15 Ottobre 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Murales come parte di un’identità collettiva: il lavoro dell’associazione Skizzo a San Gavino Monreale

Un percorso tra le vie e murales ma soprattutto fra le scelte che hanno reso San Gavino Monreale uno dei luoghi simbolo della street art in Sardegna.

Autore: Sara Brughitta
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In breve

I muri di San Gavino Monreale diventano tele per creare socialità attraverso l’arte.

  • In questo paese del Medio Campidano l’associazione Skizzo ha creato il progetto Nonsolomurales.
  • Recuperando la transizione del muralismo sardo, gli angoli della città vengono colorati con soggetti che comunicano storie e parole.
  • A ogni artista è lasciata grande libertà d’espressione, per un’arte davvero democratica.
  • Arte che, in questo progetto, assume anche un ruolo sociale di contrasto alla marginalità e collante per la comunità.
  • Inoltre, grazie alla street art si è creata una piccola microeconomia culturale.

A San Gavino Monreale, paese del Medio Campidano, l’arte non è chiusa nei musei: scorre lungo le strade, colora i muri, accoglie chi arriva. Negli ultimi dieci anni il Comune sardo è diventato una delle capitali del muralismo contemporaneo grazie al lavoro dell’associazione Skizzo, da cui nasce il progetto Nonsolomurales. L’obiettivo è da un lato quello di trasformare il paese in un laboratorio d’arte a cielo aperto fatto di murales, storie e parole; dall’altro, contrastare la marginalità attraverso la cultura.

Dai primi murales alla street art contemporanea

Skizzo nasce nel 2014. Da allora sono stati realizzati oltre sessanta murales, ognuno firmato da un artista diverso. «Raramente facciamo doppioni», spiega Riccardo Pinna, assessore alla cultura di San Gavino Monreale, tra i fondatori dell’associazione. «Vogliamo che ogni muro racconti una storia nuova. Gli artisti arrivano da tutta la Sardegna, ma anche dall’Italia e dall’estero. Si viene così a creare un continuo dialogo di linguaggi e di visioni». A guidare la transizione del muralismo tradizionale sardo, legato più al racconto del mondo contadino e pastorale, verso la street art internazionale è stato Giorgio Casu, allora direttore artistico dell’associazione.

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Riccardo Pinna

«Con Giorgio Casu abbiamo sdoganato il muralismo da quella narrazione un po’ nostalgica del passato», racconta Pinna. «Abbiamo abbracciato una visione contemporanea: se chiudi gli occhi davanti a un murale di San Gavino potresti pensare di trovarti a Toronto o a Hong Kong. Nei nostri murales non parliamo il sardo, non perché vogliamo rinnegare la nostra identità ma perché vogliamo che il messaggio sia universale, comprensibile ovunque».

La forza del progetto sta nella capacità di far dialogare tradizione e innovazione. Pinna spiega: «In Sardegna il muralismo esiste da sessant’anni, mentre nel resto del mondo la street art viene usata da appena vent’anni per riqualificare e abbellire gli spazi urbani. Noi abbiamo voluto far incontrare il muralismo sardo di matrice sudamericana con quello internazionale, che oggi parla un linguaggio globale».

L’arte visiva e di grandi dimensione come quella dei murales parla in modo diretto e lascia tracce nella memoria

Arte pubblica, democratica e condivisa

Per Skizzo, l’arte pubblica è prima di tutto democrazia visiva. «Il muralismo è accessibile a tutti, anche a chi non ha gli strumenti per decodificare l’arte contemporanea. È gratuito, aperto e soprattutto ti espone al giudizio del pubblico. È un’arte che vive nel confronto quotidiano». Questa dimensione di dialogo è diventata parte integrante della vita del paese. «Invece di andare a vedere un cantiere, oggi la gente si ferma a guardare un artista messicano all’opera, lo fotografa, ne parla. E questo è bellissimo: significa che si è risvegliata una coscienza estetica, un gusto collettivo. È quello che volevamo ottenere».

Il messaggio dei murales non è imposto dall’alto, ma nasce dal linguaggio individuale di ciascun artista. «Ogni autore ha il suo stile e noi gli lasciamo libertà totale», spiega Pinna. «Il messaggio è nel mezzo, come diceva McLuhan». Uno dei principi fondanti di Skizzo è la contaminazione culturale. Gli artisti ospitati arrivano da contesti diversi e restano a San Gavino per giorni, lavorando fianco a fianco con i volontari e con la comunità. «Contaminare è un verbo che mi piace molto – dice Pinna –, abbiamo bisogno di contaminazioni, perché solo dallo scambio nascono idee nuove. Chi viene da fuori lascia qualcosa e porta via qualcosa. E noi, quando andiamo a dipingere altrove, facciamo lo stesso».

Questa idea di scambio si riflette anche nella collaborazione con le scuole e con il mondo educativo. Molti membri dell’associazione sono insegnanti d’arte o hanno esperienze di arteterapia. «Spesso collaboriamo con docenti che vedono nel muralismo un mezzo per veicolare messaggi forti», spiega Pinna. «Se un ragazzo ogni giorno a scuola vede, ad esempio, una bandiera della Palestina, quel simbolo gli resta dentro. L’arte visiva e di grandi dimensione come quella dei murales parla in modo diretto e lascia tracce nella memoria».

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Uno dei murales di San Gavino Monreale – foto dell’associazione SKIZZO

Quando l’arte diventa motore sociale

Dopo più di dieci anni di attività, i murales sono parte integrante del paesaggio urbano. «A San Gavino anche i più giovani ormai li danno quasi per scontati», sorride Pinna. «E questo è un bene, significa che sono entrati nell’identità collettiva e questo possiamo ritenerlo un altro obiettivo raggiunto. Quando invece dipingiamo altrove, notiamo un’attenzione diversa, quasi una curiosità fresca». L’arte ha anche un ruolo sociale e comunitario. «Dipingere fianco a fianco crea relazioni – spiega –, anche chi non sa tenere un pennello può dire “quel pezzetto l’ho fatto io”. È un gesto piccolo ma importante, che fa sentire tutti parte del progetto».

La missione dell’associazione e del progetto Nonsolomurales non nasce solo per bellezza, ma anche come risposta a un problema reale: lo spopolamento. «San Gavino negli ultimi anni ha perso tremila abitanti», ricorda Pinna. «Una parte se n’è andata, un’altra non è mai nata. Da amministratore mi rendo conto che forse non abbiamo ancora offerto un posto abbastanza bello in cui vivere. Con la nostra attività vogliamo invertire la rotta: ci piace essere un paese sardo, ma vogliamo essere anche un paese del mondo».

Tutto ciò ha avuto ricadute concrete anche sul piano economico. «Non parlerei ancora di turismo vero e proprio, ma grazie alla street art si è creata una piccola microeconomia culturale. Durante l’estate diventiamo una tappa alternativa alle spiagge: la gente viene, visita i murales, si ferma nei bar e nei ristoranti. È un movimento lento ma reale».

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Uno dei murales di San Gavino Monreale – foto dell’associazione SKIZZO

Uno spazio per la cultura tutto l’anno

Negli ultimi anni l’associazione ha aperto anche un centro culturale nel centro del paese, che funge da info point turistico e da luogo di incontro. «Uno spazio fisico, al chiuso, che ci permette di fare attività anche d’inverno quando non si può dipingere. Oggi è una realtà: organizziamo mostre, laboratori, presentazioni di libri, e ospitiamo chi vuole lavorare in smart working».

Lo spazio è gestito interamente da volontari e si regge senza contributi pubblici. «A San Gavino l’associazionismo funziona benissimo», sottolinea in conclusione Riccardo Pinna. «C’è una rete viva di persone che collaborano, e questo fa la differenza. Senza la cultura, un paese muore. La sofferenza che si percepisce nei piccoli centri è la stessa ovunque: non possiamo vivere solo de su connotu, dobbiamo guardare al presente e al futuro».