Mediare la vita: il conflitto si può risolvere con la comunicazione nonviolenta
La comunicazione nonviolenta può essere uno strumento importante per mediare i conflitti, tanto bistrattati quanto utili nell’evoluzione personale. Ne parliamo con la formatrice Luana De Falco.
Vivere in pace – bisogno umano universale – dipende dalla capacità di gestire in modo efficace il conflitto, che se compreso, vissuto e trasformato porta crescita, profondità e benessere. Non a caso il filosofo greco Eraclìto lo definiva “il padre di tutte le cose”, percependolo come la forza universale che governa la realtà manifesta, caratterizzata dalla dualità e dall’equilibrio dinamico degli opposti.
Se la maggior parte di noi non può incidere in modo diretto sulle dinamiche “macro” che insanguinano il pianeta – i cui esiti nefasti ci fanno sentire inorriditi, tristi e impotenti – tutti però abbiamo pieno potere su quelle “micro”, ovvero su ciò che accade dentro di noi e nelle relazioni più strette della nostra quotidianità: famigliari, lavorative, amicali e di altro tipo.
Abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di manifestare tale potere per creare la realtà in cui vogliamo vivere. Di come fare concretamente ce ne parla Luana De Falco, formatrice certificata di Comunicazione Nonviolenta (CNV) e docente MYL (Mediate Your Life).
La CNV, ideata dallo psicologo statunitense Marshall Rosenberg, è un approccio al dialogo che aiuta a entrare in relazione senza aggressività, giudizi o colpevolizzazioni. A partire da essa John Kinyon e Ike Lasater, due diretti collaboratori di Rosenberg, hanno ideato il programma MYL, che applica i principi della CNV alla gestione dei conflitti quotidiani, familiari, lavorativi e sociali.
«“Mediare la Vita” – spiega De Falco, che porta avanti il MYL in Italia insieme ad altri due colleghi e amici, Johannes Henn e Cristina Buongiorno – nasce dalla comprensione del fatto che i conflitti sono parte della vita stessa, sono presenti dentro di noi, tra noi e le altre persone e tra gli esseri umani tra loro. Se ci liberiamo del pensiero che esso sia sbagliato e lo riconosciamo come un dato di realtà, scopriamo che la capacità di mediare ci aiuta a vivere la vita che vogliamo».

Sta dicendo che il conflitto è positivo?
Nel pensiero comune è spesso identificato come qualcosa di sbagliato e da evitare, spegnere o sopprimere. Nella visione della Comunicazione Nonviolenta invece è qualcosa che fa parte della vita stessa e che, a seconda di come lo approcciamo, può allontanarci, disconnetterci e generare violenza e alienazione oppure, se vissuto con consapevolezza, può diventare un’occasione preziosa per incontrarci più profondamente e autenticamente.
Cosa vuol dire esattamente?
Che il conflitto può portare alla luce parti di noi che nel quotidiano non riusciamo a manifestare e arrivare a rafforzare le nostre relazioni.
Il conflitto dunque può essere una risorsa?
Assolutamente sì. Nella nostra vita – per quieto vivere, vergogna, diseducazione espressiva, manierismo – tendiamo a tenere nascoste tante parti preziose di noi, parti delicate. Il conflitto è quello spazio in cui non si riesce più a nascondersi e diventa perciò una preziosa opportunità di svelamento e la possibilità di prendersene cura, per andare verso crescita, cambiamento e pacificazione.
Acquisiamo consapevolezza dei nostri meccanismi interni, delle nostre reattività e sensibilità, imparando a mediare i nostri conflitti interiori
Gli ambienti di lavoro e famigliari sono sempre più conflittuali. Perché?
Perché siamo poveri di educazione emozionale. Siamo poco consapevoli del nostro mondo interiore e poco abituati a esprimerci prendendoci la responsabilità del nostro sentire. Abbiamo imparato già dalla prima infanzia a parlare dando colpe e accusando sia noi stessi che gli altri. Tendiamo a relazionarci reciprocamente come tra nemici anziché alleati.
È un problema culturale?
Il sistema educativo si basa spesso su leve come la colpa, la vergogna e la paura anziché alimentare ascolto, curiosità e sostegno reciproci. Siamo abituati a vedere ciò che riteniamo “sbagliato” in noi stessi e negli altri per correggerlo e spesso questa diventa la visione dominante. Non abbiamo imparato a dare valore a tutto ciò che funziona ed è prezioso per sostenerlo e valorizzarlo; tendiamo invece a darlo per scontato e sminuirlo. Questo e molto altro creano le basi per relazioni caratterizzate da conflitti laceranti e sofferenza.
Come si diventa mediatori di conflitto?
Acquisendo le basi della Comunicazione Nonviolenta, che è un processo linguistico-relazionale dinamico, attraverso cui si impara a prendersi la responsabilità dei propri sentimenti e bisogni e a entrare in empatia con quelli altrui. Curando la relazione e ricercando la connessione autentica con l’altro, le soluzioni a ciò che divide arrivano in automatico. È un processo che sostiene accordi fatti sulla base di richieste chiare e fattibili, connesse ai bisogni ascoltati, visti e compresi delle parti.

Che cosa si impara ai corsi MYL?
Gli elementi fondamentali su cui si basa “Mediare la vita” sono: ascoltare con empatia uscendo da criteri di giusto/sbagliato e torto/ragione; riconoscere e accogliere i bisogni delle parti; accompagnare a una comprensione profonda e reciproca che porta alla connessione; arrivare ad accordi condivisi e sostenibili.
Come avviene l’acquisizione di queste abilità e competenze?
Imparando prima di tutto a prendersi cura di sé stessi per poter avere le risorse per sostenere gli altri. Il processo parte necessariamente da sé: come si ascolta sé stessi, come si pensa sé stessi e come si parla a sé stessi. Acquisiamo consapevolezza dei nostri meccanismi interni, delle nostre reattività e sensibilità, imparando a mediare i nostri conflitti interiori. Poi gradualmente diventiamo capaci di sostenere le persone a mediare i propri, dentro di sé e con gli altri.
Come si articola il MYL?
Il percorso prevede 20 giornate di formazione nell’arco in 9 mesi, di cui 2 sessioni in presenza e 4 online. Tra i vari incontri sono previste pratiche settimanali in diadi e in triadi che permettono di integrare ed allenare le competenze acquisite, aumentare confidenza, interazione e supporto reciproco tra i partecipanti. Si viene insomma a creare una comunità di pratica che sostiene l’apprendimento del singolo.
Informazioni chiave
Riabilitare il conflitto
Spesso bistrattato ed evitato, se gestito consapevolmente il conflitto porta crescita, profondità e benessere.
La CNV
Strumenti preziosi per mediare il conflitto possono essere la Comunicazione Nonviolenta (CNV) e il metodo Mediate Your Life (MYL).
Educazione emozionale
Siamo poco consapevoli del nostro mondo interiore e poco abituati a esprimerci prendendoci la responsabilità del nostro sentire. Per questo ricontattare le nostre emozioni è importante.
Come fare?
In questo può aiutare la CNV, che è un processo linguistico-relazionale dinamico, attraverso cui si impara a prendersi la responsabilità dei propri sentimenti.










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