22 Feb 2018

La Louve: la food coop francese che fa tremare la GDO

Scritto da: Redazione

Il regista del documentario Food Coop, l'americano Tom Boothe, è anche uno dei fondatori del primo supermercato autogestito in Europa. Si tratta di La Louve, la cooperativa parigina dalla quale hanno preso spunto diverse esperienze simili in Francia, in Belgio e anche in Italia. Ecco come funziona.

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Tom Boothe, il regista del documentario Food Coop, ci aveva già parlato della storica esperienza di Park Slope a New York, il supermercato cooperativo dove i clienti sono anche soci e gestori. Tom tuttavia non si è limitato a raccontare questo modello, ma l’ha esportato nel Vecchio Continente. Arrivato a Parigi, ha contribuito a fondare La Louve, la prima food coop europea, sulla scia della quale ne stanno nascendo molte altre.

 
https://www.youtube.com/watch?v=UWX5OWGnhBg
Questa bella energia quindi non è solamente americana?

 

Anche i francesi ce l’hanno! Quando avete l’occasione di fare qualcosa, fatelo! Non ci sono che due o tre americani alla Louve, il resto sono francesi. Dei francesi pragmatici.

 

Questo modello di cooperazione esisteva già in Francia?

 

In Francia esiste una tradizione di cooperative di consumatori fin dal XIX secolo. A questo si aggiunge l’aspetto partecipativo. Non sono una novità: gli asili parentali e il noleggio di camper tra privati creato dalla Maif negli anni ’30 funzionano allo stesso modo. La novità è che si applica questo modello a un supermercato. Talvolta le persone mi chiedono: «Ma questo distrugge le imprese?». Mi piace questa domanda. Con la Park Slope Food Coop non è stata distrutta una sola impresa. Neanche una, perché a differenza degli altri supermercati le persone non la scelgono per la vicinanza, ma perché piace. C’è quindi interesse intorno al progetto. E, dal momento che le persone giungono da qualunque parte, sarebbe falso affermare che non si prenda una parte del giro d’affari dei supermercati vicini, ma questo effetto è molto più attenuato di quello che sembra.

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Quindi si può dire che abbia una ricaduta positiva sul tessuto sociale locale?

 

Ci sono molti aspetti positivi dal punto di vista economico. La Park Slope ha creato 80 posti di lavoro e gli impieghi proposti dalla Coop non sono dei lavori “di merda” (tempo determinato, turni scomodi, salari al minimo). Il salario iniziale alla Park Slope corrisponde a tra volte il salario minimo sindacale dello stato di New York, con alcuni vantaggi che hanno gli amministratori delegati negli Stati Uniti (vacanze, pensione, assicurazione sanitaria). Si inizia con due settimane di ferie pagate e si arriva a cinque settimane. Queste condizioni sono quasi inesistenti negli Stati Uniti. Il trattamento dei lavoratori fa parte integrante del modello.

 

Mi sono chiesto: in che modo le persone senza molti soldi possono accedere a cibi di qualità senza aspettare una rivoluzione che non si farà domani? L’effetto economico positivo per i membri de La Louve, come per i membri della Park Slope è il risparmio sui prezzi. Si stima che una famiglia tipo risparmierà 250 $ al mese. Se 17000 persone in media risparmiano 3000 $ all’anno, con i soldi risparmiati non si creano nuovi posti di lavoro? Voi aprite La Louve, che ha una superficie di 1450 metri quadrati: cominciate alla grande! È molto importante: ci sono altre piccole esperienze come questa negli Stati Uniti, a Brooklyn, nel Montana… ma non vanno avanti bene perché sono troppo piccole. È logico se ci pensi: se chiedi alle persone di impiegare tre ore al mese a lavorare nel supermercato, le stesse persone si aspettano in cambio che il loro supermercato offra loro una grande varietà di prodotti. Ma se si comincia in piccolo, le persone faranno forse un terzo dei loro acquisti lì e saranno obbligate ad andare in altri supermercati per completarli. C’è una fase nella militanza dove le persone restano impegnate, ma finiscono per andarsene quando la strada diventa troppo complessa.

 

Come si dividono i gruppi di lavoro a La Louve ?

 

I compiti principali sono la cassa, la manutenzione, l’accettazione delle consegne, il confezionamento dei prodotti, il taglio dei formaggi, la divisione in piccole quantità degli alimenti per metterli nei sacchetti, le pulizie, un poco di amministrazione, l’area bambini, l’informatica. A La Louve si fa tutto in sede. Negli altri supermercati occorre contabilizzare alla casa madre tutto quello che fanno gli intermediari. Alla Park Slope, come a La Louve, i salariati si occupano dell’amministrazione (acquisti, contabilità, gestione dei soci e tutto quello che riguarda la gestione finanziaria) e i soci si occupano dei compiti descritti.

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Vi viene richiesta una consulenza per altri progetti simili?

 

Sì, spesso. In Francia adesso ci sono sei o sette progetti e siamo spesso contattati. Recentemente ci ha chiamato una coop svizzera. Recentemente abbiamo incontrato dei gruppi di Toulouse, Bordeaux, Bayonne e condividiamo con loro tutto quello che abbiamo imparato.

 

È stata emozionante l’apertura de La Louve ?

 

Non tanto per l’inaugurazione, quanto per la speranza che possa funzionare. In questo momento a La Louve si avverte un’atmosfera molto eccitante. Affinché funzioni, è necessario che tremila persone si impegnino regolarmente nei prossimi due anni. Però partiamo da solidi punti fermi: abbiamo quasi 2400 membri, ciascuno di loro ha già versato 100 € e si è impegnato a lavorare tre ore. Abbiamo uno spazio bellissimo e i nostri prezzi sono convenienti.

 

Si può dire che la food coop è una brutta notizia per il capitalismo?

 

Non se ne è mai parlato in questi termini. Io ne ho parlato un poco, ma non ho alcun problema con le strutture a scopo di lucro gestite da persone oneste. Al contrario, non mi piace lasciare la mia alimentazione nelle mani dell’agro-business, per cui la qualità della nutrizione importa solo in funzione dei soldi che guadagna. È un sistema che non funziona. Avviene lo stesso nella sanità: se il sistema è ben fatto, non sono i soldi a dettare legge. Ci sono alcuni esponenti del Partito Repubblicano alla Park Slope, che sono molto conservatori, ma ne fanno parte. È una buona cosa. Quindi anche noi, me compreso, siamo tutti di idee politiche diverse. In altre parole, più ti concentri sui dettagli pragmatici, più agisci concretamente per il cambiamento. Non si passa molto tempo sui grandi sistemi, come cambiare il mondo e così via. Si devono solo definire le cose da fare veramente e concretamente: questa è una cosa che la sinistra ha perso, secondo me.

 

Questo modello può cambiare il mondo?

 

È talmente poco quello che si fa. Secondo me, se non si contrasta lo scarto della distribuzione della ricchezza nel mondo, la nostra Coop resterà un fenomeno marginale. Quello che fa ha un senso, ma ha probabilmente poco impatto su questo squilibrio e questo è un grosso problema, come si può leggere nell’intervista di uno dei fondatori: «Questo progetto mi piace perché c’è del reale: ciascun membro acquisirà nuove abitudini. Non idee, ma abitudini democratiche. Dire: “posso cambiare le cose”. Questo implica delle discussioni con gli altri e si comincia a prendere coscienza dei cambiamenti. Le persone si domandano: “perché non funziona così dappertutto?”». Con la Coop diventi esigente, il quadro cambia completamente, quando tutte le nostre abitudini, le nostre aspettative, i nostri ritmi sono influenzati dal consumismo. Si parla molto di educazione popolare a La Louve. Il fatto più importante è che con il nostro sistema posso permettermi di comprare prodotti di buona qualità con il mio reddito, cosa che per me prima non era ovvia. E questo significa che, a poco a poco, diventerà la norma. Ti abitui a questi gusti, che non sono industriali né attenuati, questo è un grande problema. A livello di gusto tutto è ormai diluito. Ma se ti abitui a una alimentazione di buona qualità, sarai abituato al vero gusto. E poi resterai esigente per tutta la vita ed è questo genere di supermercato che può profondamente cambiare il rapporto della nostra società con il consumo.

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LA LOUVE

 

Per la prima volta in Francia, migliaia di persone si uniscono per realizzare un supermercato collaborativo. Non un negozietto, ma un grande supermercato in un quartiere popolare di Parigi, dove ognuno partecipa attivamente in cambio di alimenti di qualità a un prezzo abbordabile. Per partecipare a La Louve e potervi accedere per gli acquisti, occorre investire 100 € e impegnare tre ore al mese come volontari. Chi ha un reddito minimo sociale può parteciparvi con soli 10 €. Questo investimento è rimborsabile per qualunque socio decidesse di uscire dalla cooperativa. Ma la porta non è mai chiusa e durante gli orari di apertura ci sarà sempre qualche socio a disposizione dei curiosi!

 

La Louve propone ai propri soci un’alimentazione di qualità a basso prezzo (dal 15% al 40% in meno rispetto alla grande distribuzione), ma non è tutto. Come in qualsiasi altro supermercato, vi si possono trovare anche prodotti non alimentari, ad esempio per l’igiene e la pulizia o per i piccoli lavori fai da te (lampadine, pile). La lista dei prodotti è destinata ad allungarsi in base alle richieste dei soci della cooperativa e agli acquisti. La Louve non avrebbe mai potuto esistere senza il modello della Park Slope Food Coop, una cooperativa nata in un quartiere di New York quarant’anni fa, che oggi vanta oltre 17000 soci che gestiscono insieme un supermercato di 1000 metri quadri, aperto dalle 8 alle 22, 365 giorni l’anno.

 

Da cinque anni i soci e i dipendenti di Park Slope sono al nostro fianco per condividere con noi le loro esperienze e aiutarci con la nostra. Food Coop, il documentario sulla Park Slope Food Coop girato da Tom Boothe, uno dei soci fondatori di La Louve, rivela come si è potuto concretizzare questo incredibile esempio di cooperazione, una delle esperienze sociali più riuscite negli Stati Uniti.

 

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