L’abilismo spiegato a bimbi e bimbe: un libro per creare empatia e inclusione
Un libro che spiega la disabilità e l’abilismo alle generazioni più piccole, per gettare le basi su cui costruire una cultura più accogliente. Abbiamo intervistato la sua autrice Marina Cuollo.

Negli ultimi anni la rappresentazione corretta e sincera delle persone con disabilità ha cominciato a conquistare lo spazio che merita all’interno dei media, della letteratura, dei giochi e del panorama cinematografico. Tuttavia è innegabile che molti libri, giochi e film continuino a perpetuare stereotipi e pregiudizi, “dimenticandosi” di narrazioni autentiche e inclusive che riflettano realmente la vita delle persone con disabilità.
Mi riferisco in particolare alle storie pensate per i più piccoli, che raramente hanno come protagonisti persone con disabilità. Ci avete mai fatto caso? E, se ci pensiamo, sono proprio i più giovani a possedere il potere di arricchirsi e fare proprie determinate esperienze, crescendo insieme a questi personaggi. Per questo motivo la letteratura gioca un ruolo cruciale nel plasmare le percezioni: racconti ben scritti possono educare i bambini promuovendo empatia, comprensione e accettazione, mentre quelli che ignorano le diversità possono rinforzare l’abilismo e la discriminazione.
Ma quali sono i libri per bambini che raccontano la disabilità? Se vado indietro nel tempo e torno bambina, non me ne vengono in mente. Oggi però ai piccoli e agli adulti che li accompagnano nella crescita posso proporre La disabilità spiegata ai bambini e alle bambine di Marina Cuollo, illustrato da Cristina Trapanese ed edito da Becco Giallo. Questo libro si pone l’obiettivo di affrontare tematiche complesse in modo semplice e accessibile, fornendo ai bambini gli strumenti necessari per riconoscere ogni differente espressione dell’essere umano. Anche quelle di chi per muoversi nello spazio e tra le pagine di un libro utilizza una sedia a rotelle, come Azzurra, la protagonista della storia, e Giuditta, la sua carrozzina elettrica.

Quando ho saputo che la mia amica Marina aveva pensato a un modo per spiegare l’abilismo ai più piccoli, ho subito pensato che era un tema da approfondire anche attraverso il mio lavoro, non solo per i bambini e le bambine, ma anche per quelle molte persone adulte che non ne conoscono il significato e così avrebbero potuto scoprirlo in maniera naturale. La cosa che mi ha colpito di più di questo racconto è come viene presentata e accolta questa realtà; questa semplicità mi ha fatto pensare anche a come noi giornalisti spesso raccontiamo le persone con disabilità: a volte siamo i primi a essere abilisti, anche nella terminologia.
Nel nostro lavoro la comunicazione è all’ordine del giorno: raccontare storie per nutrire il mondo, narrare fatti per tenerlo aggiornato e presentare nuovi punti di vista e possibilità per cambiarlo. Ma come raccontiamo le cose semplici? È forse tra i compiti più difficili che ci viene chiesto di affrontare. Ci mettiamo a pensare alle parole giuste da usare, al modo in cui dirle, alla preoccupazione di non sbagliare. In realtà le cose semplici vanno descritte per quello che sono, senza troppi giri di parole, proprio come quando si insegna ai bambini che siamo tutti diversi, che nel mondo ognuno si muove con il proprio modo e il proprio tempo e che tutti siamo esseri umani unici e irripetibili.
Ma torniamo alla storia di Azzurra, perché è proprio uno di quei libri che avrei voluto avere anch’io da piccola, per poterlo regalare a tutti quei bambini che mi facevano i dispetti, che mi prendevano in giro, che non mi invitavano mai alle feste di compleanno. Trovavano nei loro genitori degli alleati perfetti, che non rispondevano alle loro domande, che non spegnevano i loro atteggiamenti con le spiegazioni, ma che stavano in silenzio. Forse proprio i genitori erano proprio i primi ad avere paura della disabilità e a essere abilisti, anche quando questo termine non veniva ancora utilizzato nel linguaggio comune.

Marina Cuollo, attraverso gli occhi di Azzurra, racconta perfettamente questa discriminazione, partendo dalla quotidianità dei più piccoli. Sono proprio loro infatti ad avere l’opportunità di acquisire gli strumenti giusti affinché questa parola – abilismo – non debba più essere utilizzata e soprattutto che non venga più vissuta da molte persone con disabilità.
Ma cosa significa esattamente abilismo? È un termine che descrive la discriminazione e i pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità, un concetto che, sebbene poco conosciuto, permea la nostra società. Spesso le persone disabili sono viste come “diverse” o “meno capaci”: in questo modo vengono perse di vista le loro potenzialità e talenti. Questo libro si propone di smontare queste convinzioni errate, presentando la disabilità come una delle tante espressioni della diversità umana.
Marina, attraverso queste pagine, invita i bambini e le bambine a diventare i sostenitori di ognuno, sottolineando l’importanza del dialogo e dell’ascolto. Questo approccio non solo favorisce la comprensione reciproca, ma contribuisce anche a creare un ambiente inclusivo e più libero dall’abilismo, dove ogni individuo può sentirsi valorizzato per le proprie potenzialità.
Racconti ben scritti possono educare i bambini promuovendo empatia, comprensione e accettazione
Azzurra utilizza la sua carrozzina come strumento, come compagna per farsi aiutare durante la giornata delle idee, una giornata in cui tutti i bambini della classe portano la propria creatività per creare oggetti. Ed ecco che, proprio come succede per un paio di occhiali da vista, arriva il messaggio che un ausilio migliora la qualità della vita, non la limita. Azzurra non è “costretta” sulla propria sedia a rotelle, ma è libera grazie a Giuditta.
La risposta nei confronti di questo lavoro è stata molto positiva, con insegnanti ed educatori che lo considerano un prezioso strumento per affrontare tematiche delicate in aula. Le testimonianze di genitori e bambini, in particolare quelli con esperienze personali di disabilità, hanno evidenziato l’importanza di dare voce a diverse prospettive, contribuendo così a un dibattito più inclusivo e consapevole. Permettere ai più piccoli di comprendere e accettare le diversità è un passo fondamentale verso la costruzione di una società più giusta e inclusiva.
La lettura di questa storia non è solo un’opportunità per apprendere, ma anche un invito a riflettere su come possiamo tutti contribuire a un cambiamento. È fondamentale che le storie siano raccontate da chi vive determinate esperienze in prima persona, affinché la rappresentazione sia autentica e significativa. La narrazione nei libri, nei giochi e nei film deve continuare a evolversi, abbracciando la varietà delle esperienze umane e costruendo un mondo più giusto e accogliente per tutti.
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