7 Nov 2023

CivICa: operatori e istituzioni culturali per un nuovo senso del “noi”

Tra il 2018 e il 2020 la Fondazione Compagnia di San Paolo ha promosso CivICa, un programma per favorire il lavoro di operatori, operatrici e istituzioni culturali che rispondono ai bisogni civici di una società in rapida evoluzione. Da Torino ad Asti, ma anche fuori dei confini regionali, sono stati tanti i progetti che hanno ravvivato con nuove idee e nuove pratiche il tessuto sociale e culturale del territorio.

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Come possono gli operatori, le operatrici e le istituzioni culturali rispondere a quei bisogni civici che cambiano al ritmo dell’evoluzione della società? Quali innovazioni di prodotto, processo o servizio richiedono questi bisogni civici? Qual è il rapporto potenziale tra la cultura e l’innovazione civica? Tra il 2018 e il 2020 la Fondazione Compagnia di San Paolo ha cercato risposte a queste domande con un programma chiamato CivICa – progetti di cultura e innovazione civica, articolato in due bandi e una comunità di pratica.

I bandi, aperti a partenariati di soggetti pubblici e/o privati, e la comunità di pratica, animata dai soggetti vincitori dei bandi, hanno perseguito l’obiettivo di avvicinare il sistema culturale al concetto e alla pratica dell’innovazione civica, attraverso il sostegno di progettualità culturali capaci di contribuire alla risposta di precisi bisogni civici.

IL PRIMO BANDO

Il primo bando viene pubblicato nel 2018. Come avviene di frequente per le prime edizioni sperimentali, si tiene volutamente lasca la specificazione dei temi e delle possibili declinazioni progettuali, in modo da rendere più libera l’espressione delle istanze e la proposta di pratiche possibili. Il bando del 2018 non fornisce dunque una definizione netta di innovazione civica e di bisogno civico, ma ne riporta solo alcuni esempi, come il miglioramento della convivenza e della coesione sociale, della qualità della cittadinanza, il contrasto alle discriminazioni, l’aumento della consapevolezza dei diritti civili e sociali.

civica

Nonostante ne venga sottolineato il carattere esemplificatorio e non esaustivo, la maggior parte delle proposte progettuali pervenute segue pedissequamente il campo operativo degli esempi e si suddivide in due macrocategorie: proposte culturali destinate a soggetti in condizioni di fragilità economica e sociale, più tangenti bisogni socio-assistenziali che civici, e progetti di allargamento della base sociale dei consumi culturali che restituiscono il capitale di competenze sedimentato sul territorio grazie ad Open, un programma precedente sullo sviluppo della domanda culturale e la diversificazione dei pubblici della cultura.

IL SECONDO BANDO

In preparazione del secondo bando, pubblicato nel 2019, si decide dunque di esplicitare una definizione precisa di bisogno civico, messa a punto grazie al supporto dell’agenzia di trasformazione culturale CheFare, senza inserire esempi di declinazioni pratiche della definizione. Il bando parla di bisogni civici come “l’insieme delle spinte e delle richieste di allargare e innovare la definizione condivisa di comunità e di identità collettiva, da definizione identitarie tradizionali, particolaristiche, circoscritte, con un perimetro chiaro e, quindi, al fondo esclusive, a nuove versioni allargate, composite, complesse e quindi, più inclusive”.

Come conseguenza della definizione proposta, nelle progettualità della seconda edizione la cultura travalica le sue accezioni più letterali per spingersi verso pratiche di innovazione civica che rispondono a bisogni basati su evidenze empiriche. Le due edizioni del bando finanziano 30 progetti in totale, di durata minima di 18 mesi, nel 50% dei quali sono coinvolte anche pubbliche amministrazioni. Nonostante i bonus previsti per la partecipazione di istituzioni culturali, queste ultime invece non rispondono in numero elevato alla chiamata.

Il programma CivICa si è concluso nel 2020 e ha lasciato un’importante eredità concettuale e di pratiche che si è evoluta in un nuovo strumento operativo

I PROGETTI

I progetti si caratterizzano per una interessante eterogeneità: dall’Associazione Kallipolis che, con il progetto Urrà, porta residenze artistiche in contesti di edilizia residenziale pubblica in quattro aree periferiche di Torino; all’Accademia Nazionale di Medicina di Genova che, con il progetto Self Portrait, promuove il dibattito pubblico sul fine vita attraverso l’arte e la cultura, formando anche 900 operatori sanitari sul testamento biologico.

Ci sono anche progetti di ricerca azione come la Mappatura della felicità civica, condotta dall’Associazione Nessuno, che mette a punto un modello di misurazione del benessere psicologico, della qualità della vita e della relazione con il territorio, basato su 12 indicatori, e lo testa nel quartiere di San Salvario di Torino, per poi estenderlo a tutti gli altri quartieri della città, restituendo una visione inedita del benessere e del malessere cittadino, utile anche all’orientamento di politiche pubbliche.

Diverse altre organizzazioni avviano dei processi di comunità che culminano, poco dopo, nell’apertura di presidi civici e culturali come BeeOzanam a Torino, grazie all’APS OrtiAlti, o l’ex vivaio del Comune di Genova, grazie all’APS Alle Ortiche. Nella seconda edizione aumentano anche i progetti di immaginazione civica, tra i quali Visionari 2030, proposto dalla Fondazione Giovanni Goria, che coinvolge i cittadini e le cittadine di Asti e Alessandria in 10 laboratori per l’elaborazione di visioni comuni condivise con le pubbliche amministrazioni.

civica2

Data l’eterogeneità dei progetti finanziati, la comunità di pratica diventa laboratorio di costruzione di senso. Viene gestita dall’agenza di trasformazione culturale CheFare insieme a Paola Sabbione della Fondazione Compagnia di San Paolo. Negli incontri della comunità di pratica le organizzazioni raccontano gli avanzamenti, le criticità e le potenzialità dei loro progetti. Le specificità territoriali e valoriali di ogni progetto vengono osservate in relazione al “noi” al quale ci si riferisce, a quella comunità o identità collettiva per la quale si sta lavorando. E così avviene quella “cross-fertilization”, quello scambio che culmina in operatività e riflessioni incrociate, ma soprattutto nella costruzione di paradigmi concettuali e operativi comuni in un campo, quello dell’innovazione civica, ancora poco battuto.

Il programma CivICa si è concluso nel 2020, con rallentamenti e alcune modifiche progettuali dovute alla pandemia. Ha lasciato un’importante eredità concettuale e di pratiche che si è evoluta in un nuovo strumento operativo: le Linee guida per la partecipazione civica attiva, promosse dalla Missione Favorire partecipazione attiva della Fondazione Compagnia di San Paolo, che rilanciano l’innovazione civica come fattore abilitante per favorire nuova cittadinanza attiva, la quale non solo può rispondere ai bisogni, ma può contribuire e contribuisce già alla creazione di un contesto ricco di opportunità per l’individuo e la collettività, per un “noi” che è in continua evoluzione.

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