7 Maggio 2025 | Tempo lettura: 6 minuti
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La storia di Italcables, l’azienda di Caivano salvata dai suoi lavoratori

Esattamente dieci anni fa l’Italcables è stata salvata dal fallimento dai suoi stessi dipendenti con l’aiuto di Banca Etica. Ecco la storia di questo “workers buyout”.

Autore: Fulvio Mesolella
italcables
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Era la fine di aprile del 2015 quando nasceva la WBO Italcables, in un territorio tanto problematico quanto vitale come quello di Caivano, uno dei centri nevralgici della Terra dei fuochi, dove alligna una forte presenza malavitosa ma allo stesso tempo da oltre un decennio si moltiplicano iniziative di risanamento e di speranza – di alcune di esse ci siamo occupati negli ultimi mesi, come l’associazione Un’infanzia da vivere.

La WBO Italcables si occupa della lavorazione del filo d’acciaio intrecciato a trefolo, adatto a sollevamento o impiegato per il cemento armato precompresso di ponti e traversine di binari. La particolarità di questo progetto imprenditoriale si può dedurre dal nome: WBO infatti è l’acronimo di Workers Buyout, letteralmente “acquisizione dei lavoratori”. Ed è proprio questo: un’azione di salvataggio dell’azienda o di una sua parte realizzata dai dipendenti, che subentrano nella proprietà. 

La storia della Italcables

Tra 2012 e 2013 Italcables Spa era in una crisi contabile che sembrava irreversibile, conseguenza di difficoltà di gestione iniziate con il crollo finanziario del 2008. Si trattava di una situazione che tutti credevano insolubile, poiché l’impresa valeva diversi milioni di euro ma allo stesso tempo era gravata da ingenti debiti. Eppure, grazie allo spirito di collaborazione di dipendenti, operai, impiegati e dirigenti della vecchia società per azioni, nonché alla collaborazione di Banca Etica e della Lega delle cooperative, si è riusciti non solo a ripartire nel giro di un paio d’anni, ma anche a superare la durissima crisi del periodo del Covid, in cui la produzione è rallentata e quasi si è fermata. 

Italcables

Di fronte alla crisi aziendale, dirigenti, impiegati e operai hanno cominciato a studiare come avvalersi della Legge Marcora – la 49 del 27/02/1985 –  che istituisce un fondo destinato alla salvaguardia dell’occupazione. I lavoratori hanno cercato di avere in anticipo in unica soluzione la cifra disponibile per la mobilità – l’attuale Naspi – ottenendo così la fiducia del commissario liquidatore e dei giudici. Mettendo sul piatto i propri TFR, i lavoratori hanno quindi investito nella cooperativa circa 25.000 euro a testa racimolando più di un milione di euro e, col sostegno cruciale di Banca etica, hanno mobilitato il capitale assai superiore necessario alla riapertura.

Secondo un recente report, dal 1987 ad oggi sono state registrate 342 imprese rigenerate dai lavoratori, con il coinvolgimento di oltre 10.00 persone. Lo Stato italiano ha investito circa 230 milioni di euro a sostegno dei workers buy out attraverso la Legge Marcora, ma le imprese recuperate hanno generato un contributo fiscale stimato in oltre 3,3 miliardi di euro, evidenziando un ritorno di circa 15 volte l’investimento pubblico iniziale. Inoltre le imprese rigenerate tendono a essere più resilienti, con una longevità media superiore a quella delle imprese italiane nel loro complesso – 15,2 anni contro 12 anni. Il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella gestione e la forte coesione sociale contribuiscono al successo di queste cooperative.

Il rapporto con Banca Etica

Ed è insieme a Banca Etica che in questi giorni si è festeggiato nello stabilimento di Caivano. Per l’occasione Matteo Potenzieri, presidente della WBO Italcables Società cooperativa, ha ricordato come «il 23 aprile 2015 sia nata la cooperativa WBO Italcables, un sogno che non sarebbe mai partito senza Banca Etica, l’unica banca che ci ha dato fiducia in principio e ha ricoperto un ruolo chiave – insieme agli altri finanziatori – per l’acquisto dello stabilimento».

25.000 €

La quota pro capite investita nel buyout da ogni lavoratore

51 su 60

I lavoratori che hanno partecipato al buyout

6000 metri quadrati

La superficie di fotovoltaico destinata all’ autoproduzione di energia

Un rapporto che continua a durare nel tempo: «È la nostra banca, ne siamo soci, partecipiamo della sua comunità e la sentiamo nostra per i valori che esprime. I workers buyout ci hanno mostrato che la conduzione dell’azienda in cooperativa è di maggiore soddisfazione. Siamo una comunità con i suoi pregi e i suoi difetti e anche se si fa fatica c’è un clima lavorativo migliore. Dobbiamo puntare sulla responsabilità delle persone, sul concetto di cooperazione, affinché ciascuno faccia il proprio massimo per ottenere l’obiettivo comune».

Giuseppe Sottile, responsabile Area Sud di Banca Etica, aggiunge: «WBO Italcables è una storia imprenditoriale che dopo dieci anni ci riempie ancora di orgoglio. Questa operazione si è resa possibile in primis grazie all’impegno e al coraggio delle persone lavoratrici, oggi perlopiù socie. Come Banca Etica, nel 2015, le abbiamo assistite per far partire la neonata cooperativa, anticipando loro l’intera Naspi, che l’INPS avrebbe poi pagato in unica soluzione grazie alla Legge Marcora».

«Abbiamo poi concesso diverse e successive linee di credito all’attività, fino ad accompagnarla negli investimenti, insieme dal principio con Coopfond, CFI e Cooperfidi, nell’ultimo passaggio decisivo, ovvero l’acquisto dello stabilimento con un mutuo fondiario», prosegue Sottile. «Comprare l’opificio ha significato che l’esperienza è andata in porto e tutti i rischi odierni e quelli futuri sono ordinari insiti nella gestione d’impresa».

Italcables

Italcables oggi

Quella che è oggi l’Italcables è il frutto del percorso di una Società per azioni in liquidazione con oltre 60 fra funzionari e operai. Il risultato è stato raggiunto con caparbietà attraverso presidi e occupazioni estenuanti alternati a faticose riunioni intrise di riflessioni e di progressivi impegni. Il traguardo è stato raggiunto da una cospicua parte dell’organico originario, 51 lavoratori.

Oggi questo numero si è ampliato e Italcables dà lavoro a quasi 70 lavoratori, ha oltre 20 milioni di fatturato annui soprattutto in Italia e per un 30-35% verso Francia e Centro America; recentemente ha ridotto l’export verso gli Stati Uniti e quindi non teme i dazi. Con Energred ha creato anche un sistema di produzione autonoma di corrente con pannelli fotovoltaici che occupano circa 6000 metri quadrati, installati sui propri capannoni di circa 25000 metri quadrati, che hanno reso autonomo il complesso industriale che occupa circa 75000 metri quadrati. A testimonianza che la sostenibilità sociale e quella ambientale sono due facce della stessa medaglia.

Informazioni chiave

Un esempio riuscito di workers buy out

Di fronte al fallimento 51 lavoratori dell’Italcables hanno salvato l’azienda investendo i propri TFR e anticipi sulla Naspi, fondando una cooperativa e testimoniando che l’autogestione è possibile e sostenibile nel tempo.

Il ruolo cruciale di Banca Etica e delle reti solidali

Il successo della nuova Italcables è stato possibile grazie al sostegno finanziario e valoriale di Banca Etica, insieme a Coopfond, CFI e Cooperfidi, che hanno creduto nel progetto e aiutato a finanziare l’acquisto dello stabilimento.

Un’impresa etica e sostenibile in un contesto difficile

Nonostante operi nella complessa realtà di Caivano, l’azienda è cresciuta fino a quasi 70 lavoratori, con 20 milioni di fatturato e un impianto fotovoltaico da 6000 metri quardi, dimostrando che sviluppo economico, inclusione sociale e sostenibilità ambientale possono coesistere.