16 Gen 2024

La Via del Cambiamento: Ermanno e Katia ci raccontano perché partecipare a questo percorso

Tra qualche settimana comincerà, prima a Marcon (VE) e poi a Bettola (PC), il percorso de La Via del Cambiamento. Se avete ancora dubbi sul partecipare leggete le testimonianze di Katia Prati ed Ermanno Salvini, membri della comunità di Tempo diVivere, che raccontano i principi e gli ideali che stanno alla base di questo cambiamento personale necessario anche per cambiare il mondo intorno a noi.

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Piacenza, Emilia-Romagna - Nel corso degli ultimi mesi vi abbiamo più volte parlato de La Via del Cambiamento – Circleway Academy, la prima accademia ispirata alla Via del Cerchio in Europa. In attesa dell’inizio del nuovo anno che partirà a breve – il 20-21 gennaio a Marcon e il 27-28 gennaio a Tempo di Vivere a Bettola – abbiamo raggiunto Katia Prati ed Ermanno Salvini, entrambi fondatori e residenti della comunità Tempo di Vivere. Se avete ancora dubbi sul vivere un’esperienza come quella proposta da La Via del Cambiamento, lasciatevi trasportare dall’armonia delle loro parole, dalla serenità delle loro voci e dalla forza dei principi che li ispirano e che ispirano questo percorso di cambiamento. 

Manitonquat, a cui vi ispirate, ha cercato di sviluppare un modo di vivere basato sui principi de La Via del Cerchio, con l’intento di vederlo adattato ai nostri giorni, per coesistere e essere indipendente rispetto al sistema, diventare autosufficiente. Quanto è importante portare avanti questa visione?

Katia: Noi ci siamo molto ispirati alla visione e ai valori di Manitonquat per ritornare a un senso di umanità che va nella direzione opposta rispetto ai sentimenti di separazione, competizione e divisione che sembrano pervadere le società moderne. Anche la nostra scelta di cambiare modalità di vita, creare un esempio di ispirazione e un luogo dove poter respirare valori differenti, è partita da lui, dalla lettura dei suoi libri e in seguito si è rafforzata conoscendolo di persona e con i Summercamp de La Via del Cerchio. Una delle malattie più grandi della nostra epoca è l’isolamento, credere di dover fare tutto da sé, atteggiamento che genera una spinta a una ricerca disfunzionale di autonomia.

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Katia Prati

Preferiamo sacrificarci piuttosto che cercare un sostegno, anche economico, tra familiari o amici. Siamo spinti a chiederlo a una banca o a una finanziaria in nome di quell’autonomia elevata a falso valore che, in realtà, spinge verso una forte dipendenza dal sistema. Parlarne, portare l’attenzione e rimettere nella pratica questi valori è fondamentale per la nostra vita. Dobbiamo reimparare da zero, non siamo più abituati né all’ascolto profondo di noi stessi, né all’ascolto degli altri, perché l’ambiente esterno non stimola ad affidarci alla nostra autenticità né a chi ci è vicino. Riportare nella quotidianità questi valori può fare la differenza. 

Perché secondo voi il sistema ha preferito avallare questo pensiero contribuendo così a peggiorare la nostra qualità di vita?

Ermanno: Credo che ci sia la voglia di creare disunione, dividere, dimenticare che siamo qui, ognuno con una propria funzione, ma nell’unica direzione che è quella dettata dalla Vita e non dal tornaconto. Un maggiore isolamento comporta la possibilità di un maggiore controllo e quindi, di fondo, una maggiore dipendenza. Story [soprannome di Manitonquat, ndr] diceva: «Insieme non c’è niente che non possiamo fare, ma da soli tutto diventa difficile». Con la solitudine aumentano le paure che creano maggiori divisioni tra le persone, dando vita a una società personalista e individualista all’interno della quale ognuno deve difendere sé stesso e ciò che gli appartiene; una difesa del proprio che diventa anche energivora. La disunione diventa più facile da controllare. 

La Via del Cambiamento è la vostra proposta come cammino di evoluzione personale e spirituale calato nella pratica. Perché una persona in cammino, tra i tanti percorsi, dovrebbe scegliere proprio questo?

Katia: Tutti si riconoscono nelle teorie dei percorsi di crescita personale, ma nella concretezza della quotidianità bisogna in primis ripulire sé stessi per mettere in pratica i valori a cui ci ispiriamo. I bambini hanno solo bisogni primari, di cui fa parte anche quello relazionale e affettivo, crescendo si impregnano dei condizionamenti e degli esempi degli adulti che diventano il punto di riferimento da imitare. È questa l’origine di tutti i disagi che viviamo e a cui spesso non riusciamo a dare un nome e un principio.

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Ermanno Salvini

La Via del Cambiamento permette di rintracciare il punto in cui è andata persa la comunione interiore con quei valori, per ripulire le macerie che nel tempo si accumulano e riportare alla luce l’autentico sé. Riscoprirsi può essere destabilizzante ed è proprio la forza del gruppo a fare da rete di sostegno, accogliente e capace di proteggere. Negli anni successivi al primo, in cui si lavora sul proprio sé, si porta in dono agli altri ciò che si è scoperto, con uno scambio reciproco, così che il nostro esempio possa essere da stimolo e agevolare gli altri. 

Ognuno di noi ha una chiave di accesso diversa e usare più strumenti permette di andare in profondità in modi differenti. Durante il percorso si alternano momenti di contatto con le parti più profonde tramite visualizzazioni e meditazioni guidate, momenti più esperienziali, altri di creatività intuitiva e di contatto e ascolto del corpo. Una delle parti fondamentali è il lavoro in gruppo in cui ci si confronta all’interno del cerchio, uno spazio protetto e di fiducia. Tra un modulo e l’altro i partecipanti sono suddivisi in piccoli clan seguiti da un facilitatore, che si incontrano per svolgere lavori di insieme e individuali, sperimentare il senso collettivo, coordinarsi, trovare strategie per portarsi verso una concreta azione di elaborazione e cambiamento.

Ognuno di loro a turno sarà leader di questo piccolo clan, sperimentandosi anche nella responsabilità verso sé stesso, verso gli altri, focalizzando le azioni verso un intento comune. La Via del Cambiamento permette di lavorare sulla comunicazione empatica, la gestione dei conflitti, l‘espressione dei bisogni. Quest’ultimo aspetto può sembrare semplice, ma non lo è. Anche in comunità non è facile esprimere i propri bisogni, ognuno di noi ha condizionamenti e indossa maschere che non permettono di essere davvero in contatto con noi stessi e, spesso, la paura del giudizio o di un non riconoscimento ci limita. Scegliere la Via del Cambiamento significa proprio questo, avere la possibilità di scoprirsi nella propria autenticità.

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Alcuni partecipanti a La Via del Cambiamento
Qual è l’apporto che un percorso di questo tipo può dare alla nostra società?

Ermanno: Lo scopo per cui è nata La Via del Cambiamento è di accompagnare le persone al contatto con la parte vera di sé, ma anche aiutare a comprendere i doni e talenti che ci caratterizzano e ci rendono unici. Quando li scopriamo comprendiamo la nostra vera direzione. Faccio un esempio. Una persona che ha partecipato al primo anno del percorso ha scoperto una nuova passione che ha trasformato in qualcosa di più. Grazie ad un’intuizione ha rivisitato il proprio lavoro, la designer d’interni, in un accompagnamento per chi ha difficoltà nel lasciar andare, dandogli uno scopo che si rivolge a un significato più ampio. Per farlo si è svestita di tutte le convinzioni e delle paure che ha sempre pensato di avere, per dare spazio ad una nuova sé. 

Le persone che tendono a rivolgersi a La Via del Cambiamento si stanno rendendo conto della necessità di invertire la rotta rispetto alla direzione assunta dalla società attuale. Persone che, pur con progetti diversi, condividono valori comuni e camminano lungo un percorso che crea comunità, solidarietà e inclusività. Vi porto un altro esempio. Un partecipante che ha una figlia disabile sogna una realtà di inclusione e lavora su sé stesso sperando che questo possa essere di beneficio per altre famiglie che vivono a contatto con la disabilità. A volte si pensa che partecipare a un percorso come La Via del Cambiamento significhi annullarsi e uniformarsi. È proprio l’opposto. Ci annulliamo quando non siamo a contatto con chi siamo davvero e questo ci rende influenzabili, sia dall’esterno sia dalle parti disfunzionali di noi.

Una delle parti fondamentali è il lavoro in gruppo in cui ci si confronta all’interno del cerchio, uno spazio protetto e di fiducia

Avete notato dei cambiamenti importanti in chi ha deciso di vivere questo percorso?

Ermanno: In quasi tutti si nota una maggiore sicurezza in sé stessi. Spesso i cambiamenti vengono sabotati da una serie di paure, ci si creano ostacoli e alibi. Ho notato, invece, un approccio diverso nell’opportunità di darsi la possibilità di provare. Anche in chi ha figli c’è stata un’assunzione di responsabilità notevole, comprendendo che essere genitori significa in primis essere d’esempio. Così come abbiamo notato dei cambiamenti nelle relazioni e una presa di coscienza importante: se non siamo noi a cambiare, non sarà il mondo fuori di noi a farlo. Questo non significa diventare altre persone, ma riscoprirsi nella propria autenticità, abbandonando certe pretese e vivendo con un maggiore rispetto di noi. 

A chi è ancora indeciso/a se partecipare, quale suggerimento volete dare?

Katia: Se la nostra proposta vi risuona è preferibile non dare ascolto alla testa che è sempre pronta a porre dubbi e limiti. Suggerisco di lasciare spazio all’intuito. È possibile partecipare ai primi due moduli senza vincoli per il resto del percorso. Siamo molto flessibili e aperti, abbiamo trovato diverse soluzioni con chi desiderava partecipare e aveva difficoltà. Quando lo si vuole davvero, le soluzioni si trovano sempre. 

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