Civico 25: una pizzeria e un’accademia della pizza per giovani con disabilità
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Ravenna, Emilia-Romagna - Oggi vi racconto la storia di Eugenio, un uomo che ha scelto di seguire una strada diversa in un settore – quello della ristorazione – spesso caratterizzato da convenzioni e modelli predefiniti. La sua storia infatti va controcorrente e rappresenta un esempio d’innovazione, sfidando le norme per abbracciare un ideale di inclusione e valorizzazione delle diversità.
Titolare del Civico 25 a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, Eugenio si appresta a rivoluzionare il suo locale: dal 1° maggio di quest’anno infatti, il Civico 25 si trasformerà in “Civico 25 – Il Gusto dell’Inclusione“. Qui persone con sindrome di Down entreranno a far parte dello staff, contribuendo a creare un ambiente accogliente e stimolante. Ma non si tratterà solo di un’attività ristorativa: nascerà anche un’accademia della pizza, dove la formazione e l’apprendimento diventeranno strumenti per costruire un futuro migliore.

Ogni volta che parlo di progetti di inclusione lavorativa spero che non suscitino scalpore, perché l’idea che anche le persone con disabilità possano lavorare e contribuire attivamente alla società non dovrebbe essere vista come un evento eccezionale. Purtroppo nella nostra cultura le categorie cosiddette fragili sono spesso percepite come un peso, mentre in realtà possono rappresentare un valore aggiunto. Quando non si parlerà più di progetti di inclusione come casi virtuosi, allora si raggiungerà un traguardo fondamentale: l’abbattimento delle barriere e delle distinzioni, un avvicinamento che permetterà di riconoscere il valore di ogni individuo.
Oggi, sebbene siamo più informati sulle disabilità rispetto al passato, assistiamo a inquietanti passi indietro su molti aspetti. I tagli ai fondi e le limitazioni delle opportunità continuano a contribuire a un divario sociale inaccettabile, negando a chi ha una disabilità le stesse possibilità di chi non ne ha. Progetti come quello di Civico 25 dovrebbero proliferare e diventare parte integrante del tessuto economico e sociale, alimentando una cultura antiabilista – cioè che combatte i pregiudizi nei confronti della disabilità – e promuovendo un cambiamento profondo nella nostra società. Oggi più che mai abbiamo bisogno di storie come quella di Eugenio, che ci ricordano il potere della diversità e l’importanza dell’inclusione.
Cosa ti ha spinto a dar vita a Civico 25?
Quando avevo quindici anni mia mamma mi disse che aspettava un fratellino. Oggi io ho cinquantasei anni. Quando nacque mio fratello, mia madre mi disse che era un bambino con la sindrome di Down e che avrei dovuto stargli molto vicino. Crescendo, mio fratello Vittorio insegnava a me tanto e mi dimostrava che riusciva a creare cose che io stesso non riuscivo mai a fare. Più grande ho incominciato a lavorare nella ristorazione, avevo circa sedici anni e vedevo che in questo settore non c’erano ragazzi con disabilità e mi chiedevo come mai.

Chiedevo spesso ai titolari perché non prendessero a lavorare qualche ragazzo con disabilità e la risposta era: “Ma secondo te, se prendo un ragazzo con disabilità, tu sai quanti problemi mi crea? E poi guardati in giro: se nessuno lo fa, vuoi che lo facciamo noi?”. Da quel giorno il mio più grande sogno è quello di realizzare qualcosa che potesse dimostrare a tutti che si sbagliavano. Crescendo sono diventato responsabile di gestione di molte strutture ristorative, ma la risposta era sempre la stessa. Da quando ho iniziato a inseguire questo grande sogno sono caduto cento volte, però mi son sempre rialzato guardando ogni sconfitta come un’opportunità. Perché questo obiettivo è sempre stato più grande della mia realizzazione personale.
Quando parlo a mio fratello del nuovo progetto gli si illuminano gli occhi, perché intravede in tutto questo uno stimolo. È proprio questo che mi spinge, non mi interessa niente di me stesso, ma solo di essere un punto di riferimento per i tanti ragazzi e ragazze che hanno bisogno di essere stimolati e apprezzati. Abbiamo e hanno passato tante difficoltà e penso che bisogna voler bene a queste persone che devono realizzarsi diventando quanto più autonome possibile. Mi son voluto mettere in gioco cercando di scalare questa montagna e spero ci sia tanta solidarietà, come durante l’alluvione, quando tanti ragazzi ci hanno aiutato con il cuore e con le mani.
Perché hai scelto Castel Bolognese come location?
Nel 2020 la mia storia professionale ebbe uno stop improvviso: ero consulente nella gestione operativa di una grossa struttura in provincia di Ravenna e fui licenziato durante il Covid. A quel punto mia moglie e io decidemmo di rimboccarci le maniche e nel momento peggiore trovammo il coraggio per avviare un’attività di hamburgheria e pizzeria – anche con consegna a domicilio, visto il periodo – sulla via Emilia. Era il 20 giugno 2020 e da allora di strada ne abbiamo fatta parecchia. Anche perché nella mia testa non si è mai placato il sogno di un’attività insieme ai ragazzi con disabilità.

Qualche anno dopo chiedemmo un finanziamento per aumentare il livello della qualità del cibo e del locale, ma l’attrezzatura nuova giunse il giorno prima del disastro climatico del maggio 2023 e chiaramente fummo costretti a buttar via tutto. Durante quei giorni di alluvione il mio mondo era sprofondato e pensai più volte di chiudere l’attività, ma quel sogno tornò a spingermi e mi diede parecchia forza con cui ripartire.
Il locale però era piccolo per poter creare il nuovo progetto; dunque, mi guardai attorno e sulla linea Imola-Castelbolognese-Faenza cercai varie soluzioni. Alla fine, come una manna dal cielo, trovai un locale che si sposava perfettamente con la mia idea: molto spazioso e in una zona residenziale piuttosto sicura e tranquilla, che potesse offrire serenità anche ai ragazzi impegnati al lavoro. La nuova struttura potrà far accomodare 80 persone all’interno e 80 all’esterno.
Puoi spiegare meglio come il progetto Civico 25 intende contribuire all’inclusione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro?
Fino all’effettiva apertura al pubblico prevista per il 1° maggio, nel locale funzionerà l’Accademia della Pizza, da me gestita e condotta, che vede all’opera i primi ragazzi che stanno imparando “sul campo” i vari lavori. Stanno già cominciando a fare tirocinio, così al momento dell’avvio saranno totalmente a proprio agio e pronti all’impiego. La scuola oggi sta svolgendo un ruolo importante per questi ragazzi, anche perché lì si sentono accolti e protetti.
Ma quando finiscono il periodo scolastico si apre un vuoto pazzesco e il buio rischia di escluderli dalla società, senza considerare l’aspetto del bullismo e dell’emarginazione che spesso provocano disabilità. Il mio obiettivo, oramai la mia ragione di vita, è tentare il tutto per tutto affinché si possa realizzare un mondo migliore, in cui per le persone con disabilità ci sia spazio effettivo in cui vivere in pienezza, a livello sia umano che lavorativo.

Quali competenze specifiche speri che i partecipanti all’Accademia acquisiscano durante il loro percorso formativo?
L’autonomia è il primo traguardo: insegnare a realizzare un loro futuro. Spero che molte pizzerie possano capire quanto valgono e inserirli nella loro attività. Ho insegnato a lavorare a molti ragazzi nella ristorazione: camerieri, chef, pizzaioli e tanti altri. Sono sempre stato molto legato al mondo della disabilità tramite mio fratello e ho conosciuto parecchie persone con disabilità che mi hanno sorpreso con la loro capacità di lavorare. Nel mio progetto c’è anche posto per i ragazzi che sono stati vittime di bullismo.
In che modo questa nuova realtà intenderà coinvolgere la comunità locale?
La comunità di Castel Bolognese è molto vicina a questo progetto: con il sindaco abbiamo parlato molto e mi hanno dato tutta la loro vicinanza. Io sono a stretto contatto con le varie associazioni del territorio che si occupano di disabilità, ma anche con molte strutture in cui vengono gestiti questi ragazzi per poi mandarli a svolgere un tirocinio. Questo per me è un grande aiuto. La solidarietà di un paese come Castel Bolognese è meravigliosa.
Quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine e come speri di vedere il progetto evolversi nel tempo?
Civico 25 andrà avanti con passione per raggiungere traguardi emozionanti. La pizza è la prima cosa che ha un grande valore e sapere che loro possono realizzare un impasto, una guarnizione, formare e sfornare mi dà speranza nella riuscita. Spero di essere d’esempio per altre pizzerie del territorio e spero di riuscire in futuro ad aprire un albergo gestito completamente da persone con disabilità.
Quando finiscono il periodo scolastico per questi ragazzi si apre un vuoto pazzesco e il buio rischia di escluderli dalla società
Che messaggio vuoi dare ai giovani che parteciperanno all’Accademia e a coloro che stanno cercando opportunità di lavoro?
Ai ragazzi che fanno l’accademia dico che realizzare un loro sogno non è difficile, perché nella vita sono altre le cose difficili. Basta volerlo e mettere tanto amore in ciò che si fa. A molti ragazzi in generale dico: basta al bullismo, basta alla violenza, basta alla cattiveria e soprattutto guardate le persone con il cuore e non con gli occhi.
Hai in mente di collaborare con altre organizzazioni o istituzioni per ampliare l’impatto di Civico 25?
Sì, ho già parecchie richieste di collaborazione. Sono davvero tante le persone che mi stanno contattando e questo è un buon segno.
Come intendi raccogliere feedback dai partecipanti e dalla comunità per garantire la sostenibilità e il miglioramento continuo del progetto?
Dichiarare a noi stessi e all’altro lo scopo costruttivo di questo progetto meraviglioso. Essere aperti alle loro idee, condividere i traguardi dei ragazzi, per instaurare un rapporto solido con la comunità. Promuovere cambiamenti positivi. Saper ascoltare la voce dei propri clienti.
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