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18:17 17 Luglio 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Via libera all’AIA per l’ex Ilva. Urso esulta, Taranto insorge: “Governo sordo al territorio”

Via libera del governo all’AIA per l’ex Ilva di Taranto tra le proteste unanimi del territorio, che accusa Roma di ignorare salute e futuro della città.

Autore: Redazione
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aia ex ilva taranto urso
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Il Governo tira dritto sull’ex Ilva di Taranto. È arrivata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) – seppur provvisoria – per lo stabilimento siderurgico, e il ministro delle Imprese Adolfo Urso annuncia trionfante: “Taranto continuerà, lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva, l’Italia può ancora avere l’acciaio”.

Le parole di Urso, pronunciate al congresso della Cisl, non lasciano spazio a dubbi: per l’esecutivo, l’acciaieria resta un asset strategico, da rilanciare in chiave – forse – green. “Vogliamo fare di Taranto il polo siderurgico più avanzato d’Europa – forse del mondo – e decarbonizzare l’Italia restando competitivi”, ha detto il ministro. Peccato che il territorio non sia d’accordo. Né nei modi né nei tempi. Né, soprattutto, nella direzione.

Infatti l’autorizzazione è arrivata nonostante una richiesta di rinvio formalizzata dal Sindaco di Taranto, Piero Bitetti, e sostenuta dal Presidente della Regione Puglia, dal Presidente della Provincia e dal Sindaco di Statte. Una richiesta motivata da ragioni sanitarie, ambientali e di metodo: mancava una valutazione complessiva degli impatti, è stato detto, e il dissenso era stato espresso con la “corretta formula giuridica”.

Il Ministero dell’Ambiente ha però dato parere favorevole con prescrizioni. Il Ministero della Salute ha fatto lo stesso. Mentre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha detto sì senza nemmeno una prescrizione.

Europa Verde attacca: “Le dichiarazioni festanti del Ministro Urso sono il segnale di un governo completamente sordo alle istanze del territorio. La battaglia è ancora lunga, ma la città ha dimostrato di voler un futuro diverso da quello imposto negli ultimi 60 anni”.

Molto dura anche la posizione di PeaceLink. Alessandro Marescotti sui suoi canali social ha sostenuto che la società civile ha ottenuto il meglio possibile, parlando di una “vittoria di resistenza” contro un governo che non ha ascoltato nessuno: “Tutti gli enti territoriali si sono schierati contro questa AIA. Il Sindaco aveva chiesto un rinvio che non è stato accettato. Eppure sono arrivate prescrizioni: questo è positivo”.

Per Marescotti, “la crisi dell’Ilva è irreversibile. Gli impianti sono al minimo per la disastrosa situazione economica. Pompare altri soldi in una barca che affonda è pura follia”. La richiesta è chiara: stop all’area a caldo, un vero piano di riconversione industriale e bonifica ambientale, e la fine del progetto di riarmo. “I movimenti per la pace, per l’ambiente e per il lavoro devono unire le forze”.

Intanto, sullo sfondo c’è anche il tema della nave rigassificatrice, ferma per lo stallo tra governo e Comune. “È competenza del Comune di Taranto”, ha detto Urso, “e non posso fare una gara se il Comune si oppone. Nessuno investe senza certezze”. Nel frattempo incombe la sentenza del tribunale di Milano, che potrebbe rimescolare di nuovo tutte le carte.

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