7 Mar 2019

Palermo, il rione dimenticato rinasce dal circo e dall’arte – Io faccio così #241

Scritto da: Daniel Tarozzi
Intervista di: Paolo Cignini
Video realizzato da: Paolo Cignini
Riprese di: Paolo Cignini

Palermo, quartiere Danisinni. In un luogo sconosciuto ai più, si è insediato da oltre un anno il primo circo permanente sociale della regione. Uno spazio in cui divertire, educare, far riflettere, ma soprattutto creare comunità e riconquistare la fiducia dei bambini del rione. Un vero e proprio progetto di Arte Sociale nel quartiere, partorito dalla mente di Daniele Nash, di Circ'All e realizzatosi grazie alla collaborazione con Rambla Papireto.

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Palermo - Quando pensi al Circo, pensi ad un tendone, dei clown, degli animali che saltano nel fuoco. Ti vengono in mente le lotte contro lo sfruttamento di quest’ultimi, i bambini in fila con lo zucchero filato, le risate, autentiche o forzate che siano. Forse ti può venire in mente il “Cirque du Soleil”, un noto circo canadese dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, e più in generale numeri di grande rilevanza. Ma difficilmente ti viene in mente una periferia di Palermo. Eppure, proprio qui è nato uno dei circhi più autentici e importanti nell’italico panorama contemporaneo: quello di Danisinni.

Quando dico autentico e importante mi rendo conto che posso essere accusato di parzialità. Nessuna classifica a me nota, infatti, ha definito in questo modo il gruppo di cui sto per raccontarvi. Ma se mi interrogo sul vero senso del Circo e sulle sue origini più profonde, non posso non pensare che tra le sue stelle brilli questa nuova realtà siciliana.

Partiamo dall’inizio. Dal 2015, nell’antico rione Danisinni, è stato avviato un percorso di riqualificazione urbana e sociale in chiave artistica, nato dall’idea e dall’impegno di due docenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, Valentina Console ed Enzo Patti, con il patrocinio del Comune di Palermo, della parrocchia Santa Agnese, e di associazioni di giovani artisti: CaravanSerai, Circ’All e Circ’Opificio. Tutti insieme hanno dato vita a Rambla Papireto, un vero e proprio progetto di arte sociale di periferia. Una rivoluzione colorata che ha dato un nuovo volto allo storico quartiere in cui deprivazione materiale ed esclusione sociale sono stati a lungo gli unici linguaggi di una comunità caduta in un pericoloso autoisolamento ed oggi impegnata nel proprio riscatto.

Nel 2015, con il progetto DanisinniLab, sono stati recuperati i terreni in stato di abbandono che lambiscono il quartiere, per essere poi trasformati in fattoria didattica e orto sociale a uso della comunità. Nel 2017 il secondo progetto Rambla Papireto ha realizzato laboratori di giocoleria, arti circensi, e street art trasformando il quartiere in un piccola galleria d’arte a cielo aperto, con opere murali di artisti nazionali e internazionali.

Nel maggio 2018 nell’orto-fattoria nasce Danisinni Circus, il primo circo sociale permanente senza animali in città realizzato grazie alla campagna crowdfunding condotta nei mesi precedenti; la raccolta fondi lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso ha permesso di raccogliere 6.425,00 euro destinati al trasporto e all’installazione di un tendone da circo di 250 mq, messo a disposizione da Circ’All che insieme a Circ’Opificio cura le attività al suo interno.

Il tendono del Danisinni Circus, il primo circo sociale permanente senza animali

Il tendono del Danisinni Circus, il primo circo sociale permanente senza animali

Per saperne di più su questo progetto abbiamo incontrato Daniele Nash (presidente associazione Circ’All). “Dopo anni di formazione e di esperienza nei circhi italiani ed esteri – esordisce Daniele – ho mollato tutto e ho investito i pochi soldi che avevo nella creazione di uno spazio a Palermo che desse la possibilità di diventare artisti e vedere la vita con degli occhi diversi da quelli incentrati esclusivamente sul guadagno e sui soldi.

Tornando a Palermo mi sono portato dietro un tendone da circo. Ho preso il tendone prima ancora di avere lo spazio in cui metterlo. Dopo due anni di frustrazioni, ho incontrato Fra Mauro grazie a Rambla Papireto. Ho quindi realizzato con loro corsi di circo sociale. Visto il successo dell’iniziativa, abbiamo cercato un modo per dare continuità al progetto. Dietro la parrocchia c’è un grandissimo terreno chiamato ‘la fattoria’, dove vengono svolte moltissime attività nel rispetto della natura. Qui c’era anche una zona abbandonata, diventata discarica. Abbiamo quindi deciso di insediare il circo in quest’area”.

Una bella sfida, visto che la zona non è molto nota. “Se chiedi al 50% dei palermitani dove sia il quartiere di Danissinni non lo sanno, eppure ci troviamo a soli cinquecento metri dalla cattedrale. Questo territorio, però, è sconosciuto ai più perché è situato nel letto del fiume Papireto. Un’altra caratteristica che lo rende poco visibile è che la strada da cui si accede è la stessa da cui si va via. Non è un quartiere di passaggio, ci si capita solo se ci si vuole andare”.

Guido Palmadessa ai Danisinni con Rambla Papireto - ph. Rossella Puccio

Guido Palmadessa ai Danisinni con Rambla Papireto – ph. Rossella Puccio

“Eppure – gli fa notare il nostro Paolo Cignini – voi avete deciso di realizzare i vostri progetti proprio qui”. “Non è un caso – risponde subito Daniele – Ho lavorato nel sociale da molte altre parti, ma credo che in questo contesto sia più necessaria la nostra presenza. In questo momento Palermo ha bisogno di aiuto, per rinascere e vedere una nuova prospettiva”.

La costruzione del Circo non è stata difficile: una volta raccolti i fondi, infatti, si è trattato semplicemente di “buttare giù un muro per far passare il camion che trasportava il tendone e mettere un cancello al posto di questo muro. Quando le cose succedono inaspettatamente è più bello.

Qui gli abitanti si riconoscono – continua Daniele Nash – anche i bambini; così le attività di dopo scuola proposte sono ben partecipate nonostante l’alto tasso di abbandono scolastico. I bambini si conoscono tutti, c’è un amore fraterno tra loro. In un contesto di questo tipo, anche un tendone può diventare un seme che tutti possono innaffiare”.

Ovviamente montare il tendone è stato un lavoro molto faticoso, ma allo stesso tempo anche questo momento si è trasformato in una festa piena di amici: hanno infatti partecipato le persone del quartiere. È questo lo spirito del Circo secondo Circ’All.

Piccoli circensi crescono - ph. Anna Lombardo [[studentessa  dell'ABA Palermo]

Ma non è stato tutto rose e fiori. Come ci spiega Daniele, “nonostante tutto, qui c’è molta molta diffidenza, sia tra gli adulti che tra i bambini. Le persone hanno paura di essere abbandonate a progetto finito. Questi bambini sono abituati a vedere persone che arrivano e se ne vanno, e non si fidano più”.

Il Circo, in questa accezione, diventa quindi protagonista in ambito sociale, mentre in passato era visto solo come intrattenimento e show business. “Adesso si è rivalutato, perché l’approccio a queste discipline è pedagogico – ci spiega ancora Daniele – Bambini con difficoltà motorie e non, trovano nel Circo un modo per guarire senza andare dal dottore. Si impara divertendosi. Accanto al divertimento, quindi, diventa fondamentale imparare a lavorare in gruppo, concentrarsi, non disperdersi, trovare una passione… tutti elementi che che arricchiscono l’immaginario e ampliano il suo raggio di prospettiva.

Abbiamo coinvolto diversi ragazzini del quartiere. Uno di loro ha continuato a seguirci; ha trovato nel circo il suo modo di emanciparsi dalle problematiche legate al suo quartiere, nel quale veniva escluso per la sua indole docile. Il circo gli ha permesso di entrare di nuovo nel quartiere con una particolarità. Ora lui è uno dei più bravi giocolieri del sud Italia ed è riconosciuto e rispettato nel quartiere”.

Jonathan Marquis_ durante uno spettacolo ai Danisinni - ph. Rossella Puccio

In contesti come questo, la maggior parte dei bambini nasce, vive e muore nello stesso quartiere, senza la percezione di cosa sia una città, figuriamoci il mondo. “Se anche un solo ragazzo ci segue, possiamo permetterci di portarlo fuori e quando lui tornerà insegnerà ai suoi figli a viaggiare e guardare fuori. Bisogna partire da questi bambini, spesso figli di genitori che non sanno leggere e scrivere e che devono lavorare dalla mattina alla sera per portare avanti la famiglia. Pian piano li stiamo avvicinando… e cominciano a fidarsi! Bisogna avere pazienza, non rimproverarli, ascoltarli.

Vogliamo essere il primo Circo permanente di Palermo! L’idea è che all’interno del tendone ci siano spettacoli, rassegne, artisti, progetti per le scuole, attività didattiche e spettacoli incentrati su tematiche ecologiche. Tutte le compagnie che verranno saranno retribuite ma dovranno dare qualcosa al quartiere: un laboratorio, uno spettacolo gratuito, insomma qualunque cosa sia un dono del fare e del far fare ai bambini del posto”.

Il quartiere, inoltre, sta diventando protagonista di molte altre iniziative che vi racconteremo in un prossimo articolo. Mentre lasciamo Palermo, però, ci risuonano nella testa le ultime parole di Daniele, che hanno contribuito a cambiare per sempre l’idea che avevamo del Circo: “Non siamo i primi e spero non saremo gli ultimi. Ci sono tantissime realtà che attraverso il Circo e la passione portano in giro gioia, donano gioia. Farlo è possibile. Basta volerlo”.

Immagini di copertura:
Rossella Puccio | giornalista proj. ‘Rambla Papireto’ // co-fondatrice Museo Sociale Danisinni. Antonio Macaluso.
Crediti: VediPalermo

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