Intelligenza artificiale di Google: ecco come disattivarla e perché può essere meglio farlo
AI Overview, il riassunto generato con l’intelligenza artificiale di Google, sta causando diversi problemi ai siti che si occupano d’informazione. Ma esistono anche delle soluzioni.
Da circa un anno Gemini, il chat bot basato sull’intelligenza artificiale di Google, genera la AI Overview, ovvero un riassunto che chi effettua una ricerca sul motore di ricerca si trova all’inizio della pagina. Quello che in molti casi può sembrare un servizio innovativo ed efficiente, in altri assume connotati ambigui. Sto parlando del mondo dell’editoria, che dopo aver familiarizzato la novità introdotta dal colosso del web ha cominciato a sollevare dubbi e obiezioni.
Il problema principale è che l’ intelligenza artificiale di Google “sottrae” clic ai siti web che fanno informazione poiché offre all’utente che effettua una ricerca informazioni sufficientemente esaustive da non richiedere ulteriori approfondimenti. Secondo l’istituto di ricerca americano Brookings Institute, entro il 2026 una quota di traffico dai motori di ricerca pari al 25% verso i siti di notizie potrebbe andare persa.
Le cause legali contro l’intelligenza artificiale di Google
È per questo motivo che nel mese di giugno la Independent Publishers Alliance, una rete di editori indipendenti, ha depositato una denuncia antitrust contro Google presso la Commissione Europea. Sono diverse le questioni tecnico-legali legate alla tutela del diritto d’autore da valutare, ma il nocciolo della questione è che l’intelligenza artificiale di Google si approprierebbe indebitamente dei contenuti prodotti dai siti d’informazione penalizzando il traffico verso questi ultimi poiché di fatto le notizie vengono date all’utente già in fase di ricerca.
All’azione legale è seguito un botta e risposta fra Google e gli editori indipendenti, simile a quello che si è verificato fra la stessa Google e Chegg, un sito americano di supporto scolastico che a febbraio scorso ha intentato una causa al motore di ricerca sempre per violazione della normativa antitrust. “AI Overviews ha causato e continua a causare un danno significativo agli editori in termini di traffico, numero di lettori e introiti”, si legge nel documento presentato dalla rete di editori.
I dati delle numerose ricerche svolte su come sta cambiando il flusso di utenti sui siti di informazione dopo l’avvento dell’intelligenza artificiale di Google confermano la forza dell’impatto. Fra le tante possiamo citare quella del Pew Research Center, secondo cui l’8% di chi visualizza un risultato generato da AI Overview clicca su un link – e il dato scende all’1% se consideriamo i clic sui link contenuti all’interno dei riassunti –, contro il 15% di chi si trova davanti a una pagina con i soli risultati tradizionali.
La tecnologia è uno strumento neutro, sta a noi decidere se usarla bene o male
Una soluzione: bloccare AI Overviews
Un paio di giorni fa Geopop ha pubblicato un articolo in cui spiega i vari metodi per evitare che nelle ricerche su Google compaiano le risposte di AI Overview. Nel testo – che vi invitiamo a leggere – sono contenute alcune indicazioni su come eliminare il riassunto generato dall’intelligenza artificiale di Google in modo temporaneo – ovvero di volta in volta quando si effettua una ricerca – oppure in modo definitivo. Il metodo più semplice è aggiungere la query “-noai” nella barra di ricerca, ma viene spiegato anche come modificare permanentemente le impostazioni del motore di ricerca.
C’è poi un’alternativa ancora più semplice: cambiare motore di ricerca. Ne esistono diversi, alcuni dei quali sono anche eticamente orientati. Da esempio DukDuckGo, piattaforma americana nata con l’obiettivo specifico di proteggere la privacy – altro tallone d’Achille del mondo Google, per cui il colosso californiano è stato portato in tribunale – oppure Ecosia, che investe i profitti nella piantumazione di alberi e ha un saldo di emissioni positivo. In ogni caso l’invito è sempre visitare i siti d’informazione non solo per approfondire adeguatamente i temi che vi interessano ma anche per sostenere l’informazione indipendente.

In una fase storica in cui l’informazione libera e indipendente è un baluardo fondamentale per rimanere consapevolmente informati su cosa avviene nel mondo in un panorama fortemente polarizzato, questo ulteriore attacco – che pure, a mio avviso, risponde a logiche non tanto politiche quanto commerciali – mina ulteriormente la libertà d’informazione. Secondo Business Insider il calo di traffico web dell’ultimo triennio sui siti di informazione ha provocato il licenziamento del 21% del personale. William Lewis del Washington Post ha parlato senza mezzi termini di una “minaccia seria al giornalismo”.
In attesa di capire cosa succederà e quale sarà il futuro dell’informazione, in particolare di quella indipendente, questa piccola azione di consumo critico può fare la differenza. Siamo in un’epoca pionieristica che apre la porta a grandi possibilità ma anche a pericolosi tranelli. La tecnologia è uno strumento neutro, sta a noi decidere se usarla bene o male. A questo proposito vi suggerisco l’ascolto della puntata L’Intelligenza artificiale e il futuro dell’umanità del podcast per abbonati e abbonate Io non mi rassegno+, in cui il direttore di Italia Che Cambia Andrea Degl’Innocenti esplora insieme alla giornalista Nicoletta Prandi il tema degli impatti dell’IA su di noi, sulle nostre società e sugli ecosistemi.
Informazioni chiave
L’intelligenza artificiale di Google
Da qualche mese su Google è disponibile AI Overview, un riassunto che chi effettua una ricerca sul motore di ricerca si trova all’inizio della pagina.
Appropriazione indebita?
Molti editori sostengono che AI Overview fornisce agli utenti le informazioni che cercano già in fase di ricerca, riducendo drasticamente il traffico dei siti.
Navigazione critica
La azioni che si possono fare sono: disattivare AI Overviews, utilizzare altri motori di ricerca e comunque visitare sempre i siti dei media per un’informazione consapevole e approfondita.










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