La farmacia che a Bari Sardo sceglie di boicottare il genocidio e stare con la Palestina
Paolo Usai, farmacista di Bari Sardo, racconta la scelta di boicottare le aziende che supportano l’economia israeliana. Un gesto di coscienza, contro l’apartheid e il genocidio in Palestina.

In breve
Boicottare l’economia che alimenta il genocidio: il caso della farmacia ogliastrina.
- Tra le forme di protesta civile contro l’occupazione dei territori palestinesi e il genocidio del popolo palestinese, c’è la decisione di boicottare le aziende che, direttamente o indirettamente, sostengono l’economia israeliana alla base del sistema di apartheid.
- Chi boicotta lo fa perché sceglie consapevolmente di non contribuire con i propri acquisti e le proprie attività al mantenimento di un regime che da tali acquisti trae profitto.
- Dal 2005 esiste il Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS), un movimento a guida palestinese per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Il BDS sostiene il semplice principio che i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità.
- A Bari Sardo la Farmacia Usai ha deciso di boicottare gli ordini diretti ad aziende israeliane o che collaborano con il regime israeliano, informando la clientela e proponendo l’acquisto da altre aziende farmaceutiche.
In un’Isola che conosce da vicino il peso dell’occupazione, c’è una farmacia – a Bari Sardo, in Ogliastra – che ha scelto di contribuire alla rottura dell’assedio. Lo fa con una presa di posizione netta, in direzione ostinata e contraria: smettere di vendere i prodotti delle aziende farmaceutiche che traggono profitto dall’apartheid israeliana. Una decisione che è uno sguardo ampio e intersezionale sul mondo, e che Paolo Usai – tra i titolari della Farmacia Usai e farmacista che ha fatto della sua attività uno spazio di resistenza civile – racconta come un’opzione necessaria in uno scenario in cui ogni scelta, anche commerciale, può diventare strumento e mezzo di lotta e solidarietà umana.
Quella delle farmacie che boicottano i prodotti israeliani è una notizia non del tutto nuova. Di recente a Sesto Fiorentino, provincia di Firenze, tutte le farmacie comunali hanno deciso per lo stop alla vendita di farmaci prodotti da aziende israeliane. Una presa di posizione che è stata da un lato acclamata, dall’altro definita come “ultima follia ideologica”. Lo è?
Assolutamente no. E il motivo è primariamente uno: volenti o nolenti, siamo immersi in una società capitalista dove l’unico potere che effettivamente abbiamo è quello del potere d’acquisto. La possibilità quindi di scegliere come utilizziamo il nostro denaro. Ecco, se io voglio mantenere una certa etica e voglio guardarmi allo specchio senza vergogna, oggi boicottare a livello economico e finanziario diventa un dovere: per tempo ho provato vergogna nel non riuscire totalmente a boicottare prodotti di aziende che supportano l’apartheid israeliana, come invece riuscivo a fare nella vita privata. Era ora di dire basta, la scelta di boicottare nasce da questo: una collettiva presa di posizione etica.

Tra le critiche avanzate alle farmacie che boicottano ci sono quelle relative i presunti limiti sanitari dell’azione. Boicottare significherebbe sottrarre a cittadini e cittadine la possibilità di avere accesso a determinati farmaci e quindi a specifiche terapie. È un problema che esiste?
Ci sono diversi livelli in merito da tenere a mente. In termini generali, la risposta è no. Se una persona vuole può perfettamente seguire il suo piano terapeutico anche utilizzando farmaci che arrivano da altre aziende farmaceutiche: ciò che conta è la molecola in essi contenuta. Un tema che può inserirsi nella questione dei presunti limiti riguarda il fatto che può capitare che alcune molecole siano mancanti. In questi casi – purtroppo – siamo costretti a collaborare con aziende che altrimenti avremmo boicottato per permettere alle persone di avere accesso alle cure di cui hanno bisogno.
Caso simile è quello che riguarda i farmaci ospedalieri, per cui noi come farmacia facciamo da tramite. Essendo in dispensazione per conto della Asl non si può scegliere l’azienda di provenienza e siamo obbligati a ordinare quello. Quello che infatti noi siamo riusciti a boicottare sono gli ordini diretti con il rappresentante, una scelta non da poco: quello è il grande fatturato delle aziende in farmacie territoriali come la nostra.
La nostra scelta è etica, anche in solidarietà verso la categoria alla quale apparteniamo
La rete Sanitari per Gaza ha di recente invitato gli iscritti ai vari ordini professionali a prendere una posizione contro il genocidio del popolo palestinese. Il tutto ricordando che Israele dal 7 ottobre ha ucciso almeno 1400 operatori sanitari e colpito gli ospedali 686 volte – anche se accadeva già nel 2014.
E infatti la nostra scelta di boicottare è etica, anche in solidarietà verso la categoria alla quale apparteniamo. Siamo operatori sanitari, questo dovrebbe inoltre portarci ad avere una sensibilità in più in merito a quanto accade in Palestina. Noi non vogliamo supportare crimini contro l’umanità, è una scelta radicale e in merito, finanziariamente, ovviamente a noi non conviene boicottare. Comporta delle perdite. Ma se proviamo davvero ad avere una coscienza sociale, a guardare oltre il nostro orticello, a credere che stare bene tutti è meglio che stare bene in due mentre mille soffrono, allora guardare quella percentuale di perdita significa guardare il nulla. C’è? Pazienza!

Qual è stata la risposta alla vostra scelta di boicottaggio da parte di chi è cliente della farmacia?
Non hanno battuto ciglio, tranne due. Uno ha saputo, ha manifestato la sua contrarietà e ha scelto di andarsene. L’altro preferiva una marca che noi boicottiamo. Io dico espressamente perché non ci sono determinati farmaci e perché ne proponiamo altri, ma come anticipavo, per la stragrande maggioranza abbiamo ricevuto risposte positive ed empatiche, comprensive. “No ‘ollu donai dinai a Israele” [“non voglio dare soldi a Israele”, ndr] è una delle risposte che abbiamo collezionato.
Qual è allora l’empatia che manca, permettendo al massacro di proseguire?
L’empatia sociale. C’è lo schifo per il povero, per chi sta peggio di te. Senza empatia sociale la si finisce in una dittatura oligarchica in cui dieci persone decidono per il popolo senza che il popolo possa avere voce. Al momento penso che viviamo nella società più egoista della storia dell’uomo, e che sia quindi necessario dove possibile cambiare rotta.

In quest’ottica quindi cosa significa, boicottare? E poi, cosa significa farlo in un’Isola come la nostra, dove tra servitù militari e giochi di guerra internazionali sopra le nostre teste, spesso il singolo non ha possibilità di scelta e si vede costretto a chiamare casa quella che è anche terra di produzione e esercitazione bellica?
Abito un mondo con sfaccettature molto brutte, pesanti e spesso cattive, ma per citare Giancane dico: questo mondo non mi renderà cattivo. Nell’accettare di vivere in questa società non voglio conformarmi alle sue brutture, ho voglia di guardarmi allo specchio fiero della persona che sono, portando avanti i valori in cui credo, anche se contro la convenienza. E se questo significa boicottare e fare un sacrificio in più anche a livello economico, va bene. Si può e deve fare, anche perché è importante che ci ricordiamo che la figura del farmacista titolare oggi, rispetto alla povertà diffusa, è in una posizione estremamente agiata, e quel privilegio deve determinare non solo l’onore dell’agiatezza ma anche l’onere del mettersi in discussione.
Abito poi anche una terra che considero colonia di una colonia, di un’altra colonia. Eppure tutto è connesso, tutto è intersezionale, come deve infatti essere anche la lotta. Per certe cose il nostro potere di scelta è debole e bisogna scendere a compromessi. Ma lì dove possiamo fare qualcosa, bisogna ed è necessario prendere delle scelte. Anche se fanno sfumare il nostro benessere, il nostro cullarci che però spesso avviene su macerie altrui.
C’è qualcosa che non ho chiesto?
No, ma vorrei concludere dicendo questo: viva la Palestina libera e viva la libertà di tutti i popoli oppressi.
Per saperne di più sul boicottaggio di prodotti farmaceutici israeliani visita il sito di BDS clicca qui.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi