13 Mag 2022

Turismo delle radici: la storia di due giovani argentini alla scoperta delle loro origini calabresi

Scritto da: Guerino Nisticò

Come centinaia di migliaia di loro connazionali, Antonella e Lucas sono due argentini con origini calabresi. Per scoprire la terra natia della loro famiglia hanno intrapreso un'esperienza di turismo delle radici, vivendo per un periodo di tempo nel borgo di Badolato, assorbendone cultura e tradizioni ed entrando a far parte della comunità locale.

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Catanzaro - Si chiama “turismo delle radici” o “turismo delle origini” e coinvolge tutte quelle persone che tornano verso il Paese di origine della propria famiglia per riavvicinarsi alle radici della propria storia familiare e culturale. In Italia è un fenomeno e trend di viaggio in aumento, che coinvolge tra i 60 e gli 80 milioni di persone provenienti da tutto il Mondo secondo i dati di ENIT/Agenzia nazionale del turismo.

Chi è il turista delle radici e cosa cerca? Nel turismo delle radici, chi torna verso il Paese di origine lo fa spinto da un grande interesse culturale e storico e dalla voglia di riappropriarsi delle tradizioni di un territorio e in qualche modo di diventarne “ambasciatore nel mondo”. La sua ricerca riguarda luoghi, lingua, cucina, persone… ma è soprattutto la voglia di sentirsi parte di un mondo unico che ha sempre immaginato, portato in mente e nel cuore per via di racconti orali, memorie fotografiche o tanto altro legato alle radici della propria famiglia. Chi arriva in Italia con questo obiettivo, desidera portarsi a casa esperienze positive e relazioni umane.

Vi raccontiamo qui di un bellissimo incontro con una giovane coppia argentina, Antonella e Lucas da Buenos Aires, con una storia e un’esperienza di “turismo delle radici” speciale, che ha interessato una piccola cittadina dalla costa ionica calabrese, Badolato (CZ).

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Tu e il tuo ragazzo vi siete trasferiti a vivere per circa un anno a Badolato. Vuoi raccontarci qualcosa? Era la vostra prima volta qui o eravate venuti in passato?

Siamo molto contenti di potere raccontare un po’ della nostra storia e di un pezzo di vita interessante trascorso a Badolato. Io sono Antonella Luciana Menniti e ho 27 anni. Siamo venuti direttamente da Buenos Aires e per Lucas si è trattato della sua prima volta. Per me non è stata la prima volta in assoluto, ma é stato come se lo fosse. La primissima volta è stata una toccata e fuga. Era il 2018, avevo vinto una borsa di studio per fare un corso di cultura e tradizione calabrese presso l’Università Dante Alighieri di Reggio Calabria. Sono venuta a Badolato per un solo giorno e mi sono ripromessa di ritornare per un lungo soggiorno.

Ma perché proprio Badolato?

È la terra dove sono nati mio padre e i miei nonni. Io non sapevo nulla della storia della mia famiglia paterna, dei luoghi delle mie origini o dove abitavano in passato i miei nonni. Così un bel giorno ho chiamato al Comune di Badolato, ho raccontato la mia storia e loro gentilmente mi hanno aiutato: in occasione della mia prima visita, a novembre 2018, sono arrivata e mi hanno ricevuta il sindaco Gerardo Mannello ed Ettore Menniti, che assieme alla sua famiglia mi ha aiutato a scoprire dove avevano vissuto i miei familiari.

Molte persone si sono avvicinate a me per aiutarmi a trovare informazioni sulla mia famiglia, ma purtroppo in un giorno non ho potuto far molto. Quattro anni dopo, ho deciso di ritornarci per un lungo periodo e per chiudere il cerchio sulla ricerca della storia della mia famiglia paterna.

Nel complesso, com’è stato il vostro soggiorno a Badolato e in Calabria?

Noi siamo venuti in un periodo difficile, in piena Emergenza Covid, ma fortunatamente dopo i primi due mesi dal nostro arrivo abbiamo cominciato a lavorare. Ci siamo trovati bene. Abbiamo spesso sentito la mancanza dei nostri familiari e a volte é stata la cosa più difficile da gestire. Essere lontani da casa, vivere in un posto senza conoscere nessuno, non è facile, ma é stata parte di questa nuova avventura che abbiamo voluto vivere. Non sono mancati certo momenti di allegria, festa, viaggio e gioia alla scoperta della Calabria e dell’Italia.

In ogni famiglia di emigranti argentini badolatesi c’è sempre un forte senso di attaccamento alle proprie radici? Qual è il vostro e quali sono le cose a cui siete più ancorati?

L’Argentina è un Paese fatto di emigranti ed è il Paese con il maggior numero di emigranti calabresi. Sono molte le famiglie che ancora oggi mantengono le proprie radici: ad esempio esiste un giorno in cui si festeggia il giorno degli Emigranti Italiani e un altro importante in cui si festeggiano gli Emigranti Calabresi. É una ricorrenza speciale per continuare a condividere la nostra cultura: si cucina dell’ottimo cibo tipico calabrese, si balla la tarantella e si canta assieme.

Se si vuole realmente cambiare la situazione nel Sud Italia si deve investire sui paesi piccoli come Badolato

Pensate, si organizza anche un concorso per vedere chi riesce a mangiare più piccante! Quello che so io e che ricordo bene è che, ad esempio, mia nonna aveva nella sua casa un orto con diversi tipi di verdure e frutta; avevano le galline, facevano i salumi a casa, i pomodori secchi, la marmellata di fichi, il sugo con le lumache per la pasta, la pignolata al miele, le cuzzupe. Praticamente sono rimaste intatte tante tradizioni culinarie badolatesi.

Nelle vostre famiglie si parla italiano? Voi parlate italiano? Come lo avete imparato?

No, nelle nostre famiglie non si parla l’italiano, ma il dialetto. Da piccola frequentavo casa di una cugina di mio padre, Vittoria Piroso, e a casa sua c’erano tante riviste in lingua italiana e provavo sempre a leggerle. Quando lei ascoltava musica o guardava la TV in italiano mi sedevo accanto a lei ad ascoltare curiosamente. La lingua italiana è una lingua bellissima e io ho frequentato delle scuole specifiche per impararla. Lucas, il mio ragazzo, invece, un anno prima di venire con me in Italia ha cominciato a frequentare delle lezioni di italiano, ma ha imparato a parlarlo bene proprio qui a Badolato.

Cosa pensate sull’uso del dialetto?

Come ti raccontavo prima, tutti i nostri emigranti comunicano in dialetto tra di loro e nelle proprie case. Per noi giovani invece continua a essere una lingua diversa. Mi piacerebbe sapere se esiste un registro-dizionario di questa “lingua delle origini” e come sarebbe possibile imparare a parlarlo e scriverlo, ma quando noi giovani sentiamo parlare in dialetto non capiamo quasi nulla.

A Badolato che lingua avete parlato e come vi siete trovati a vivere in questa nuova comunità, le tante relazioni, amicizie, rapporti che avete avviato in questi mesi?

Fuori casa abbiamo sempre parlato l’italiano, ma a casa abbiamo sempre comunicato in spagnolo. La cultura qui in Calabria e a Badolato non è molto diversa da quella argentina. È stato facile fare nuove amicizie e avere rapporti con la gente del posto. Siamo grati alle tante persone che abbiamo incontrato nel corso della nostra esperienza durante questa avventura italiana e calabrese.

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Tre cose belle di Badolato?

É difficile scegliere tre cose, forse ti possiamo dire il borgo, le montagne e il mare, dove di notte si possono vedere tutte le stelle in cielo e da dove si può ammirare una splendida alba. Una cosa che noi non riuscivamo a credere, appena arrivati, é che la gente lascia ancora la chiave alla porta di casa e/o le machine aperte o le finestre di casa spalancate. Da noi in Argentina tutto ciò è impossibile. Possiamo dire che Badolato é un posto abbastanza sicuro, tranquillo e questo ci piace molto.

Tre cose che invece non avete apprezzato?

Ad esempio, che non é un posto ben organizzato per chi non ha la macchina. Ci sono pochi mezzi di trasporto pubblico. Crediamo inoltre che ad alcune aree di Badolato si potrebbero prestare più cura e attenzione: il lungomare e la spiaggia con la loro costante e ordinaria pulizia, ad esempio.

Durante le vacanze natalizie avete partecipato al concerto Duettango del festival Insegui l’Arte al Teatro Comunale di Badolato. Un po’ di Argentina a Badolato? Quali sono state le vostre emozioni?

Per me, che sono cantante e maestra di ballo, é stata una grandissima emozione. Il fatto che si diffondano l’arte e la musica dell’Argentina ci ha fatto sentire veramente a casa. Il tango é un genere appassionante e purtroppo non molti lo ascoltano in Argentina. Praticamente buona parte della popolazione di Badolato ha parenti in Sud America, ma non so se molti conoscono la nostra cultura o le nostre tradizioni.

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Il mondo ha bisogno dell’arte e ringraziamo il Festival Insegui l’Arte, per aver proposto un evento di Tango. I musicisti di Duettango, con un ricordo speciale al grande Piazzolla, sono stati splendidi e trasmettevano la passione che sentivano fortemente dentro. Quando si fa quello che ti piace si vede e si sente anche tra gli spettatori, tra chi ti ascolta o sta vicino.

Il 2023 in Italia sarà l’anno del “turismo delle radici”. L’Italia, coi suoi ministeri preposti, sta puntando molto su questo, anche con formule di “working holidays” o altro. Cosa ne pensate? Può essere un modo per re-incentivare il ritorno in Italia, con e per diverse motivazioni, dei tanti italo-discendenti e soprattutto dei giovani per esperienze di vita, per viaggi alla scoperta delle proprie origini, per imparare la lingua italiana?

Penso che per incentivare il ritorno, soprattutto dei giovani italo-discendenti, bisognerà puntare principalmente allo studio e alla formazione. Le cosiddette “working holidays” possono funzionare, ma solo per un limitato lasso di tempo. Io, ad esempio, proprio grazie a una borsa di studio vinta per imparare la cultura e tradizione calabrese e la lingua italiana, ho avuto modo di scoprire e conoscere anche le mie origini.

Se si vuole realmente cambiare la situazione nel Sud Italia si deve investire sui paesi piccoli come Badolato. Dal mio punto di vista, sarebbe più redditizio promuovere l’Italia con borse di studio, incentivando maggiormente i giovani italo-discendenti argentini a riscoprire le proprie origini attraverso strutturati e medio-lunghi percorsi di formazione. Per creare una speranza di vita e scoprire le radici é meraviglioso, ma questo si fa una sola volta nella vita e i giovani hanno bisogno di tante altre cose.

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