28 Giu 2023

Momo, la Banca del tempo che sostituisce il denaro con la reciprocità gratuita

Scritto da: Gianfranco Bonanno

Momo è la piccola protagonista di un romanzo di Ende che combatte dei parassiti che rubano il tempo alle persone. Ma è anche – non a caso – il nome della Banca del tempo di Crotone, fondata dalla psicosociologa Giusy Lumare. L'obiettivo? Generare un modello non economico di scambio di servizi, mediato non dal denaro ma dalla reciprocità. Una novità interessante rispetto a molte altre banche del tempo è che questo scambio viene gestito da un software open source.

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Crotone -  Proporre una banca del tempo nell’era dell’homo oeconomicus e technologicus potrebbe sembrare un’eresia. E invece simili “istituti” sono sempre più diffusi proprio a causa delle distorsioni generate da un’idea di economia basata sul denaro e da un uso della tecnologia – sovente amorale – imperniato sulla presunzione di onnipotenza dell’uomo. Ma cos’è una Banca del Tempo? Come la stessa definizione lascia intendere, è un sistema non monetario, collettivo e autogestito, in cui le persone scambiano reciprocamente attività, servizi e saperi.

La Banca del Tempo è uno strumento in grado di mettere in rete individui, associazioni, enti in un unico sistema di scambio partecipativo ispirato a criteri di mutualità e sussidiarietà. Il target degli utenti è composto dalla comunità, che ne condivide gli obiettivi e l’azione. Si capisce come in questo ambito concettuale si tenda al recupero di elementi valoriali, quali la reciprocità e la sussidiarietà, sviliti da un sistema economico sempre più escludente, che produce pericolose sperequazioni sociali mettendo in discussione la stessa idea di etica e di progresso. 

banca del tempo giusi
Giusy Lumare

Emblematica in questo senso l’esperienza di Momo Aps, un’associazione nata a Bologna nel 2006 per iniziativa di Giusy Lumare, psicosociologa e docente di Filosofia dell’educazione presso la Facoltà di scienze dell’educazione di Paris 8. Giusy, di origine crotonese, ha pensato di estendere l’attività di Momo anche nella sua città natale. Ha aperto quindi una sede operativa dell’associazione nella città pitagorica, dove lavora per offrire alla comunità l’opportunità di sviluppare relazioni di prossimità e di reciprocità attraverso un circuito economico alternativo al denaro che, oltre a fare risparmiare, fa nascere relazioni solidali. 

CHI È MOMO?

L’abbiamo incontrata in un afoso pomeriggio crotonese e la prima domanda – ça va sans dire – è stata: “Che significa Momo?”. «Momo – ci spiega – è il nome della protagonista dell’omonimo romanzo dello scrittore tedesco Michael Ende. Racconta di una ragazza, Momo appunto, la cui virtù è di saper prestare ascolto alle persone aiutandole a risolvere i piccoli problemi quotidiani. La vita della sua comunità viene sconvolta un giorno dall’arrivo dei Signori Grigi, una razza di parassiti sovrannaturali che rubano il tempo delle persone, promuovendo l’idea del “risparmio del tempo” tra la popolazione».

Il risultato è che la vita della comunità diventa sterile, priva di tutto ciò che è considerato una perdita di tempo, come le attività sociali, lo svago, l’arte, l’immaginazione: «Più tempo le persone risparmiano – prosegue Giusy –, meno ne hanno, in quanto esso viene loro effettivamente rubato; a consumarlo sono invece i Signori Grigi, sotto forma di sigarette fatte con i petali essiccati delle Orefiori che rappresentano il tempo, senza le quali i Signori Grigi non possono di fatto esistere. Alla fine Momo, che non si fa irretire dalle lusinghe, riesce a far “evaporare” [nel senso letterale] i Signori Grigi». 

banca del tempo7

Bella storia. Se si considera che il romanzo è stato scritto cinquant’anni fa, sembra quasi una profezia e come molti racconti di genere fantastico, anticipa il futuro. «In realtà – commenta Giusy – è esattamente il contesto che stiamo vivendo: omologazione e frenesia sono i caratteri della moderna società occidentale. Momo lavora da 17 anni per lo sviluppo di una coscienza sociale: la consapevolezza che solo un insieme organico e organizzato di persone possono spostare l’asse rigido e cementificato del meccanismo della delega del proprio destino. Oggi, cooperare per un obiettivo condiviso è l’unico strumento che abbiamo per restare soggetti autori della nostra esistenza, non ce ne restano altri».

COME FUNZIONA

Ma come funziona Momo – Banca del tempo? «Iscrivendosi all’associazione si mette a disposizione ciò che si sa fare e si può consultare la lista dei servizi offerti dalle altre persone iscritte entrando in una sorta di mercato nel quale attingere richiedendo i servizi di cui si ha bisogno. All’atto dell’iscrizione si versa un gettone di un’ora, per contribuire al mantenimento di un fondo ore della banca. L’iscritto ottiene una password con la quale può gestire la propria pagina personale, inserire le proprie offerte e disponibilità, specificare quali servizi cerca, aggiornare di volta in volta gli scambi effettuati. Ma soprattutto può subito individuare il servizio che può essergli utile e contattare direttamente la persona che lo offre, accordandosi sulle disponibilità». 

Momo non è una realtà che promuove il volontariato. Al contrario afferma la reciprocità come base dei rapporti umani

Il tipo di servizi scambiati va dalle ripetizioni scolastiche ai massaggi terapeutici, dalle riparazioni in casa all’assistenza alle persone svantaggiate. Possono essere attivati corsi, tra un singolo e un gruppo di persone, per la sperimentazione di nuovi modelli di gestione dei servizi collettivi, come laboratori musicali o corsi di yoga. «Crediamo che la Banca del tempo abbia un forte potenziale sociale e formativo, perché da ogni scambio ne nascono altri che si riproducono a catena, ma non necessariamente nei termini della velocità e dell’efficienza, quanto piuttosto dell’efficacia e della solidarietà.

La peculiarità di Momo consiste nell’aver progettato e realizzato un nuovo software di scambio, non più limitato a uno specifico territorio di residenza ma allargato a tutto il territorio nazionale. Come spiega Giusy, «è una piattaforma open source – HORA – che permette di trovare servizi fruibili, anche a distanza, da iscritti ad altre Banche del Tempo sparse in Italia che aderiscono a questo circuito solidale nazionale. Un’opzione in più che amplifica la rete di scambi e permette a qualsiasi realtà sociale che voglia adottare il sistema della Banca del Tempo di avere già un programma di gestione disponibile e gratuito di cui usufruire. Chi fosse interessato può visitare il sito».

banca del tempo23
UNO SLOGAN PER MOMO

Partecipazione, responsabilità, mutuo aiuto ed empatia: sono queste le parole-chiave per lo sviluppo di una comunità autosufficiente e consapevole. E il volontariato? «Momo non è una realtà che promuove il volontariato», specifica Giusy. «Al contrario afferma la reciprocità come base dei rapporti umani. Una reciprocità gratuita, ma allo stesso tempo un’economia reale per la circolazione delle ricchezze popolari e dei saperi. Anche i beni sono compresi negli scambi, ma solo i beni autoprodotti, frutto di lavori artigianali o agro-alimentari dei soci».

Momo APS è un laboratorio sociale che lavora per accompagnare il territorio a un cambiamento già in atto e inevitabile, in cui le risorse umane avranno valore, non più in relazione a un mercato del lavoro sempre più instabile, ma in relazione ai bisogni reali della gente: «Attraverso un dispositivo di reciprocità e di mutuo aiuto offriamo lo strumento per costruire una comunità cittadina autogestita, in cui ogni singolo è artefice del destino dell’intero progetto».

La carica entusiastica di Giusy è contaminante. Come il suo progetto, che continua a promuovere utilizzando vari registri comunicativi. Ieri, martedì 27, Momo – Banca del tempo ha ospitato a Crotone Franco Fracassi, che ha presentato il suo ultimo lavoro, The Italy Project, un libro scritto a quattro mani con Paola Pentimella sul piano per controllare la vita politica e democratica del nostro Paese, nato negli USA subito dopo la guerra, che dura ancora oggi e mantiene l’Italia in uno stato perenne di sovranità limitata. È stata l’occasione per toccare temi “politici” più corposi in chiave che qualcuno definirà distopica, ma che forse meriterebbero una lettura meno preconcetta. Del resto anche Momo nel ‘73 era solo un racconto di fantasia. 

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