27 Ott 2023

Rigassificatore di Vado Ligure: ecco cos’è emerso dall’inchiesta

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Eccoci giunti alla conclusione dell'inchiesta di approfondimento sulla nave rigassificatore di Vado Ligure. Nelle settimana appena trascorse abbiamo analizzato gli impatti ambientali, le logiche del mercato del gas, i suoi attuali consumi. Ma non solo: abbiamo dato voce ai comitati e associazioni che stanno cercando di sottoporre all'opinione pubblica i dubbi sull'impatto che tale opera avrebbe sulla popolazione e su un territorio già altamente sfruttato. Tiriamo quindi le fila di quanto emerso per cercare di collegare i vari pezzi l'uno all'altro e offrirvi un grande puzzle la cui immagine finale risulterà essere, forse, più amara del previsto.

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Savona - Dopo settimane passate ad esplorare la questione della nave rigassificatore di Vado Ligure eccomi giunta alla fine – almeno per ora – della mia inchiesta. E ci arrivo con una sensazione di incompletezza e ingiustizia: la prima dettata dalle mille sfaccettature tecniche che avrei potuto ancora esplorare e per mancanza di tempo non ho fatto. Ma non solo: i tasselli che si aggiungono di settimana aumentano e dunque, come spesso accade nella vita, più che mettere un punto al lavoro fino ad ora svolto, mi viene più naturale optare per un punto e virgola, sicura che che ci saranno nuovi risvolti e informazioni degne di essere analizzate e riportate.

La seconda sensazione invece è frutto di qualcosa di più profondo: sono tante le argomentazione analizzate di chi è a favore e soprattutto di chi è contro questo progetto e se è complesso riuscire a tirare una linea e prendere una posizione netta è pur vero che ci ritroviamo davanti l’ennesimo caso di politica verticistica. Ovvero di decisioni prese da chi spesso, come in questo caso, non vive un territorio, ma è nella posizione di decidere le sorti di esso. Ma facciamo un passo indietro per capire cosa è avvenuto fino ad oggi.

LA PROTAGONISTA DELLA STORIA

Golar Tundra, ovvero il rigassificatore protagonista della questione, è una nave dedicata allo stoccaggio e alla rigassificazione proveniente in forma liquida. Ad oggi installata nel mare toscano, a Piombino, si prevede che verrà spostata a Vado Ligure entro il 2026 e che diventerà un hub fisso al porto, con il ruolo di ricevere il gas trasportato via mare, trasformarlo e introdurlo nella rete dei gasdotti.

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La scelta di questa nave rigassificatore fa parte di un piano strategico molto più ampio che coinvolge l’intera nazione e non solo. Il tutto prende vita quando nel 2015 l’Italia decide di non voler dipendere più dalla Russia per la fornitura del gas e di vagliare quindi le altre opzioni per cercare nuovi fornitori. Viene dichiarato lo stato emergenziale e deciso da lì a poco di creare due nuovi punti di trasformazione e inserimento di gas nella rete nell’adriatico settentrionale.

VADO LIGURE

Una delle due località scelta è Vado Ligure (SV), cittadina di circa 8mila abitanti confinante con la città di Savona e con i Comuni di Bergeggi, Quiliano – Comune scelto per la costruzione di un grande impianto a terra collegato alla nave –, Spotorno e Vezzi Portio. Il territorio del solo Comune di Vado Ligure è già altamente impattato in tutte le sue forme: ad oggi ospita infatti due grandi discariche, due cave, un terminal tra i più grandi d’Italia, una piattaforma portuale interrata.

A tutto ciò negli ultimi mesi si è aggiunto un nuovo deposito di GNL, un nuovo cantiere deposito cassoni per la diga di Genova e la nave-rigassificatore. Come ha dichiarato Franca Guelfi, portavoce dell’associazione Vivere Vado, «a chiunque, conoscendo le dimensioni del comprensorio, verrebbe il dubbio che tutto ciò sia davvero troppo da sostenere e gestire per il territorio e per chi ci vive».

Ogni scelta politica, economica e sociale dovrebbe avere alla base l’ascolto delle tante voci di chi vive quel territorio ogni giorno

Un elemento aggiuntivo e non trascurabile analizzando il contesto del territorio da fuori è la centrale della Tirreno Power, che ha mobilitato in questi anni cittadini, attivisti, associazioni e tecnici per chiederne la chiusura e il risarcimento dei danni provocati ai cittadini. Il processo che ne è conseguito è appena terminato con l’assoluzione dei 26 manager ed ex manager di Tirreno Power accusati di disastro ambientale e sanitario colposo.

Sono molte le ricerche portate avanti in questi anni per comprendere l’impatto che questa centrale stava avendo sulla popolazione; tra queste quella dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, che ha stimato un aumento della mortalità pari al 49% tra il 2001 e il 2013 nell’area intorno alla centrale.

IL GAS E I SUOI NON AUMENTI

Tra gli aspetti analizzati in questa inchiesta di approfondimento c’è stato quello del mercato del gas, che inizialmente mi ha spaventato: ai non addetti al settore tale mercato e le sue logiche appaiono come un groviglio di equilibri poco stabili e poco regolamentati, il cui risultato finale – il prezzo del gas – sembra essere il risultato apparentemente casuale e imprevedibile di una roulette.

Per aiutarci a comprenderne i meccanismi sono venuti in mio soccorso Filippo Taglieri, campaigner energia e infrastrutture di ReCommon, e il collega Andrea Degl’Innocenti, che aveva già studiato a fondo la questione. «È un mercato – mi ha spiegato Taglieri – che non può essere sospeso per eccesso di rialzo o di ribasso e ciò vuol dire che in una finestra temporale molto ristretta è possibile assistere a un rialzamento del prezzo improvviso e senza tetti massimi fissati precedentemente».

Come infatti spiega bene Andrea nella rassegna stampa dedicata, «anche fra i mercati, quello del TTF olandese non è considerato particolarmente affidabile, perché è piccolo e vengono scambiati volumi di gas relativamente contenuti fra pochi attori e questo fa sì che sia un mercato volatile, soggetto a speculazioni e a grosse variazioni di prezzo».

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Ma la notizia che ha stupito di più, legata al mondo del mercato del gas, suoi i suoi numeri per l’Italia che non giustificano in alcun modo una strategia di così ampia durata e portata in termini di investimenti, risorse e rischi: infatti dal 2005, anno in cui abbiamo assistito al picco di consumi di gas, la domanda è in costante diminuzione.

Si è infatti passati da 86 bcm (Billion cubic meters of natural gas) nel 2005 a 68,7 nel 2022. Questo trend si è confermato anche nel periodo agosto 2022-marzo 2023, quando i consumi di gas sono stati inferiori di circa 10 miliardi di metri cubi, -18% rispetto alla media 2017-2022, oltre il target UE del -15% (rispetto ai consumi medi degli ultimi cinque anni).

LA NAVE E IL SUO IMPATTO SUL MARE

Tra gli aspetti analizzati in queste settimane c’è stato anche quello dei possibili impatti sul mondo marino e in particolare sui cetacei che oggi vivono nelle due aree marine coinvolte dal progetto della nave: l’area protetta internazionale Santuario Pelagos e l’area marina protetta di Bergeggi.

Le possibili conseguenze per loro sembrano essere molti: dall’inquinamento acustico – molti mammiferi utilizzano il loro udito come senso principale per spostarsi e comunicare –, i rischi di impatto, che già oggi coinvolgono molti capodogli e balenottere, cambiamenti di corrente, della torbidità delle acque, ma non solo: sono previsti anche rischi diretti della nave rigassificatore, come la candeggina che verrà riversata in mare e l’acqua utilizzata per il processo di rigassificazione, che verrà riversata in mare a una temperatura più bassa.

A ciò si aggiunge il movimento continuo delle grandi navi che si muoveranno in quest’area. Insomma, l’impatto ci sarà: questi ecosistemi hanno un equilibrio molto delicato che era stato ripristinato dopo anni e anni di protezione. Cosa sarà di questo equilibrio una volta che la nave verrà qui posizionata e entrerà a regime? E chi si sta occupando delle valutazione tecniche sulle conseguenze ambientali di tutto ciò?

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LA DISTANZA

Una delle osservazioni sottoposte all’attenzione della valutazione tecnica del progetto è la distanza della nave dalla costa, che risulterebbe essere significativamente inferiore alle altre navi simili già presenti sul territorio nazionale. Come afferma infatti Roberto Cuneo, consigliere nazionale di Italia Nostra: «Ci sono progetti privati per rigassificatori in Adriatico settentrionale: Monfalcone, Trieste, Falconara, Porto Recanati».

«Quelli galleggianti sono a distanze elevate dalla costa e, soprattutto, dalle entrate dei porti. Il minimo è quello che si realizza a Ravenna che comunque è a 8 chilometri dalla costa e dal porto di Ravenna. Quello di Savona sarebbe a 2,8 chilometri dal porto di Vado (dove transitano 400 navi all’anno). Se valgono le prescrizioni di Livorno (confermate recentemente) il porto di Vado non potrebbe operare». Qui anche la risposta della rete No Rigass No GNL.

E anche il dissenso e la rabbia da parte dei cittadini a oggi non sembra calare, anzi. Aumenta di giorno in giorno: «Hanno nuovamente mentito ai savonesi: la Golar Tundra rimarrà a Vado Ligure non per 17 anni, ma presumibilmente per 27 anni, fino al 2053». Ad affermarlo in una nota stampa sono i membri di Rete savonese fermiamo le fonti fossili.

«È stato stipulato un maxi contratto dell’ENI con il Qatar per una durata di 27 anni per la nave rigassificatrice ora dislocata a Piombino, ma dal 2026 spostata a Savona con motivazioni non tecniche o sanitarie, ma prettamente politiche», continuano. «Ovviamente, una volta insediata la nave a Savona, è impensabile che venga spostata dopo i 17 anni previsti dal progetto – troppi sarebbero i costi strutturali, oltre che le difficoltà di accettazione di un nuovo progetto in un nuovo territorio –, bensì verrà evidentemente concessa una proroga per un altro decennio».

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CONCLUSIONI NON AFFRETTATE

Cambiare l’equilibrio di un’area marina protetta, sottrarre terreni privati per un uso industriale, inserire un elemento dalle dimensioni mastodontiche davanti a cittadine che vorrebbero fare del turismo marino una strategia economica e aumentare in maniera considerevole i rischi di inquinamento aereo, marino e via terra.

Tutte queste possibili – e molto probabili – conseguenze sono non solo campanelli di allarme per gli abitanti delle aree limitrofe, ma anche e soprattutto elementi di rischio per cui politici e manager di Snam dovrebbero rispondere ai cittadini. Non attraverso dichiarazioni a giornalisti, più o meno schierati, ma a loro direttamente, incontrandoli, parlando con loro, ricostruendo un dialogo che ad oggi non c’è stato e forse mai ci sarà.

La politica regionale e locale è quanto mai lontana dalla sua cittadinanza, la quale si trova a dover fare i conti con un passato dettato da decisioni strategiche che ha causato inquinamento ed un aumento di mortalità. Molti abitanti preferiscono spostarsi altrove, altri rimangono nella speranza di poter fare la differenza, di poter far sentire la loro voce. Ma chi la ascolterà?

Leggi gli articoli precedenti:

Rigassificatore a Vado Ligure: oltre i conflitti, cosa succede veramente?
Un rigassificatore spaventa la Liguria (e non solo). Ma cos’è e a cosa serve?
Conoscere per reagire. Gas: mercato, consumi e limiti
Rigassificatore di Vado Ligure: i sì della politica e i no dei cittadini
Nave rigassificatore: ecco i possibili impatti sul mondo marino

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