11 Nov 2020

«Apruebo»: Il Cile prova a riscrivere la sua Costituzione dal basso

Scritto da: Paolo Cignini

Il 25 Ottobre, in Cile, si è tenuto un referendum molto importante. Oltre ad essere il primo referendum dalla caduta del regime militare di Pinochet, ha sancito la netta vittoria di chi vuole riscrivere una nuova Costituzione e di chi vuole farlo affidandosi ad un’Assemblea Costituente appositamente eletta dal basso, senza nessun riferimento al sistema partitico attualmente in vigore. 

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«Quiere usted una Nueva Constitución?» «Apruebo». Il paese simbolo dell’affermazione del neoliberismo, nella sua dottrina economica e politica più diretta e radicale, è senza dubbio il Cile. Domenica 25 Ottobre 2020 si è tenuto il primo referendum dopo la caduta del regime di Pinochet, nominato Plebiscito Nazionale 2020, per chiedere al popolo cileno se volesse mantenere la Costituzione vigente redatta dal regime nel 1980 (opzione “Rechazo”) oppure riscriverne una nuova (opzione “Apruebo”). Il 78,12 per cento dei partecipanti ha votato per “Apruebo” (“approvo”), scatenando una festa di gioia popolare nelle strade della capitale Santiago che nemmeno la paura per il possibile contagio da Covid-19 è riuscita a fermare.

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Oltre a questo quesito, il Plebiscito Nazionale ha posto una seconda domanda al popolo cileno: in caso di vittoria dell’Apruebo, a quale organo volete far riscrivere la Costituzione? Soprattutto qui sta la grande novità dell’esperimento cileno: il 78,99% delle persone ha votato per una Convenzione costituente, opzione di gran lunga preferita alla Convezione mista, ferma al 21,01%.

Qual è, in sintesi, la differenza tra le due opzioni? Nella prima ipotesi, la Convenzione Mista, l’organismo sarebbe stato composto da una metà di rappresentanti eletti appositamente e da una metà da una selezione di attuali parlamentari. Sarà invece un’Assemblea Costituente di centocinquantacinque membri eletti direttamente dal voto popolare ad assumersi la responsabilità di scrivere la nuova Costituzione. I membri dell’Assemblea saranno eletti in concomitanza con le elezioni amministrative dell’11 Aprile 2021 e si insedieranno a Maggio 2021, iniziando il proprio lavoro il cui esito sarà sottoposto ad un nuovo referendum popolare nella seconda metà del 2022. Ci saranno due criteri alla base della scelta dei membri che dovranno essere mantenuti: la parità di genere e la presenza di alcuni rappresentanti dei popoli indigeni nell’Assemblea.

Nonostante alcuni dubbi sulla partecipazione popolare, che si è fermata al 51% degli aventi diritto, si tratta di un vero e proprio processo storico di grande portata, simbolica e pratica.

La Costituzione cilena del 1980, modificata molte volte nel corso degli anni, ha mantenuto alcune caratteristiche impopolari: oltre che essere un retaggio dell’agghiacciante giunta militare, è stato il pilastro legislativo dell’affermarsi del neoliberismo nel paese sudamericano, che qui trova espressione nelle sue forme più inique. I livelli di diseguaglianza del Cile sono oggi, infatti, impressionanti: l’1% della popolazione detiene il 26% della ricchezza nazionale e gli stipendi medi, in relazione alla crescita del Cile, sono rimasti molto bassi.

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La Costituzione in vigore, nella pratica, si basa su una serie di meccanismi che rendono praticamente impossibile modificare dal basso l’impianto legislativo del Cile, che in questi anni si è caratterizzato per una lunga serie di privatizzazioni e di tagli sistematici al settore pubblico, all’istruzione, alla sanità e alle pensioni.

Non è un caso che le lunghe proteste che hanno sconvolto (più della pandemia) il Cile a partire dall’ottobre 2019, formalmente partite per opporsi all’aumento del 4% del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico a Santiago, abbiano avuto una spinta propulsiva molto forte da parte dei movimenti studenteschi, diffondendosi poi in diverse manifestazioni di piazza durante molti mesi. Il motore delle proteste era proprio la crescente sensazione di crisi identitaria, economica e sociale del Paese, accentuate dal fatto che comunque, da diversi anni, i dati macroeconomici del Cile sono abbastanza buoni.

Il Cile ha oggi una grande opportunità: ribaltare completamente la sua stessa recente storia e riuscire a scrivere una Costituzione dal basso, egualitaria e rispettosa delle minoranze etniche al proprio interno.

Un processo che, sotto diverse forme e con differenti scopi, è stato tentato in Islanda anni fa e che, paradossalmente, non è stato all’altezza delle aspettative, come raccontato in “Islanda chiama Italia” dal nostro Andrea degl’Innocenti.

Dove un paese che, nel nostro immaginario, è simbolo di civiltà e democrazia ha fallito, potrebbe risultarne vincente un altro che ha invece un difficile eredità di cui liberarsi. Un laboratorio fondato sull’imposizione più o meno consapevoli di dottrine economiche molto forti potrebbe così trasformarsi in un laboratorio dai connotati completamente opposti.

Per ulteriori approfondimenti su ciò che sta accadendo in Cile:

L’esplosione del Cile
Perché si protesta in Cile
In Cile il plebiscito che ha confuso il popolo
Il Cile avrà una nuova Costituzione, che includerà anche i popoli indigeni
Il neoliberismo radicale è nato e morirà in Cile
Il Cile ha detto basta alla costituzione voluta da Pinochet
Adesso il Cile prova a voltar pagina

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