2 Feb 2024

Arriva la nave da crociera più grande al mondo: ecco quanto inquina e quanto spreca

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Prosegue la nostra inchiesta di approfondimento sull'impatto delle navi da crociera proprio nei giorni in cui è stata divulgata la notizia del battesimo di quella che sarà la nave da crociera più grande al mondo. Mentre i record di dimensioni e di relativo impatto si susseguono, entriamo dentro a uno di questi colossi per comprendere i consumi, le logiche e gli sprechi che si nascondono dietro gli oblò.

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La corsa alla nave da crociera più grande ha appena raggiunto un nuovo traguardo, proprio mentre la nostra inchiesta va avanti: si chiama Icon of the Seas ed è stata creata per trasportare fino a diecimila persone circa tra passeggeri e personale di bordo. È lunga 365 metri e pesa circa 250mila tonnellate. È costata quasi due miliardi di dollari e al suo interno si possono trovare piscine d’ogni tipo, 40 bar e ristoranti, simulatori di surf e una cascata alta una ventina di metri.

Ma perchè spingersi così tanto in là, creando una nave di queste dimensioni? Il motivo alla base è di natura economica: si ottimizzano i costi fissi delle navi intercettando un numero maggiore di passeggeri e quindi di relativi ricavi. Il numero di personale dell’equipaggio di base è infatti lo stesso a prescindere dalla dimensione della nave. Come ha dichiarato il direttore marittimo della Carnival, azienda di punta nel settore delle navi da crociera, a prescindere dalla dimensione «il capitano è sempre uno, la squadra di plancia è sempre una e lo stesso vale anche per la squadra di ingegneri».

navi da crociera icon
NAVE ECOLOGICA? FORSE NO

Costruita da Royal Caribbean, è stata definita la prima nave da crociera ecologica, anche se i dubbi a riguardo sono molti. Ad argomentare la causa è stato infatti dichiarato che la Icon sarà la prima nave dell’azienda a essere alimentata interamente da gas naturale liquefatto (GNL), sia per la navigazione che per le funzioni necessarie alla vita dei suoi passeggeri. Ma se è vero che il GNL riduce di un quarto le emissioni di anidride carbonica, va detto che esso ha come conseguenza diretta il rilascio nell’atmosfera di gas metano, finendo per avere quindi un impatto ancor maggiore sull’intero ecosistema.

E non solo durante la sua navigazione: la nave è predisposta anche per potersi collegare alla rete elettrica dei porti in cui sosta per evitare così di inquinare vicino ai centri abitati, ma solo il 2% dei porti al mondo è in grado di fornire energia a una imbarcazione così grande e con un fabbisogno energetico così ingente. Tuttavia l’impatto non è un problema solo dell’ultima arrivata Icon.

Come riportato infatti da Repubblica, “secondo il Consiglio internazionale per il trasporto pulito, una no profit di Washington, il passeggero di una crociera produce in media 420 chili di anidride carbonica al giorno, mentre se stesse in hotel, aggiungendo i mezzi per spostarsi, ne produrrebbe 81. A questi dati vanno aggiunti i danni alla fauna e flora marina prodotti dalla navigazione”. Un impatto che porta le navi da crociera a essere tra i mezzi per viaggiare più inquinanti al mondo.

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I CONSUMI

Ma quanto consuma una nave da crociera? E come vengono smaltiti questi rifiuti? I dati della Icon non sono ancora pubblici, ma conosciamo quelli della Harmony of the Seas, nave della compagnia Royal Caribbean appena scesa al secondo posto in classifica per le sue dimensioni che può ospitare fino a 5500 passeggeri e 2300 membri dell’equipaggio. Alta 70 metri e lunga 362, la Harmony pesa 60000 tonnellate. Per muovere questo colosso sono necessari tre motori, che a piena potenza consumano 5212 litri all’ora di gasolio, circa 100mila al giorno.

Un’altra voce di consumo stellare è quella dell’acqua. Ogni passeggero ha la possibilità di avere tutti i comfort a disposizione: docce, piscine, lavatrici e molto altro. È stato calcolato che questo genera un consumo medio di acqua di 200 litri al giorno a persona. La Harmony, ad esempio, produce una media di un milione e mezzo di litri di acque reflue al giorno, le quali vengono smistate in acque grigie e nere, le prime derivanti da cucine, bagni e lavanderie, mentre le seconde dai wc.

Nonostante i consumi siano molto elevati, la procedura per la gestione delle acque è complessa e ben regolamentata dalla normativa: entrambe le acque – grigie e nere – vengono mandate a un bioreattore presente sulla nave che ha il compito di filtrare, pulire e verificare il livello di batteri e sostanze inquinanti. L’acqua ripulita può poi essere reimmessa in mare entro 19 chilometri di distanza dalla costa, mentre i restanti solidi filtrati vengono tenuti in serbatoi appositi e smaltiti una volta arrivati in porto.

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I rifiuti solidi vengono invece perlopiù riciclati con diverse percentuali a seconda delle disposizioni delle diverse compagnie e poi scaricati in specifiche strutture portuali designate appositamente alla gestione dei rifiuti marini. Le normative dell’Organizzazione marittima internazionale sono molto precise sulle procedura da seguire: è previsto del personale specializzato che suddivida i rifiuti in quattro categorie, ovvero organico, carta, plastica, vetro e metallo.

UNO SGUARDO DALL’INTERNO

Per comprendere meglio come funziona una nave da crociera, i suoi consumi e le motivazioni che stanno a monte delle decisioni e strategie adottate decido di rivolgermi a chi da anni vive dall’interno queste enormi città gallegganti e le conosce da molto vicino. In particolare conosco Tommaso – nome di fantasia – Food & Beverage Director da oltre dieci anni di una compagnia italiana, il quale mi spiega come funziona l’approvvigionamento e lo smaltimento di rifiuti: «La compagnia per cui lavoro è particolarmente attenta a tutto ciò che è l’impatto ambientale delle proprie navi, dalla riduzione dei consumi di acqua al riciclo dei materiali in tutta la nave, fino all’attenzione di questi ultimi anni per evitare sprechi alimentari».

«Da anni è in corso un miglioramento continuo delle disposizioni interne con alla base la volontà di ridurre al minimo l’utilizzo della plastica, in partciolare usa e getta. Un esempio pratico sono i sacchi che vengono utilizzati per stoccare il materiale nei vari cestini, che da qualche anno sono di plastica molto spessa per poterli svuotare nei contenitori di raccolta interni alla nave, lavare e riusare». Tommaso mi racconta di come tutti gli oggetti di largo consumo in plastica siano stati da qualche tempo aboliti, come bicchieri, posate, cannucce.

La nave è predisposta anche per potersi collegare alla rete elettrica, ma solo il 2% dei porti al mondo è in grado di fornire energia a una imbarcazione così grande

Tutto è di materiale compostabile o riutilizzabile, ma non solo: ad essere state eliminate sono anche le single portion, come le bustine per lo zucchero, quelle di salse e condimenti vari o i classici contenitori dello yogurt. Questi prodotti vengono infatti messi a disposizione degli ospiti in contenitori di vetro che poi vengono lavati e sanificati per poter essere nuovamente riutilizzati.

LA GESTIONE DEI RESIDUI DEL CIBO

Ci sono differenti modalità di gestione dello smaltimento del residuo del cibo e dipendono dalle singole navi e da quanto recenti sono. «Sulle navi di ultimissima generazione, ad esempio, viene fatto un distinguo tra quello che è il soft food e l’hard food. In quest’ultima categoria vengono inseriti ossa, residui di frutta come l’ananas, gusci di molluschi o carapaci di gamberi. Il tutto ha una gestione separata, in quanto riposta in appositi contenitori per poi essere smaltiti a terra come un normalissimo rifiuto».

I soft food invece hanno un processo differente: la parte solida viene separata dalla parte liquida e mentre la prima viene liofilizzata e smaltita a terra, la seconda viene filtrata e trattata per essere riutilizzata a bordo, per esempio per produrre vapore laddove serve o per i lavaggi di servizio, piuttosto che per la pulizia dei ponti esterni. «Questo è un modo per riciclare anche acqua, che è un altro degli obiettivi della compagnia: limitare il più possibile il consumo idrico. Mentre le navi meno recenti hanno internamente dei biodigester, ovvero macchinari che tritano gli alimenti interamente per poterne ridurre il volume».

Articoli ICC

Tommaso mi racconta anche di come le politiche delle navi da crociera sono cambiate in questi anni: «Qualche anno fa i clienti cercavano opulenza e cibo a ogni ora. Oggi la situazione è cambiata: le quantità vengono misurate e a ogni spreco si calcola con le opportune bilance i quantitativi andati inutilizzati per poterne tenere conto durante i rifornimenti successivi. Il mio lavoro si basa sul miglioramento costante dei quantitativi per evitare sprechi ed eccessi non necessari».

Per andare in questa direzione da qualche anno sono stati tolti i cibi a buffet dei pasti principali, che sono stati sostituiti con il servizio al tavolo. Elemento interessante è anche l’accordo stipulato tra i banchi alimentari di alcune città italiane e non e la compagnia, che prevede che in casi di inutilizzo di cibo, esso possa essere donato.

Ma tutte queste attenzioni non sempre sono sufficienti per eliminare gli sprechi e ridurre i consumi e l’impatto della nave: «Gestendo tratte differenti in diversi momenti dell’anno, le persone con cui ci troviamo a interagire sono molto eterogenee tra loro. Una parte di essa è mediamente più consapevole e attenta a differenziare in maniera corretta i rifiuti che produce. Non spreca cibo, richiedendo solo ciò di cui ha necessità».

C’è poi però, secondo Tommaso, anche una parte meno consapevole e attenta: «In questo caso i consumi aumentano, ci troviamo a dover intervenire per docce lasciate aperte o luci accese. Viene ordinato a tavola ogni piatto a disposizione nel menù, proprio perché gratuito e quindi disponibile. Alcune compagnie in questi casi usano richiedere costi aggiuntivi a carico del cliente per disincentivare comportamenti simili».

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Il messaggio di Tommaso è chiaro: le compagnie sanno di avere un impatto importante e cercano, chi più chi meno, di agire per provare a ridurlo. Ciò che manca è una consapevolezza maggiore da parte delle persone – in particolare italiane – che decidono di viaggiare su queste navi, che non dovrebbero accontentarsi del ruolo di “consumatori mordi e fuggi” all’interno delle navi e diventare guardiani esigenti affinché le compagnie siano spinte a migliorarsi, riducendo ancor di più il loro impatto sugli ecosistemi in cui si trovano a interagire.

Fonti:
www.corriere.it/foto-gallery/scienze/16_maggio_21/harmony-of-the-seas-nave-record-anche-emissioni-inquinanti-4df797aa-1f30-11e6-8875-c5059801ebea.shtml
www.repubblica.it/esteri/2024/01/30/news/icon_crociera_piu_grande_al_mondo_usa-422013359/?ref=RHLF-BG-P17-S1-T1
www.ilpost.it/2024/01/30/economia-navi-da-crociera-icon-of-the-seas/?homepagePosition=8
www.qualenergia.it/articoli/20170906-uno-dei-posti-piu-inquinati-al-mondo-la-nave-da-crociera/
www.crociere.com/blog-viaggio/ambiente-e-crociere-quali-compagnie-si-battono-per-lecologia-e-contro-linquinamento-2-2/
www.linkiesta.it/2022/11/impatto-ambientale-navi-crociera/

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