Ecco l’inchiesta sui 3 milioni di euro di consulenze assegnati dalla giunta Todde
La giunta Todde ha destinato 3 milioni di euro, da spendere tra il 2025 e il 2027, per studi e consulenze. Ma il movimento Sardegna chiama Sardegna denuncia uno “spreco di risorse pubbliche”. Che cosa accade lo spiega Pablo Sole in questo approfondimento.
In breve
All’interno della Regione Autonoma Sardegna è scoppiato un caso sull’investimento di soldi regionali per consulenze esterne.
- La giunta regionale guidata da Alessandra Todde ha assegnato ad assessorati e strutture regionali 3 milioni di euro da spendere nel triennio 2025/2027 in studi e consulenze.
- L’operazione è andata in porto grazie al fatto che l’esecutivo Todde ha deciso di alimentare il capitolo di bilancio dedicato al reclutamento di professionisti esterni con, appunto, 3 milioni di euro.
- Tra gli interventi previsti: la stesura della legge Statutaria e la nuova norma elettorale.
- Il movimento Sardegna chiama Sardegna ha sollevato il caso parlando di un chiaro “spreco di risorse pubbliche”.
Il tappo era saltato nel settembre dello scorso anno con l’approvazione dell’assestamento di bilancio 2024/2026. Articolo 24, comma 1: sparisce il limite di spesa per studi e consulenze, fino ad allora fissato a 540.000 euro l’anno e dunque ogni struttura regionale, dalle direzioni generali alle unità di progetto, potrà richiedere l’assegnazione di risorse fresche per cooptare consulenti ed esperti. Senza limiti di spesa appunto, tanto che una delibera di giunta del 18 giugno scorso assegna risorse per 3 milioni di euro pescate dalla posta di bilancio dedicata.
Per la giunta guidata da Alessandra Todde è una manna dal cielo per il buon funzionamento degli uffici regionali, per la minoranza di centrodestra un mero poltronificio e per Sardegna chiama Sardegna, il movimento che ha per primo sollevato il caso, «l’ennesimo spreco di risorse pubbliche», posto che in Regione i consulenti non mancano. E sono lautamente pagati. Circa 6.500 euro netti al mese, per la precisione. I 3 milioni sono stati assegnati dall’esecutivo in base alle richieste pervenute dalle varie strutture, dopo una ricognizione avviata a fine marzo dalla direzione generale del Personale.
Un milione alla Presidenza, già infarcita di consulenti grazie al “Poltronificio Solinas“
Andando per punti, si parte dalla doppia polemica per il milione di euro – spalmato su tre anni – assegnato alla Presidenza. Dice la delibera che 300.000 euro saranno destinati al reclutamento di due esperti che avranno il compito di predisporre la Legge Statutaria e la nuova legge elettorale da sottoporre poi all’esecutivo. “È il ribaltamento della logica democratica – si legge in una nota di Sardegna chiama Sardegna – perché si parte dalle consulenze prima ancora di aprire un confronto istituzionale e pubblico su due temi fondamentali”.

E ancora, dopo aver ricordato l’avvio del progetto Ricostruiamo la democrazia sarda, i rappresentanti del movimento hanno fatto notare che in consiglio giace da tempo una proposta di riforma della legge elettorale, depositata oltretutto da una forza di maggioranza come Alleanza Verdi-Sinistra. «Ancor più grave è la dilazione dei tempi», visto che «le risorse vengono distribuite su tre anni, segno evidente che la giunta non intende fare della riforma un’urgenza politica, ma piuttosto un tema da rinviare».
Infine, alla voce “sprechi”, Sardegna chiama Sardegna ha ricordato che la Presidenza dispone già non solo di «qualificate risorse interne» – si pensi al Servizio legislativo – ma pure di un ricco staff costituito grazie alla «legge “poltronificio” ereditata da Solinas e non cancellata o riformata». E in effetti poco meno di un anno fa Alessandra Todde ha varato un’ulteriore articolazione della Presidenza, l’Ufficio legislativo di coordinamento, composto da ben 13 esperti e con a capo Fabrizio Mureddu e Stefano Ferreli, due dei consulenti cooptati da Todde in Regione. Tra i compiti: «Redazione dei disegni di legge di iniziativa della giunta regionale, nonché di consulenza giuridica».
La curiosa replica delle “fonti” della giunta Todde
Montata la polemica, nella chat riservata ai giornalisti gestita da Jacopo Gasparetti, il consulente per la comunicazione di Todde protagonista di una surreale intervista pubblicata da Indip lo scorso anno, è arrivata puntuale la nota dell’esecutivo. O meglio, a controbattere alla minoranza e a Sardegna chiama Sardegna sono state non meglio identificate “fonti della giunta regionale”. Che è formata dalla presidente e da 12 assessori, ben noti e con un nome, un cognome e una faccia. Che nessuno, pare, ha voluto spendere per difendere la delibera in questione.
Il capitolo di spesa è sempre esistito, ma ad alimentarlo a suon di milioni è stata la giunta Todde
E già questo, dal punto di vista giornalistico, è una notizia. Perché esistono le fonti investigative, quelle confidenziali, quelle privilegiate e gli onnipresenti beninformati. E c’è pure Radio Palazzo. Espressioni impiegate, banalmente, quando la fonte va protetta. Mai s’era visto finora che a esser “protetta” dovesse essere un’intera giunta regionale. Dal suo operato.
Tant’è: le fonti parlano di “trasparenza” nell’uso di risorse pubbliche, bollano le accuse degli oppositori come “imbarazzanti e volte a strumentalizzare i fatti”, “falsità prive di qualsiasi basi logiche e giuridiche”. Nessun accenno alla cancellazione dei tetti di spesa ma più semplicemente una difesa pressoché d’ufficio sulla necessità di “individuare gli obiettivi di spesa e per fornire ai cittadini piena contezza dell’impiego dei fondi pubblici”.
Ancora: «Si sta parlando di una delibera che semplicemente dispone la ripartizione di un fondo già esistente, che la Giunta Todde non ha in alcun modo istituito ex novo». Verissimo: il capitolo di spesa è sempre esistito, chiaramente. Ma ad alimentarlo a suon di milioni – visto che è saltato il tappo dei limiti di spesa – è stata la giunta Todde, con l’approvazione dell’allegato tecnico alla manovra finanziaria. La responsabilità politica – in primis cancellare i tetti di spesa e in secundis mettere a correre 3 milioni di euro in consulenze ex novo – è pacifica.
Nella nota delle fonti della giunta non manca poi un trascurabile scivolone quando viene precisato che l’esigenza di affidarsi a consulenti esterni è dettata dall’assenza di specifiche professionalità negli organici regionali. Esautorando di fatto sia il Servizio legislativo, sia l’Ufficio legislativo. Infine, «la critica secondo cui si starebbe minando l’autonomia e la competenza del Consiglio Regionale è priva di qualsiasi fondamento: le consulenze non si sostituiscono in alcun modo al potere legislativo – dicono le fonti – ma hanno esclusivamente la funzione di supportare l’attività della giunta».

Consulenti per studi già fatti e norme già scritte
A scorrere il prospetto contenuto nella delibera di giunta del 18 giugno scorso spuntano elementi curiosi, a patto di avere un po’ di memoria e dimestichezza con le norme e gli studi che, legislatura dopo legislatura, ogni esecutivo ha puntualmente commissionato a suon di decine di migliaia di euro. La direzione generale dell’Innovazione e sicurezza It, ad esempio, ha ottenuto 70.000 euro per una «consulenza inerente all’analisi della situazione contabile e finanziaria della società Janna […] partecipata al 49% dalla Regione. Atto di indirizzo per l’alienazione della quota regionale». Peccato che uno studio in tal senso sia già stato commissionato nel 2022, dietro un compenso di 60.000 euro.
Che dire poi dei 40.000 euro richiesti e ottenuti dalla direzione generale dei Lavori pubblici per un incarico «riguardante l’ambito dell’attività di riforma della normativa sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica»? Si tratta dell’esatta intestazione di un articolato disegno di legge rilasciato nel 2020 dall’allora giunta Solinas e probabilmente andato “perso” nei meandri del consiglio regionale. Che non l’ha mai discusso. Un anno fa l’esecutivo guidato da Alessandra Todde ha dato il via libera a uno stanziamento di 30 milioni di euro per entrare a pieno diritto nell’operazione che mira a unificare la gestione degli aeroporti della Sardegna grazie alla nascita di una holding dedicata.
Si tratta di un investimento che reggerà alla prova delle norme vigenti? Ad oggi non è chiaro, così come peraltro aveva già fatto notare a suo tempo l’assessora Barbara Manca: «Sull’operazione degli aeroporti la giunta si inserisce in un discorso già avviato negli anni precedenti», aveva chiarito in Aula un anno fa, come riporta Ansa. «In questo momento non si può scendere nel dettaglio dell’utilizzo perché abbiamo necessità di una consulenza di diritto societario per definire il quadro di riferimento nel quale la Regione si deve inserire. Una volta avuto il quadro chiaro potremo agire».

Tutto ciò ha un costo. E infatti la direzione generale dei Trasporti è ha chiesto alla giunta di sganciare 340.000 euro da qui al 2026 per «attività inerenti alla razionalizzazione delle partecipazioni nelle società aeroportuali sarde». È una «consulenza necessaria per esaminare e valutare i possibili scenari connessi al perseguimento degli obiettivi di razionalizzazione, ivi compresi quelli connessi all’eventuale partecipazione della Regione nell’amministrazione degli aeroporti sardi». Si vola.
Pani cun pani, consulenti cun consulenti
Più morigerata, rispetto ai Trasporti, la direzione generale dei Beni culturali, informazione, spettacolo e sport: in cassa arriveranno 210.000 euro per tre interventi. Che a occhio non sembrano comportare difficoltà per così dire trascendentali: l’elaborazione di un Piano regionale per i beni culturali, la digitalizzazione di «dati informativi e cartografici inerenti al patrimonio culturale» e uno studio sulla «riorganizzazione dei servizi della biblioteca regionale». Previsto il coinvolgimento di tre consulenti, che si aggiungono ai due esperti – compenso mensile netto: 6.500 euro – a suo tempo nominati su base fiduciaria dall’assessora Ilaria Portas.
I quali, a onor del vero, rispetto ai tre interventi appena citati si saranno trovati oggettivamente un po’ spiazzati. Comprensibile, visto che uno – Pierluigi Salis, vicesindaco di Sassari e portavoce regionale di Europa verde – si è sempre occupato di nuoto, tanto da essere premiato come miglior allenatore della Sardegna per sette anni consecutivi, tra il 2012 e il 2018, mentre il secondo, Alessio Piras, oltre ad essere sindaco di Selegas ha in tasca il diploma di geometra. Non proprio in linea, a naso, con le incombenze in capo all’assessorato di riferimento.
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