Tony Rocchetta, l’ultimo custode dei grani antichi in Sicilia
Appassionato di biodiversità e tradizioni agricole, Tony Rocchetta sta dedicando la sua vita alla conservazione di uno dei grani antichi siciliani, la Chiattulidda, una varietà locale diffusa nella costa sud vicino Licata.

«Sono cresciuto nell’epoca della transizione tra l’antico e il moderno. Coi miei nonni fino a vent’anni fa facevamo il pane in casa, conservo tanti ricordi con loro. Mio nonno mi mostrava i campi assolati di grani antichi e mi diceva che il grano era l’oro della terra. Solo crescendo ho compreso appieno il significato di queste parole. Per quanto mi fossi allontanato da certe loro abitudini – e ne sentivo la mancanza – era vivo il ricordo e la memoria».
Tony Rocchetta, agricoltore custode, racconta così la sua passione per la terra e per i grani antichi, venuta su quasi per caso in una regione – la Sicilia – che detiene il 50% dell’agrobiodiversità. Dal 1927 esiste anche la stazione consorziale sperimentale di granicoltura di Sicilia, un banco di semi antichi tipici dell’isola che ha certificato anche la Chiattulidda, il grano antico della zona di Licata che Tony ha riscoperto. Attraverso il passaparola tra anziani signori del paese, è riuscito a recuperarne due chili, ha iniziato con la semina a mano per mantenerne la purezza, come si faceva una volta senza mezzi meccanici, e da allora non si è più fermato.

Alla scoperta della Chiattulidda, uno dei grani antichi di Sicilia
«In pochi ci credevano. Da 2 chili sono arrivato a una produzione vera e propria di 6.000 chili all’anno. Ho anche inventato un formato di pasta secca a forma di Sicilia – i Siciliani – che sto brevettando, con cui racconto un territorio e un’isola. Un messaggio universale. Si trova in qualche punto vendita di Licata, presto verrà venduta online e viene usata anche in alcuni ristoranti a Milano. Ma non voglio pensare in grande per non perdere l’artigianalità della produzione», sottolinea Tony.
Come altre varietà di grani antichi, anche la Chiattulidda non ha bisogno di chimica di sintesi grazie a un’evoluzione millenaria naturale che le ha permesso di adattarsi al clima e al terreno. La resa è minore rispetto ai grani moderni, ma i profumi, le proprietà organolettiche e la qualità del glutine non hanno confronti. «Il progresso ha portato a farine che creano intolleranza e infiammazioni all’intestino – continua Tony – eppure ancora in tanti si dimostrano scettici sulle qualità dei grani antichi. Io sposo l’innovazione con il recupero delle tradizioni e del patrimonio genetico. Purtroppo però non mancano le criticità, sono prodotti di nicchia, hanno un costo e con le multinazionali non è semplice competere».
In Sicilia si contano circa 52 varietà di grani antichi, come fosse un continente per morfologia del territorio, microclima e biodiversità
Se è vero che si tratta di grani molto resistenti – l’anno passato, a causa della siccità in Sicilia, la produzione di grano moderno è stata azzerata mentre i grani antichi hanno prodotto quantità più modeste – è complicato gestire le spese di filiera rispetto al prodotto industriale che ha costi minori.
«Io ho una forza in più perché ho una piccola azienda agricola e altre entrate. Ho sempre cercato di creare un circuito, io faccio il grano, un mulino della zona mi aiuta e con il forno Santa Rita riesco a chiudere la filiera. Penso ad un’organizzazione all’interno di una stessa comunità che permetta di chiudere la filiera, la possibilità di creare consorzi, a cui donare i semi, per lavorare insieme seguendo metodi antichi e un disciplinare senza chimica di sintesi».
I grani antichi sono il DNA di un popolo
Tony ha realizzato il campo di moltiplicazione del seme della Chiattulidda a Licata, ha distribuito semi a enti di ricerca importanti, ha creato anche i food camp con più di 20 varietà e smista semi a chiunque abbia voglia di ripopolare la Sicilia di grani antichi. Nell’isola si contano circa 52 varietà, come fosse un continente per morfologia del territorio, microclima e biodiversità. La Chiattulidda, ad esempio, si chiama così perché è lunga e piatta. Ogni varietà di grano è il dna di un popolo.

La Chiattulidda si è adattata alle zone costiere e il suo ciclo di grano è molto più precoce rispetto ad altre varietà che crescono in collina o in montagna. In zone costiere e aride come Licata, la spiga si protegge e si fa più alta e piatta, mentre altre varietà come il margherito, che cresce in collina o montagna, hanno una spiga più grossa che si adatta a temperature più rigide e fredde. «Il grano si è adattato a queste intemperie millenarie e l’essere umano al grano, in base al cibo le popolazioni si sono adattate all’ambiente. È questa la vera saggezza», sottolinea l’agricoltore custode.
La tradizione dei grani antichi tramandata a grandi e piccoli
Una saggezza che Tony cerca di condividere con piccoli e grandi in contesti diversi. Ai bambini delle scuole propone attività didattiche che raccontano l’intero percorso, dalla raccolta del grano, alla lavorazione, fino all’ottenimento delle farine per fare pane e pasta, per comprendere il valore del cibo e restituire l’importanza dei gesti e dell’origine delle cose. «Spesso i bambini mi dicono che la pasta nasce al supermercato».
Con gli adulti – presso il giardino della Kolymbetra, all’interno della Valle dei Templi, dove ad anni alterni si semina il grano – Tony ha sparso i semi della Chiattulidda raccontando tutte le fasi fenologiche del grano. Nella sua azienda ha costruito anche un agriteatro, il primo teatro agricolo, dove riunisce persone di tutte le età e le provenienze. «Ho attrezzato una piccola cucina e organizzo le social table, ognuno prepara il proprio piatto e ci si scambia le esperienze. La Sicilia non è solo territorio ma anche stili di vita, mentalità, dialetto. Porto avanti con amore questo mio percorso per avvicinare i giovani a un mondo ormai lontano».

«Quando vado nelle scuole non dico loro che bisogna fare l’agricoltore, sono necessari tanti lavori per creare insieme un’economia che contrasti l’evoluzione, non sempre positiva, che stiamo vivendo. Cooperando si possono fare grandi cose anche guardando al passato. Serve solo aiutarsi di più tra noi», conclude Tony. Di recente ha pubblicato anche il suo secondo libro, “L’Ultimo Custode”, un’opera narrativa e celebrativa, una storia d’amore con il grano della Chiattulidda che dà vita e memoria ai gesti contadini tramandati, alle parole e ai sapori di un’identità genetica, culturale e scientifica di una comunità che ha saputo resistere, evolversi e custodire le proprie tradizioni nel tempo.
Informazioni chiave
- La Sicilia è una culla di biodiversità, qui si conservano semi unici di varietà di grani antichi frutto dell’esperienza millenaria della comunità rurale.
- Seminare questi grani, come fa il protagonista di questa esperienza, consente non solo di mantenere in vita un patrimonio inestimabile, ma anche di contrastare l’agribusiness e contribuire a un’evoluzione che non è solo della terra.
- È attraverso la cooperazione che si possono sviluppare progetti in grado di resistere alle logiche delle grandi multinazionali.
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