6 Novembre 2025 | Tempo lettura: 6 minuti
Ispirazioni / World in progress

Marianna Lentini: “L’alternativa al capitalismo sta già nascendo sotto i nostri occhi”

Nonostante la “mancanza di alternative” predicata da Margaret Thatcher negli anni ’80, un nuovo sistema, culturale prima ed economico poi, ha già visto la luce e sta muovendo i primi passi. Ne parliamo con Marianna Lentini, autrice del libro Capitalismo feroce.

Autore: Fabrizio Corgnati
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In breve

Marianna Lentini è sociologa, comunicatrice, “agitatrice” e autrice del libro “Capitalismo feroce”.

  • Secondo lei il capitalismo è un “animale morente” sempre più debole.
  • La sfida ora è immaginare cosa verrà dopo; alcune suggestioni ci sono già, come quelle proposte dal nuovo sindaco socialista di New York.
  • Un passaggio fondamentale – pionieristico, ma già in atto – è il ridimensionamento del ruolo del denaro.
  • Secondo Marianna Lentini, se vogliamo che queste scelte si trasformino in un nuovo sistema, dobbiamo innescarne un contagio positivo.

Non serve un grande esperto di economia politica, quale io del resto non sono, per rendersi conto che in questa fase storica – there is no alternative, “non c’è alternativa” –, davanti ai nostri occhi, sono esplose tutte le contraddizioni e i limiti del sistema economico che ha retto il nostro sviluppo negli ultimi secoli: dalle guerre ai divari sociali sempre più marcati, passando per lo sfruttamento dell’ambiente e dei lavoratori. Vedendo che i sintomi sono così conclamati, sarebbe facile concludere che la malattia abbia raggiunto il massimo della sua gravità e della sua diffusione.

Invece, allo stesso tempo – e proprio perché i suoi fallimenti sono più evidenti che mai – il capitalismo è anche sempre più debole. «Mi sembra un animale morente, per richiamare il titolo di un bellissimo libro di Philip Roth, che si sta dibattendo per non cadere, i cui colpi di coda si manifestano nelle spinte profondamente autoritarie a cui assistiamo. Fu Mussolini stesso del resto a dire che, a un certo punto, il capitalismo non avrebbe più avuto bisogno della democrazia».

A dirmelo è Marianna Lentini, che si definisce sociologa, comunicatrice ma anche agitatrice, oltre ad aver scritto per l’editore People il libro Capitalismo feroce. L’ho contattata non tanto per farle l’ennesima intervista sui terribili mali della nostra epoca, quanto piuttosto per provare a immaginare insieme a lei che cosa verrà dopo. Perché se è vero che nessun animale, neanche un sistema economico, muore volentieri, lo è altrettanto che a essersi convinti della necessità di un profondo ripensamento del vecchio paradigma – che, così com’è, non ha più futuro – non è più solo la ristretta cerchia degli intellettuali e nemmeno esclusivamente le frange più estremiste.

Marianna Lentini
Marianna Lentini

«Mi ha fatto molto riflettere – racconta lei – l’elezione del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, giovane politico di origine ugandese che parla espressamente di socialismo; in un paese come gli Stati Uniti equivale a bestemmiare in chiesa. Le primarie democratiche le ha vinte sfidando apertamente le élite finanziarie che sostenevano il suo rivale Andrew Cuomo. Le alternative al capitalismo, che pensavamo di non poter immaginare e che la Thatcher sosteneva che non esistessero nemmeno, invece si stanno affermando persino nelle roccaforti della finanza globale, come la Grande mela».

Sicuramente superare un sistema economico che ha una storia così lunga alle spalle non è semplice e nemmeno immediato, non solo per le resistenze al cambiamento dei potenti che hanno tutto da perdere, ma anche per le evidenti difficoltà di modificare un modo di pensare che nel tempo si è profondamente radicato in tutti noi: «Nella personalità degli esseri umani si è innestato quello che il filosofo britannico Mark Fisher definisce “realismo capitalista”, quella visione fatalistica per cui non si può fare a meno di questo sistema. Questa convinzione ha permeato persino le fasce più svantaggiate della società, figuriamoci quelle che ne traggono i maggiori vantaggi».

Eppure, se guardiamo con attenzione intorno a noi, questo cambiamento sta già avvenendo: magari solo attraverso alcune esperienze pionieristiche ancora minoritarie, ma che pure sono importanti. Sia a livello individuale che collettivo, stiamo iniziando finalmente a ridimensionare il ruolo del denaro: da fine ultimo sul cui altare sacrificare ogni altro valore – come prevede, appunto, il paradigma capitalista –, a strumento per realizzare il nostro benessere.

Marianna Lentini
Marianna Lentini

«Anche la pandemia ha giocato un suo ruolo da questo punto di vista», conferma Marianna. «Pensiamo alla riappropriazione dell’importanza del tempo nelle nostre vite, un elemento che le giovani generazioni tengono sempre più in considerazione, anche per valutare se accettare o meno un’offerta di lavoro. Di una società in cui si lavori meno per permettere la redistribuzione del tempo libero, come forma autentica di ricchezza, parla anche lo storico e geografo marxista David Harvey. Tutto questo mi fa pensare che stiamo già costruendo un’alternativa».

Finanche gli stessi imprenditori, almeno quelli più illuminati, si stanno accorgendo che il fatturato non basta a garantire la stessa sostenibilità a lungo termine delle loro aziende. «Perché lavoratori e lavoratrici più infelici sono anche meno produttivi, banalmente. Io lavoro per Banca Etica e da noi il profitto è un semplice indicatore di efficienza: l’obiettivo primario è il benessere collettivo. Non bisogna cancellarlo, in altre parole, bensì subordinarlo a un altro sistema di valori che vanno riaffermati». Ed è solo l’inizio. Se vogliamo che queste scelte, che questi concetti si trasformino in un nuovo sistema, dobbiamo innescarne un contagio positivo, una viralità che non sia limitata ai social network, solitamente il terreno esclusivo dove si utilizza questo termine.

Le alternative al capitalismo si stanno affermando persino nelle roccaforti della finanza globale

«Dobbiamo aspirare a un’organizzazione collettiva – afferma Marianna Lentini – cioè rimetterci in gioco fisicamente, al di là della tecnologia. Uscire là fuori e diventare di nuovo parte di movimenti, tirarci su le maniche e incontrarsi con le altre persone. Questo è il primo passo fondamentale. Credo che il movimento internazionale che si è creato in questi ultimi due anni intorno alla questione palestinese ci abbia dimostrato che ciò è ancora possibile. All’animale morente del capitalismo dobbiamo contrapporre un organismo nascente, pulsante, effervescente. Mi piace immaginare centinaia di migliaia di corpi e di menti che si uniscano per diventare di nuovo uno solo, che lavori insieme alla costruzione di quell’alternativa che per anni ci hanno fatto credere che non esistesse».

Un’immagine stupenda quella che ci regala Marianna Lentini, che in un colpo solo dissolve decenni di discussioni artificiali intorno al labile confine tra interesse privato e interesse pubblico: se siamo tutti cellule di uno stesso organismo, allora per fare il bene dell’umanità non possiamo che fare il nostro e per fare il nostro non possiamo che interessarci al bene di tutti. Alla faccia dell’etica della competizione capitalista.