Nel carcere di Uta arrivano 250 torrette refrigeranti: una risposta solidale al caldo che sfiora i 40 gradi
Grazie a un’iniziativa della Fondazione Domus de Luna, 250 torrette refrigeranti sono state consegnate nel carcere di Uta per offrire sollievo al caldo estivo.
In un’estate 2025 già segnata da temperature in costante aumento, arriva un segnale concreto di attenzione verso una delle categorie più dimenticate e relegate al margine: le persone detenute in carcere. Nei giorni scorsi sono state consegnate 250 torrette refrigeranti all’interno della Casa Circondariale Ettore Scalas di Uta, una per ciascuna cella. Un’iniziativa della Fondazione Domus de Luna, realizzata nell’ambito del Progetto Alimentis e sostenuta dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Autonoma della Sardegna, resa possibile anche grazie alla collaborazione con Jumbo Trony.
Per un’estate che dia tregua
Il caldo asfissiante nelle carceri non è una novità, ma – in sinergia con le conseguenze del cambiamento climatico – diventa ogni anno più problematico da affrontare. Notizia degli ultimi giorni è che il 2024 si è confermato come l’anno più caldo mai registrato in Italia. Secondo il rapporto “Il clima in Italia nel 2024” diffuso dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), la temperatura media ha superato di +1,33°C il valore di riferimento del trentennio 1991–2020, e l’anomalia della temperatura minima è stata ancora più marcata: +1,40°C. A febbraio si è toccato un picco estremo di +3,15°C e anche il mare ha segnato un’anomalia media record con punte estive di oltre +2°C.

In Sardegna poi, i lunghi periodi di siccità hanno aggravato il quadro: l’Isola sempre nel 2024 ha registrato fino a 146 giorni consecutivi senza pioggia. Proprio l’estate scorsa, all’interno del carcere di Uta, il termometro ha raggiunto i 44 gradi centigradi, come documentato dalla Garante regionale dei detenuti Irene Testa. «I detenuti erano stipati in celle da sei metri quadrati per due, per un totale di quattro persone per cella», ha spiegato, segnalando un sovraffollamento accentuato dai trasferimenti delle persone detenute dal Nord al Sud Italia.
Il carcere non può né deve essere luogo di confino e buttate le chiavi, ma spazio in cui vita e dignità, siano garantite.
Le carceri sarde poi continuano a vivere una situazione di pressione cronica, ospitando più persone detenute della capienza regolamentare. Una situazione quest’ultima che va a rendere la permanenza in carcere ancora più problematica, dove le alte temperature finiscono per essere un ulteriore elemento di difficoltà, fisica e emotiva. Una soluzione [ne abbiamo parlato in questo approfondimento] possono essere le colonie penali, che potrebbero offrire un parziale sfogo: oggi accolgono 326 persone su 598 posti disponibili, secondo i dati aggiornati al 30 giugno 2025. Ma quello che serve è anche un cambio di prospettiva: il carcere non può né deve essere luogo di confino e buttate le chiavi, ma spazio in cui vita e dignità, siano garantite.
Una prima risposta concreta, cella per cella
In questa cornice, la donazione delle torrette refrigeranti rappresenta una prima risposta concreta, simbolica e logistica al disagio climatico e all’abbandono. «Ringrazio Domus de Luna, Trony e il Consorzio Alimentis – ha dichiarato Pietro Borruto, nuovo direttore del carcere – perché attraverso questa donazione i nostri detenuti possono cercare di vivere un’estate meno torrida. Io ho assunto l’incarico da pochi mesi, ma Domus de Luna collabora con noi da diversi anni: il nostro obiettivo primario è dare ristoro non solo alla popolazione detenuta, ma più in generale a quanti vivono e lavorano all’interno dell’Istituto».
Ad accompagnare l’intervento, anche l’impegno pratico di operatrici e operatori. «Abbiamo consegnato una torretta per ogni cella – ha spiegato Ugo Bressanello, fondatore della Fondazione Domus de Luna – per cercare di rinfrescare un po’ l’atmosfera e fare in modo che l’estate in arrivo sia un po’ meno torrida e gli animi siano più sereni».

Solidarietà è collaborazione comunitaria
Dietro la donazione organizzata da Domus de Luna – realtà che dal 2005 si occupa di interventi sociali innovativi che nascono come risposta concreta a problemi ed emergenze umanitarie “a cui non è giusto abituarsi”, scrivono – c’è una rete di solidarietà ben strutturata. «È una delle iniziative che abbiamo messo in piedi grazie alla collaborazione esistente con il nuovo direttore e il suo staff» ha aggiunto sempre Ugo Bressanello, precisando inoltre che: «siamo grati a chi ha consegnato le torrette, cioè Jumbo Trony, e a chi le ha pagate, cioè Alimentis, il consorzio sostenuto dalla Fondazione della Sardegna e dalla Regione Autonoma della Sardegna».
In un contesto segnato da abbandono istituzionale, sovraffollamento e condizioni climatiche estreme, ogni gesto concreto ha un valore moltiplicatore. E in merito, la riflessione più forte arriva ancora dalle parole di Ugo Bressanello: «È un gesto semplice ma importante, che parla di dignità e attenzione alle persone, anche nei luoghi dove talvolta si è portati a dimenticare la solidarietà. Il caldo può diventare insopportabile dentro una cella. Proviamo ad evitare che gli animi si riscaldino e la reclusione diventi ancora più difficile da sopportare».










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