidato in molti paesi europei e nel mondo, tra i quali Danimarca (paese in cui è nata l’idea nel lontano 1960), Norvegia, Canada, Stati Uniti, Australia, Olanda.

In genere si tratta di condomini di circa 1500 mq, costituiti da 12-15 appartamenti che vanno dai 60 ai 100 mq, abitati da nuclei familiari formati da coppie giovani e anziane, famiglie con figli, singles in un mix multi generazionale. Ampio risalto viene attribuito agli aspetti correlati al risparmio energetico ed all’urbanistica.

Il cohousing si distingue per un alto tasso di socialità e risponde al desiderio di ridurre lo stress del quotidiano: non più condomini dove la gente non si conosce e appena si saluta, ma realtà abitative in cui le persone hanno obiettivi comuni, si aiutano reciprocamente, si frequentano, organizzano occasioni d’incontro talvolta rivolte anche all’esterno, pur mantenendo l’assoluta indipendenza del proprio spazio abitativo.

Il coinvolgimento riguarda tutti, giovani e meno giovani, bambini ed anziani, poiché ciascuno, compatibilmente con le proprie capacità e competenze, può, quando lo desidera, mettersi in gioco.

Un esempio è Bed Zed, quartiere ecocompatibile costruito a Londra nel 2002 con criteri ecologici anti-inquinamento, nel quale si produce energia dal sole, acqua dalla pioggia, calore dal legno ed in cui tutto si ricicla. Il quartiere è costituito da un centinaio di alloggi, da uffici e negozi, impianti sportivi, una caffetteria, un centro medico-sociale e un asilo nido.

Un altro importante esempio di eco-sostenibilità, di bio-architettura e di progettazione partecipata è il quartiere Vauban di Friburgo, nel quale gli architetti continuano a operare lavorandoci e vivendoci.

Cos’è CoAbitare?

Nell’autunno 2006 a Torino si è costituito un gruppo di una quindicina di persone (coppie, famiglie, singles, di diversa età) che, facendo tesoro delle esperienze già in atto all’estero (principalmente nel Nord-Europa e negli Stati Uniti) e in fase di attuazione in Italia (in Lombardia e Toscana), ha deciso di iniziare un percorso di riflessione teorica e di realizzazione pratica di un’esperienza di co-abitazione.

Al gruppo è sembrata valida la strada percorsa a Milano: alcuni docenti del Politecnico, sostenuti da associazioni attente al sociale, hanno promosso un’indagine (attraverso 20 mila questionari) su “Il vissuto e l’immaginario dell’abitare a Milano”. È emerso che il 43% delle persone che vivono a Milano non vorrebbe lasciare la città, ma non conosce i propri vicini di casa (40%) e vorrebbe vivere in un quartiere vero, con il panettiere, il macellaio, una piazza (50%). E vorrebbe disegnare, insieme con altri, la propria casa con servizi condivisi e il proprio futuro in modo non individualistico.

Sulla base delle risposte ai questionari, è stata fondata una comunità di aderenti a progetti di co-abitazione e un sito che la rappresenta e la vuole ampliare. A Torino il gruppo ha coinvolto, per una riflessione teorica sul tema dell’abitare condiviso, docenti delle Facoltà di Sociologia e Architettura, esponenti delle Amministrazioni locali, esperti di tecnologie ecocompatibili.

Nel gennaio 2011, CoAbitare ha aperto uno sportello informativo con apertura settimanale presso la Casa del Quartiere di San Salvario. Obiettivi dello sportello sono l’informazione circa le attività dell’associazione e le iniziative o progetti in corso e la raccolta delle richieste delle persone che in vario modo sono interessate ad approfondire il tema della condivisione, sia di spazi sia di tempo.

Inoltre, dal 2012 è nata l’associazione Prodomo8: un’associazione di secondo livello di cui CoAbitare ha assunto la presidenza. Si tratta di un’agenzia di servizi che ha l’obiettivo di aumentare il benessere abitativo del quartiere facendo incontrare mercato e bisogno, “non profit” e “profit”, per la creazione di una comunità più solidale. Prodomo8 si rivolge a tutti: a chi abita in condizioni critiche ma anche a chi ha una casa in buone condizioni.

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Come funziona?

Le case di CoAbitare vogliono essere degli organismi che vivono in tutte le loro parti, in cui spazi collettivi, spazi privati e spazi semi-privati (o semi-comuni) si compenetrano e si pongono in continua relazione, mantenendo comunque chiara la propria connotazione. E’ importante la fase di progettazione di questi luoghi e la partecipazione di tutti alla definizione delle funzioni degli spazi comuni; perché questi possano definirsi tali, infatti, dovrebbero essere quotidianamente frequentati e attraversati.

I coabitanti possono partecipare al processo creativo della propria casa, stabilendo insieme delle linee guida attorno alle quali il progetto possa essere sviluppato.

Nella scelta dei siti nei quali edificare la case di CoAbitare i gruppi di studio dell’associazione si prefiggono di dare particolare rilievo al contesto urbano nel quale andranno ad inserirsi, effettuando analisi non solo di tipo sociale, economico, urbanistico, normativo, geografico e climatico, ma anche prendendo in considerazione le specificità del luogo.

Pianificando una rete di condomini in cohusing, sarebbe possibile conseguire nel medio termine migliori livelli di vivibilità complessiva con evidenti vantaggi sociali ed economici per la collettività e si creerebbero le premesse per una città solidale.

Per maggiori informazioni visita coabitare.org

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