A Tortolì la libreria che da quarant’anni resiste a internet e alle grandi catene
In una provincia dove le librerie si contano sulle dita di una mano, quella di Tortolì resiste da quasi quarant’anni: non solo un negozio, ma un luogo di incontri, scoperte e relazioni.
In breve
Dal passato al presente, la storia della Libreria del Corso di Tortolì.
- La Libreria del Corso a Tortolì esiste dal 1986. È una delle pochissime librerie presenti in Ogliastra e per questo in quasi quarant’anni è diventata un punto di riferimento culturale e sociale.
- La libreria resiste alle difficoltà del settore, alla concorrenza online e alle grandi catene, puntando sulla selezione attenta dei libri e soprattutto sulla formazione dei lettori più piccoli, considerati un investimento per il futuro.
- Il sogno dei proprietari è che la libreria continui a vivere anche oltre di loro, perché – come dicono – «un paese non può vivere senza una libreria».
La strada che attraversa il centro di Tortolì, oggi interamente pedonale, conduce verso una piccola piazza, uno spazio raccolto che custodisce la Libreria del Corso. Qui ad accogliere i visitatori ci sono gli scaffali colmi di ogni genere di libri e i due proprietari, Stefano e Carina Soro. È loro l’arduo compito di declinare quale possa essere il ruolo e soprattutto il significato di possedere e animare una libreria in una provincia come l’Ogliastra, dove i presidi culturali si contano sulle dita di una mano. Ma non solo. La domanda che sorge spontanea è anche: quali potrebbero essere le prospettive presenti e future per un luogo che va oltre la mera attività commerciale?
Una storia che parte dal 1986
La Libreria del Corso nasce nel 1986 dalla volontà di Stefano Soro. All’epoca aprire un’attività legata ai libri era una scelta coraggiosa, ma possibile: «Pur nella grande difficoltà che comporta gestire una libreria, era tutto sommato semplice perché i libri si vendevano», racconta. La vera sfida più che altro consisteva nell’imparare un mestiere nuovo: «Il lavoro del libraio è diverso da qualsiasi altra attività commerciale. In un negozio di abbigliamento cerchi un pantalone e magari te ne propongono un altro. Qui no: qui il nostro compito è accompagnarti a trovare quello che stai cercando».

Dopo i primi anni di rodaggio la libreria si è radicata sempre di più, diventando parte della quotidianità di Tortolì e dei paesi vicini. Mantenere viva una libreria in una provincia che è spesso definita isola nell’Isola – in virtù della mobilità complessa e delle questioni intrinseche (spopolamento, sanità, overtourism) al territorio – richiede passione, costanza e soprattutto la capacità di ascoltare chi legge. Ma è in questo modo negli anni, tra difficoltà e soddisfazioni, i Soro hanno costruito un punto di riferimento riconosciuto da tutta la comunità ogliastrina.
Una libreria che riflette la comunità
Oggi la libreria è frequentata da lettori e lettrici di età ed esperienze diverse. Il pubblico varia dai bambini ai lettori adulti abituali, fino ai turisti estivi che cercano un titolo per la spiaggia o sono desiderosi di approfondire la realtà isolana attraverso il racconto di autori sardi. Stefano Soro in merito alla popolazione che attraversa la libreria, spiega come «con i bambini è difficile sbagliare. La prima domanda è sempre: legge o non legge? Se legge, si parte dal genere che ama. Se non legge, allora bisogna abbassare il muro della resistenza alla lettura e trovare la porta giusta per entrare».
E poi ci sono le dinamiche tra i giovani lettori. «Negli ultimi tempi – spiega in merito Carina Soro – un gruppo di sette ragazze si ritrova spesso qui, discutono tra loro di quello che hanno letto, si confrontano sugli scaffali. È una scena che restituisce la funzione sociale della libreria, luogo di incontro oltre che di acquisto». Non mancano però le assenze: «Il pubblico maschile giovanile è meno frequente».
La posizione stessa della libreria ha favorito il suo ruolo comunitario
Per quanto riguarda il pubblico estivo però, con l’arrivo della stagione i ritmi cambiano. «In quel periodo restiamo aperti fino a mezzanotte o l’una. Si nota tanta curiosità verso gli autori sardi, ma anche la voglia di letture leggere da portare in spiaggia». Il turismo porta movimento, è vero, ma la linfa vitale resta il rapporto con la comunità locale, colei che mantiene viva la libreria tutto l’anno.
La posizione stessa della libreria ha favorito il suo ruolo comunitario. La trasformazione della via in area pedonale ha reso più semplice e piacevole l’accesso: «I bambini giocano tranquilli fuori, mentre i genitori sfogliano libri. E chi passeggia senza l’assillo del traffico trova il tempo per entrare», raccontano. È così che una libreria diventa anche un luogo di socialità spontanea: facendo in modo che sia anche il contesto a dare valore ai presidi culturali presenti nelle comunità.
Le sfide e i sogni
Ma mantenere viva un’attività simile richiede un equilibrio delicato. «La sfida è trovare libri per tutti, senza cadere nelle trappole commerciali della grande distribuzione» spiega Stefano Soro. La cura della selezione diventa centrale e lo sguardo al futuro si concentra in particolare sui più piccoli: «Soprattutto lavorare sulla letteratura per bambini, perché loro saranno i lettori di domani. Sono un investimento».

Il sogno è chiaro: che la libreria possa continuare a vivere anche dopo il pensionamento dei proprietari. «Un paese non può vivere senza una libreria» afferma Stefano Soro. E in merito Carina Soro, arrivata in Sardegna nel 1995, ci aggiunge una nota personale: «Sono venuta qui in vacanza, senza parlare italiano. Mi sono innamorata della libreria… e anche di Stefano. Un anno dopo ci siamo sposati».
In quasi quarant’anni di attività, la Libreria del Corso ha visto passare generazioni di lettrici e lettori, adattandosi ai tempi e alle nuove abitudini. Non sempre è facile ricordare un episodio in particolare: «Ce ne sarebbero innumerevoli» riflette Stefano Soro. Ma più delle singole storie conta la sensazione complessiva di un luogo che ha custodito tante vite attraverso i libri. In una provincia dove le librerie si contano sulle dita di una mano, quella di Tortolì è riuscita a restare, resistendo a internet, alla grande distribuzione e al calo dei lettori. Oggi continua a essere un presidio culturale e affettivo, uno spazio che non vende solo volumi, ma accompagna le persone in un percorso fatto di curiosità, scoperte e incontri.










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