21 Dic 2021

Stephen, Petra e Rockin Beets: “Facciamo cultura con il nostro cibo vegano, locale ed ecologico”

Scritto da: Sara Anfos

Cibo sano e gustoso, preparato utilizzando ingredienti locali e consegnato in maniera ecologica. La redazione di NOWA, partner di Italia Che Cambia nel territorio altoatesino, ci racconta della "nuova vita" di Stephen e Petra attraverso il loro progetto imprenditoriale e gastronomico Rockin Beets.

Salva nei preferiti

Bolzano, Trentino Alto Adige - Chi non ha incontrato almeno una volta Stephen sulle ciclabili di Bolzano mentre sulla sua cargo bike elettrica trasporta per tutta la città le “healty vibes”, le pietanze inconsuete che lui porta a pranzo ai suoi clienti?

Più di un anno fa Stephen e Petra ci hanno accolti nel loro laboratorio per raccontarci la loro storia. Stephen è irlandese. È arrivato a Bolzano nel ’95 e si è subito innamorato di questa terra, delle sue montagne e del suo fascino particolare: «Il giorno dopo una passeggiata sul Renon ho chiamato i miei genitori in Irlanda alle otto e mezza del mattino e ho detto loro: questo è il paradiso!». E così Stephen è rimasto, ha lavorato per qualche tempo in un piccolo pub irlandese in città e ha poi aperto il Temple Bar di Bolzano, in onore del famoso pub di Dublino, sua città natale.

Molte persone negli anni hanno passato la serata al Temple Bar, chiacchierando con una birra scura in mano e ascoltando le band indipendenti che si esibivano dal vivo ogni sera. Era frequentato dagli studenti dell’Università di Bolzano che, parlando in inglese con i loro colleghi, davano al locale un’aria davvero internazionale: un piccolo spaccato di Dublino nel centro di Bolzano. Stephen lavorava sodo, ma non dimenticava mai di passare qualche minuto con i suoi clienti, portando un aneddoto divertente o un sorriso.

Rockin Beets 1

È al Temple Bar che Stephen ha conosciuto Petra. Si sono innamorati e hanno avuto due bimbi biondissimi e felici. Ma da genitori e con gli orari di lavoro che richiede la gestione di un pub, Stephen e Petra hanno cominciato a sentirsi stanchi. Stephen poi stava mettendo peso e aveva sempre meno energia. Decisero che qualcosa doveva cambiare nella loro vita, studiarono, cercarono la loro soluzione e quindi smisero di mangiare carne. Cominciarono a sentirsi meglio, Stephen perse peso e così entrambi si appassionarono alla cucina vegana e decisero di volerla presentare a tutti.

E così, cominciano a casa loro, cucinando per parenti e amici, raccolgono consigli, imparano dagli errori. Funziona! La loro cucina fusion piace molto, ricevono sempre più richieste. Così lanciano Rockin Beets, un servizio a domicilio di pietanze vegane decisamente insolite da ingredienti prevalentemente biologici e prodotti sul territorio, trasportate in contenitori di vetro a rendere su una cargo bike elettrica.

Rocking Beets è attivo da nemmeno due d’anni, ma è già d’ispirazione per molti. Ormai più di un’impresa in Alto Adige si rifà al modello di attività di Stephen e Petra e trasporta in giro per la città cibo cucinato con ingredienti a chilometri zero, su una cargo bike elettrica e in contenitori riutilizzabili o riciclabili.

Poco più di un anno dopo il nostro primo incontro, Stephen ci accoglie di nuovo nel suo piccolo laboratorio, sorridente come sempre. Gli chiediamo subito cosa pensa di tutte le imprese che hanno iniziato a imitare Rockin Beets e lui ci rivela la sua idea di imprenditorialità: «È una cosa bellissima! Deve essere così! Chi ti imita, ti spinge a migliorare in continuazione, perché non puoi rimanere fermo. Io posso imparare da loro, imparo dalle cose nuove che loro pensano e a cui io non ho pensato e imparo dall’esperienza che loro fanno. Così io aiuto loro e loro aiutano me. Sì, c’è un po’ di gelosia all’inizio, è normale, la propria attività è un po’ come un altro figlio, ma la gelosia si può superare e da lì si può evolvere».

Ci racconta poi dei cambiamenti che lui e Petra sono stati costretti ad affrontare a causa della pandemia. Rocking Beets era nato anche per poter dedicare più tempo ai propri figli rispetto a quello che lasciava la gestione del Temple Bar, per questo è stato pensato come una nuova offerta per il pranzo di professionisti e impiegati negli uffici. Lanciata in estate 2019, l’attività ha cominciato a funzionare bene nell’inverno del 2019. Poco dopo iniziano i lockdown, poi lo smart working, poi le difficoltà con le forniture del poco che viene ordinato fuori dal territorio.

Stephen e Petra sono colpiti duramente dalla situazione, ma resistono bene, la comunità apprezza loro, il cibo che offrono e li supporta: «Le difficoltà ci sono e si sentono, ma fa lo stesso; abbiamo fatto un passo indietro, abbiamo sospeso temporaneamente il servizio a domicilio per i privati e al momento serviamo alcuni uffici, quelli che riusciamo a gestire meglio in questa situazione. Abbiamo dovuto rallentare un po’, ma presto torneremo a servire tutti, come e più di prima, perché per noi arrivare alle persone, avere impatto, sensibilizzare sui temi che ci stanno a cuore è una necessità. È su questo che si fonda la nostra attività».

«Negli uffici che serviamo non sono tutti vegani, anzi, pochi dei nostri clienti sono vegani, ma apprezzano molto il nostro cibo vegano perché è gustoso perché è interessante, perché dopo aver mangiato si sentono bene», ci spiegano Stephen e Petra. «Se chi assaggia una volta il nostro cibo comincia a mangiare senza derivati animali un paio di volte a settimana, allora abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».

Rockin Beets 2

«Noi diamo un impulso e siamo felici quando quell’impulso si propaga», proseguono. «I nostri clienti raccontano agli amici del cibo che hanno mangiato da noi, di quanto fosse buono, di come non avessero mai pensato a usare quell’ingrediente in quel modo. Tornano a casa e provano le ricette con i figli e gli amici. Quando ci raccontano tutto questo, in quei momenti, non possiamo essere più appagati e orgogliosi».

Stephen e Petra stanno insegnando nuovi modi di mangiare, vivere e lavorare alla comunità. Piano piano, contenitore di vetro dopo contenitore di vetro, chilometro di ciclabile dopo chilometro, loro contagiano, perché quello che fanno, continua in ogni casa: non solo la cucina vegana, ma anche i messaggi che diffondono scegliendo ingredienti di piccoli produttori locali, inventando nuove combinazioni di sapori, usando contenitori di vetro a rendere, scegliendo un trasporto sostenibile. Volevano essere un esempio, prima di tutto per i loro figli, e hanno finito per essere una fonte di ispirazione per tutta la comunità.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere
Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria
Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria

Con Prodor alla scoperta del mondo dei fermenti vegani
Con Prodor alla scoperta del mondo dei fermenti vegani

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Scurati e gli altri. C’è un problema di censura in Rai? – #919

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

|

Lo strano caso di RWM Italia, tra business delle armi e la “cancellazione” di due fiumi

|

Arte e ricerca al femminile: a Cagliari un stanza tutta per loro, artiste del nostro tempo

|

MAG4, la mutua autogestione piemontese, si schiera contro il mercato delle armi

|

Percorsi Spericolati, continua la formazione per sviluppare progetti innovativi per le aree interne

string(9) "nazionale"