Il disegno di legge sulla caccia è incostituzionale, danneggia la biodiversità e calpesta i diritti
L’avvocato del WWF Domenico Aiello ci spiega tutti i lati oscuri del disegno di legge sulla caccia, che il Governo sta cercando di approvare il più in fretta possibile.
In breve
Il disegno di legge sulla caccia e le sue conseguenze di natura giuridica e ambientale.
- È in corso l’iter legislativo di approvazione del disegno di legge sulla caccia. Fra gli auditi anche il WWF, nella persona dell’avvocato Domenico Aiello.
- Secondo l’avvocato Aiello il DDL, se approvato, riporterà la tutela degli animali selvatici indietro ai livelli degli anni ’70.
- Diverse disposizioni contenute nel testo sono incostituzionali, violano la normativa europea e costerebbero sicuramente delle sanzioni all’Italia.
- Ci sono anche aspetti che avrebbero conseguenze molto gravi dal punto di vista ambientale, come l’estensione del periodo di caccia.
- Il WWF ha raccolto più di 80.000 firme di persone contrarie al disegno di legge sulla caccia attraverso la petizione Stop Caccia Selvaggia.
Nelle ultime settimane, si è acceso un forte dibattito attorno al disegno di legge sulla caccia, ora in discussione al Senato. Un provvedimento che, secondo molte associazioni ambientaliste e giuristi, rappresenta un grave attacco alla tutela della fauna selvatica, alla biodiversità e al progresso culturale degli ultimi decenni in materia di diritti degli animali e conservazione. Abbiamo rivolto alcune domande a Domenico Aiello, avvocato esperto in diritto ambientale e rappresentante del WWF durante l’audizione al Senato, per comprendere meglio lo stato dell’iter legislativo, le criticità del testo e le prospettive future.
Avvocato Aiello, ci può aggiornare sullo stato attuale del disegno di legge sulla caccia? Quali sono i principali emendamenti introdotti finora rispetto alla versione iniziale del testo?
Dal momento in cui è stato incardinato al Senato, il DDL è stato oggetto di una serie di misure volte ad accelerare il più possibile l’iter di discussione. Prima si è deciso di affidarlo all’esame delle commissioni in sede redigente e non referente, come accade nella normalità, ovvero scegliendo un metodo accelerato che limita la discussione alla sola commissione escludendo l’Aula. Grazie alla pressione delle associazioni ambientaliste e alla sensibilità di molti senatori di gruppi diversi, si è riusciti a riportare l’esame in sede referente.

Successivamente si è aperta la fase di audizione che ha visto la partecipazione di solo quattro associazioni ambientaliste a fronte di più di dieci tra associazioni venatorie, agricole e altre realtà filo-venatorie. Bisogna precisare che moltissime altre associazioni ambientaliste e animaliste avevano presentato la richiesta di essere audite, richiesta che è stata rigettata dal presidente De Carlo. Per questa ragione, durante l’audizione a cui ho partecipato per il WWF – peraltro in seduta serale –, dopo avere protestato per questa chiara disparità di trattamento, ho presentato un documento congiunto a firma di 48 sigle ambientaliste, animaliste ed esponenti del mondo scientifico.
Una ulteriore stranezza è stata la fissazione molto ravvicinata del termine per la presentazione degli emendamenti – 4 agosto –, con lo scopo di limitare la possibilità di formulare proposte di modifica e accelerare l’iter. Nonostante ciò, anche grazie al nostro contributo, tutte le forze di opposizione hanno presentato un numero considerevole di emendamenti, oltre 2000 in tutto. Non conosciamo il testo degli emendamenti presentati dalla controparte ma avendo seguito le audizioni sappiamo che i cacciatori hanno chiesto di allargare ancor di più le maglie con una serie di modifiche come: consentire la caccia in spiaggia o a specie oggi protette come l’oca selvatica o lo stambecco e addirittura ridurre ulteriormente le già ridicole sanzioni esistenti.
Quali sono, a suo parere, i cambiamenti più significativi che il disegno di legge sulla caccia potrebbe portare alla normativa venatoria italiana?
Il DDL, se approvato, riporterà la tutela degli animali selvatici indietro ai livelli degli anni ’70, cancellando decenni di conquiste giuridiche e culturali. È proprio l’approccio culturale uno degli aspetti più inquietanti del testo, che intende riconoscere alla caccia e alle tradizioni a essa legate, come la barbara pratica dei richiami vivi, un valore di sacralità che non coincide minimamente con il sentimento comune della maggioranza dei cittadini.

Una vera e propria imposizione culturale inaccettabile. Da qui derivano provvedimenti assurdi come l’idea che le aree protette siano un problema da contenere e non una risorsa da promuovere oppure consentire a un numero illimitato di cittadini stranieri di cacciare in Italia senza prevedere uno specifico esame per attestare la conoscenza delle nostre leggi e del nostro territorio e senza rafforzare il sistema dei controlli e delle sanzioni.
Alcune dichiarazioni parlano di “caccia tutto l’anno”: quanto c’è di vero?
Il testo prevede la possibilità di estendere la caccia oltre il limite massimo attuale e dunque di consentirla anche nei mesi primaverili, durante il periodo di migrazione prenuziale, cioè quando gli uccelli si spostano verso i luoghi di nidificazione. Questo comporta una chiara violazione delle norme europee.
Lei che sta seguendo da vicino l’iter, quali speranze nutre sul miglioramento del testo? Esistono margini per un riequilibrio tra esigenze di conservazione ambientale e pressioni delle lobby venatorie?
Questo testo può essere migliorato ma solo per renderlo meno pessimo di quanto sia. Pure accettando emendamenti migliorativi il testo rimarrebbe comunque inaccettabile perché fondato su presupposti totalmente sbagliati e pericolosi per gli animali e per tutti noi.
Quali sono invece le sue principali paure o criticità, anche giuridiche, rispetto alla direzione che sta prendendo il disegno di legge sulla caccia? Ci sono elementi che potrebbero entrare in conflitto con norme europee o con principi costituzionali?
La mia principale preoccupazione è l’indifferenza del Legislatore rispetto alle conseguenze di una politica che punta solo a ottenere facili consensi rendendo il nostro inestimabile patrimonio di biodiversità – ma anche la nostra libertà di vivere in Natura in maniera sostenibile – nient’altro che merce di scambio elettorale. Questo avviene attraverso la continua diffusione di falsità da parte di persone che ricoprono primari ruoli istituzionali e che dovrebbero operare per il bene comune.

Detto questo, il testo è palesemente incostituzionale in tantissimi punti e viola le normative europee, ma questa purtroppo non è una novità se si considera che in questa legislatura sono già state adottate misure filo-venatorie che hanno determinato l’apertura di varie procedure europee contro l’Italia, di cui Governo e Parlamento semplicemente si disinteressano, nonostante alcune di queste abbiano accertato che violazioni come quella del regolamento sul piombo delle munizioni da caccia determinano rischi anche per la salute umana.
Infine cosa possono fare cittadini e associazioni per intervenire o far sentire la propria voce in questa fase dell’iter parlamentare? C’è ancora spazio per influenzare il contenuto finale della legge sulla caccia?
Durante la mia audizione ho ricordato ai parlamentari le migliaia di firme raccolte grazie alla petizione del WWF Stop Caccia Selvaggia, oggi sottoscritta da oltre 80.000 persone. Questo ci consente di avere maggiore forza nelle nostre azioni. Quello che chiedo è dunque di supportarci, firmando e facendo firmare ma anche informandosi, condividendo contenuti sui social, parlandone per la strada e soprattutto ricordando quello che sta accadendo nel momento in cui saremo chiamati a votare perché un cittadino/elettore informato e indignato è la cosa che fa più paura a certa politica.
Vuoi approfondire?
Clicca qui per firmare la petizione per fermare la caccia selvaggia.










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