22 Luglio 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Il fiume Sele e gli impianti di energia rinnovabile: quale impatto sul territorio?

La valle del fiume Sele produce moltissima energia grazie agli impianti di rinnovabili qui presenti. Ma questa situazione ha generato anche tensioni con gli abitanti del territorio.

Autore: Fulvio Mesolella
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Nella parte di provincia di Salerno più vicina al capoluogo, grazie alla varia orografia del territorio, c’è una tradizione di produzione di energie rinnovabili di tutto rispetto nel quadro nazionale. Sin dagli inizi del Novecento infatti il Consorzio di Bonifica in Destra del Fiume Sele utilizza fonti idroelettriche legate alle abbondanti acque che affluiscono da varie parti nella zona dell’Alta Valle del Sele e supporta anche l’irrigazione di oltre 11.000 aziende agricole. Lo stesso consorzio, sui notevoli rilievi che separano la provincia di Salerno da quella di Avellino, da alcune decine di anni gestisce anche impianti basati su fonti eoliche e fotovoltaiche che, sommate alle prime, producono circa 3,63 milioni di kWh all’anno.

La cittadina di Eboli è situata invece in quella parte chiamata Piana del Sele. È qui che nel 2011 è stata realizzata una delle più grandi centrali fotovoltaiche d’Europa, installata su un terreno di estensione complessiva di 42 ettari di proprietà del Comune di Salerno, con una potenza nominale complessiva di 24 MW e capace di produrre circa 33.000 MWh/anno di energia elettrica, ceduta alla rete elettrica di Enel.

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La Piana del Sele

Questo territorio ha anche ospitato lo scorso maggio il Forum Agrienergie promosso da Legambiente sui temi del confronto tra istituzioni, imprese, esperti ed esponenti del mondo ambientalista per discutere le opportunità dell’agrivoltaico e della digestione anaerobica, strumenti chiave per un’agricoltura sostenibile e circolare. In questa occasione l’ingegnera Ottavia D’Agostino, dell’Ufficio Scientifico Legambiente Campania – con cui ho avuto modo di scambiare alcune battute – ha presentato il Rapporto Agrienergia – L’agrivoltaico e i biodigestori anaerobici a servizio dell’agroecologia.

A lei chiedo innanzitutto un commento sulla centrale del Monte Eboli, gestita da Renexia, un impianto dal punto di vista paesaggistico impeccabile perché situato su un altipiano non visibile dalla piana. Eppure, nonostante il basso impatto, a suo tempo alcune associazioni locali parlarono di “far-west energetico”, probabilmente in reazione al decisionismo mostrato dal Comune di Salerno, dal Governo e dalla Regione in territorio ebolitano.

«Dopo il nostro Forum Agrienergie abbiamo visitato l’impianto di agripascolo di Edison e nell’arrivarci siamo passati per la centrale di Renexia di cui parli, che è situata su un terreno di 42 ettari di proprietà del Comune di Salerno, nel territorio comunale di Eboli. Si tratta di un impianto vecchio, comunque ben collocato dal punto di vista paesaggistico ma ormai credo prossimo al fine vita. I terreni appartengono al Comune di Salerno, nonostante l’impianto ricada nel territorio del Comune di Eboli», mi spiega Ottavia D’Agostino.

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Le aziende agricole che irrigano grazie agli impianti idroelettrici del fiume Sele

42 ettari

L’estensione della centrale fotovoltaica della Piana del Sele, una delle più grandi d’Europa

3,62 milioni di kWh

La produzione annuale di energia del Consorzio di Bonifica in Destra del Fiume Sele

«Questa situazione ha generato tensioni istituzionali, in particolare legate alla gestione delle compensazioni ambientali ed economiche. Al momento però non ti so dire come siano gestite tali compensazioni. Sicuramente poi noi, come associazione, cerchiamo di favorire la transizione verso l’agrivoltaico rispetto al semplice fotovoltaico a terra, promuovere compensazioni più eque a favore dei territori ospitanti e aumentare la partecipazione dei cittadini e delle cittadine quando questi impianti arrivano sul territorio».

A questo punto chiedo se, in questa grande area dominata dalla presenza del fiume Sele possiamo parlare di una vera e propria autonomia energetica, considerando l’alta produzione. «La Valle del Sele – risponde – sicuramente ha un potenziale produttivo molto elevato e ben superiore al fabbisogno locale. Naturalmente questo non si traduce automaticamente in una reale autonomia energetica del territorio, in quanto la maggior parte degli impianti – come quelli fotovoltaici e eolici – è collegata alla rete elettrica nazionale».

Infatti, come sottolinea l’ingegnera, l’energia prodotta grazie agli impianti presenti nella Valle del fiume Sele viene immessa in rete e distribuita altrove: «Anche se l’elettricità viene fisicamente generata nella Valle del Sele, essa viene contabilizzata, venduta e utilizzata anche in altre aree, nell’ottica di una decarbonizzazione complessiva di tutto il Paese». Siccome grandi polemiche sono nate anche a proposito del deturpamento del paesaggio a causa degli impianti eolici, a questo punto viene da chiedere qualcosa sul rapporto costi-benefici.

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Un impianto lungo il fiume Sele

La risposta della responsabile dell’Ufficio Scientifico Legambiente Campania su questo tema è puntuale: «La Valle del fiume Sele ospita una delle concentrazioni più alte di impianti eolici della Campania. Naturalmente la Piana del Sele non ha una delimitazione amministrativa ufficiale e univoca: i Comuni che vi rientrano variano a seconda dei criteri geografici, idrografici o funzionali adottati. Di conseguenza, anche il numero degli impianti eolici attribuibili dipende da quali Comuni si considerano parte di essa, rendendo variabile la valutazione complessiva del suo potenziale energetico».

«In ogni caso, molti di questi impianti sono stati installati circa venti anni fa e presto andranno incontro al repowering: il vecchio impianto verrà smontato dando spazio al nuovo, costituito da meno turbine più performanti, con benefici sia dal punto di vista paesaggistico – meno turbine alla vista – che da quello energetico – maggiore produzione. Al momento gli impianti in repowering sono tutti della provincia di Avellino e Benevento, le principali della regione Campania a vocazione eolica».

La nostra conversazione si conclude con uno sguardo ai nuovi aspetti di sviluppo tecnologico in arrivo, in considerazione delle grandi potenzialità produttive del territorio in campo energetico: «Vale la pena ricordare che proprio nel territorio di Eboli è previsto il passaggio del Tyrrhenian Link, una delle infrastrutture energetiche strategiche più importanti a livello nazionale ed europeo. Si tratta di un elettrodotto sottomarino e terrestre ad alta tensione in corrente continua, realizzato da Terna, che collegherà la Sicilia, la Campania e la Sardegna, rafforzando la sicurezza, la capacità e la flessibilità della rete elettrica italiana», conclude D’Agostino.