3 Marzo 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Parlare per resistere: la lingua sarda come atto di presenza, est spaciada sa bregungia

Spaciada sa bregungia è un progetto che vuole ridare quotidianità alla lingua sarda, un’iniziativa dal basso che guarda alla trasmissione intergenerazionale come garanzia di tutela di un idioma identitario.

Autore: Sara Brughitta
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La lingua sarda rientra fra le lingue a rischio di estinzione. La lingua è infatti un essere vivente e come tale ha un proprio stato di salute. La Treccani in merito ha stilato nove parametri che aiutano a decretare lo stato di salute di una lingua e fra questi c’è il numero di parlanti e nello specifico il numero di parlanti nativi, ovvero madrelingua. Viene quindi spontaneo domandarsi: quanti bambini e bambine oggi apprendono il sardo come lingua madre? 

Nonostante la legge 482 del 1999 in favore delle minoranze linguistiche che riconosce anche la lingua sarda tra le minoranze linguistiche storiche e nonostante anche gli studi nell’Isola sulla pianificazione linguistica la situazione non sembra migliorare, anche perché – come anticipato – la lingua è appunto viva e si evolve con la società, al suo fianco. Come si può allora pensare che sia sufficiente salvare una lingua come il sardo con processi provenienti dall’alto, come quello normativo, quando sempre dall’alto vengono prese misure che assoggettano l’Isola a servitù militari, a speculazione, alla riduzione di una cultura identitaria a mero folklore o al fare di un territorio luogo di consumo turistico?

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Una risposta a tale situazione possono essere le iniziative dal basso come quella di Spaciada sa Bregungia – ovvero, in lingua sarda, è finita la vergogna – la quale prevede l’insegnamento diretto della lingua a bambini e bambine, ma non solo. La finalità è anche quella di insistere sul parlare nel quotidiano la lingua sarda. Atti della vita di tutti i giorni: andare in panetteria e chiedere l’occorrente in lingua sarda, ordinare un caffè al bar in sardo, rivolgersi ai bambini in sardo. Perché affinché il sardo continui a vivere, non basta conservarlo: la lingua deve essere parlata, trasmessa e respirata nella quotidianità.

LIBERARSI DALLA VERGOGNA: ATTI QUOTIDIANI PER L’IDENTITÀ

Spaciada sa Bregungia è un’iniziativa che nasce dalla volontà di alcuni genitori di tramandare e mantenere viva la lingua, consci dell’importanza identitaria di tale atto. I facenti parte all’iniziativa, oltre a trasmettere la lingua alle nuove generazioni, scelgono di rendere il sardo l’alfabeto di una quotidianità consapevole, che guarda al futuro in ottica comunitaria. Il nome richiama infatti un atteggiamento di riappropriazione, intenzione nobile anche perché fra è proprio fra quei vari fattori che influenzano la salute di una lingua, il prestigio culturale che eventualmente la caratterizza.

Sa bregungia deve finire, e per cessarla è necessario riappropriarsi della propria identità

Con la costituzione dello Stato italiano e successivamente con forza con l’avvento del fascismo e delle politiche nazionali del dopoguerra, l’uso esclusivo della lingua italiana venne imposto in ogni ambito della vita pubblica e istituzionale. Basti pensare anche ai programmi di alfabetizzazione trasmessi in televisione negli anni ’60 o al sistema scolastico, che prevedeva l’insegnamento unicamente in italiano, escludendo completamente le lingue locali, spingendo a un’omologazione/assimilazione linguistica che ha messo all’angolo anche la lingua sarda.

Molti sardi delle generazioni over anni ’60 e ’70 raccontano inoltre esperienze che, pur nella loro unicità, rivelano un filo comune: il senso di vergogna instillato fin dalla prima infanzia per il semplice fatto di parlare la propria lingua madre. In quegli anni in cui era più diffuso il fatto che il sardo venisse appreso naturalmente in famiglia, il passaggio alla scuola ha rappresentato un brusco scontro, con un sistema educativo che non solo ignorava la presenza di bambine e bambini madrelingua sardi, ma li poneva prima in difficoltà anche nelle necessità più basilari, come il chiedere di andare in bagno, imponendo poi l’italiano come lingua primaria, più prestigiosa.

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Murale “ha il diritto di parlare la sua lingua” su una parete di Radio Supramonte, Nuoro

L’approccio non era di inclusione né di mediazione: al contrario, la diversità linguistica veniva attivamente repressa, con conseguenze profonde sulla percezione della propria identità culturale. Il senso di inadeguatezza e di vergogna instaurato ebbe poi chiaramente delle ripercussioni nel mondo del lavoro e nell’educazione dei figli. Sa bregungia deve finire e per cessarla è necessario riappropriarsi della propria identità, con iniziative che partono dal basso, in cui i parlanti si interrogano e usano con consapevolezza l’idioma che hanno a disposizione, la lingua sarda.

LINGUA SARDA, LIMBA BIA

Appurato che la nostra lingua non gode di ottima salute, diventa una nostra responsabilità prendercene cura e adoperarci per guarirla, proprio come faremmo con una persona cara. Riflettendo sui parametri stabiliti dalla Treccani per valutare lo stato di salute di una lingua, emerge l’importanza cruciale della trasmissione intergenerazionale. E allora, più la lingua sarda sarà parlata, più si amplieranno i suoi domini sociolinguistici d’uso, permettendole di riconquistare spazi fondamentali nella vita quotidiana, nelle istituzioni, nell’educazione, nei media e persino nei nuovi ambienti digitali come Internet e i social network.

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Volantino di Spaciada sa Bregungia, foto diffusa online

Ovviamente, affinché questo processo sia efficace, deve essere supportato da politiche linguistiche mirate e da strategie di pianificazione a lungo termine. Tuttavia, nessuna legge o iniziativa istituzionale potrà mai bastare senza un cambiamento profondo nel modo in cui i parlanti percepiscono la propria lingua. Diventa necessario quindi riscoprire un atteggiamento di radicamento e fierezza, comprendere che il sardo non è un semplice dialetto da preservare con nostalgia, ma una lingua viva, portatrice di una visione del mondo unica e irripetibile.

La lingua, in conclusione, è molto più di un semplice strumento di comunicazione: è il riflesso della cultura, della storia e dell’identità di un popolo. Molte espressioni in lingua sarda non trovano un vero equivalente in italiano, perché portano con sé sfumature di significato, emozioni e immagini che appartengono solo a questa terra. Preservarle non significa solo custodire un’eredità, ma permettere al sardo di continuare a vivere, evolversi e risuonare nelle voci, nei gesti e nei giorni di chi c’è e sarà.