Taranto, il sindaco Bitetti si dimette dopo l’incontro con i comitati dell’ex ILVA
Il sindaco di Taranto Piero Bitetti si è dimesso. Nei prossimi giorni si sarebbe dovuta discutere e approvare la bozza dell’accordo di programma.
Il sindaco di Taranto Piero Bitetti si è dimesso. Nei prossimi giorni si sarebbe dovuta discutere e approvare la bozza dell’accordo di programma.
Via libera del governo all’AIA per l’ex Ilva di Taranto tra le proteste unanimi del territorio, che accusa Roma di ignorare salute e futuro della città.
Il ministro Urso presenta il piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva. Un piano che non convince chi da tempo si occupa dei numerosi aspetti che ruotano intorno alla produzione dell’acciaieria.
Ieri la Camera dei Deputati ha approvato un decreto che prevede lo stanziamento di 400 milioni di euro per garantire bonifiche dell’area e continuità produttiva dell’ex Ilva, l’acciaieria di Taranto.
Oltre a occuparsi della tutela dei diritti della fauna selvatica, l’avvocato tarantino Andrea De Palma è proprietario e custode di un piccolo santuario verde dove trovano rifugio molte specie animali e vegetali.
La vicenda dell’ex Ilva di Taranto e la libertà di stampa e d’informazione hanno molto in comune. Ricordata anche dal Presidente Mattarella di recente, tale libertà sembra non vigere nella città pugliese, dove diritti, dati e informazioni sono nascosti per tutelare l’interesse di chi trae profitto da quella che è stata definita dall’ONU “zona di sacrificio”. Vi sono però alcune eccezioni, come l’eccellente lavoro d’inchiesta che sta svolgendo la giornalista Rosy Battaglia.
Dei 200 miliardi di euro che le industrie inquinanti europee costano alla collettività in termini di morti premature, malattie e danni causati all’ecosistema, quasi 2 miliardi sono legati alle esternalità negative prodotte da Acciaierie d’Italia nello stabilimento ex Ilva. Questi drammatici dati emergono in maniera chiara e incontrovertibile dall’ultima inchiesta pubblicata da CORRECTIV.Europe, in collaborazione con Cittadini Reattivi, a cui ha collaborato anche Rosy Battaglia, autrice del documentario Taranto Chiama.
E se le persone, soprattutto giovani, con delle fragilità in cerca di una loro autonomia emotiva e lavorativa facessero vedere la città ai turisti interessati agli scorci più particolari e inediti? E se per costruire questi tour venissero coinvolti i piccoli artigiani e gli abitanti dei quartieri, creando una rete solidale? È proprio questa l’idea di Case Matte, un progetto lanciato dalla cooperativa ISACPro che a Taranto unisce inclusione sociale, empowerment, turismo esperienziale e valorizzazione della comunità.
C’è tutta la Taranto che lotta, che rivendica, che non si accontenta più di scegliere il male minore fra disoccupazione e malattia nella Palazzina Laf, la porzione dell’Ilva dove venivano mandati gli operai dissidenti. E sono loro i protagonisti della storia raccontata da Michele Riondino nel suo omonimo film, il primo firmato come regista. Con lui abbiamo parlato di questa storia ma anche di attivismo, di diritti, di scelte politiche e artistiche e di cinema come strumento di comunicazione.
Rientrato in Italia dopo anni di studio e lavoro all’estero, Carlo si stabilisce in Puglia per recuperare un’antica masseria in stato di abbandono nella campagna di Manduria, nel tarantino. Masseria Specula, dal nome dei cumuli di pietra che anticamente delimitavano i terreni, è un luogo di incontro concepito per creare un impatto positivo sul territorio e sull’ambiente circostanti.
Diossina nel latte materno. Succede anche questo a Taranto, dove i fumi dell’acciaieria oscurano il cielo ormai da troppo tempo. Gli studi che confermano questa contaminazione risalgono a diversi anni fa, ma solo pochi giorni fa la giornalista Rosy Battaglia – autrice del documentario d’inchiesta “Taranto Chiama” – è riuscita a ottenerne copia, “strappandoli” alla negligenza e alla connivenza delle istituzioni che dovrebbero monitorare e tutelare le condizioni di salute della popolazione ionica.
Nell’incessante lavoro di raccolta di dati e testimonianze sulla strage silenziosa che sta avvenendo a Taranto, la giornalista Rosy Battaglia ha incontrato e intervistato Marcos Orellana, Relatore Speciale su inquinamento e diritti umani delle Nazioni Unite, che tre anni fa hanno definito il capoluogo pugliese “zona di sacrificio”. Una voce indipendente che si aggiunge a quelle istituzionali e non che hanno condannato la politica omicida ed ecocida dell’ex Ilva.
La leggerezza di un racconto per bambini e bambine, ma che colpisce il cuore anche dei più grandi, per raccontare un tema grave e attuale. Mariolino va per mare, scritto a quattro mani da Manuela Barbaro e Mimmo Laghezza, è un libro necessario per affrontare la questione migratoria, acquisire consapevolezza e invocare un dibattito più umano e meno politicizzato.
Un nuovo studio realizzato dall’Istituto Superiore della Sanità evidenzia i dati drammatici che – fra i diversi territori sensibili – caratterizzano Taranto. Eccessi di tumori e leucemie, soprattutto infantili, sono un campanello d’allarme gravissimo che viene ignorato da anni. Il tutto mentre il Parlamento si appresta ad approvare l’ennesimo provvedimento che sostiene l’attività produttiva dell’ex-Ilva e al posto della gente di Taranto.
L’ONU ha definito Taranto “zona di sacrificio”. I dati sulla concentrazione di diossina e di altre sostanze nel capoluogo pugliese sono terrificanti. Le istituzioni latitano o addirittura appoggiano i responsabili di tutto questo. Alessandro Marescotti – attivista pugliese e co-fondatore di PeaceLink – ricostruisce insieme a noi due decenni di lotte, morte, dolore e diritti negati, approfondendo i temi sui quali la sua associazione ha concentrato i propri sforzi negli ultimi vent’anni: proteggere e tutelare Taranto e la sua gente dalla devastazione generata dall’ex-Ilva.
L’ex-ILVA, forte di appoggi e connivenze, non si ferma, ma neanche la gente di Taranto si ferma. Oggi nel capoluogo pugliese si torna in piazza per chiedere giustizia e tutela. Nel frattempo è in dirittura d’arrivo la campagna per sostenere l’importantissimo lavoro d’inchiesta svolto dalla giornalista Rosy Battaglia, autrice del documentario Taranto chiama.
Più di trent’anni di attivismo pacifista, impegno civile e lotte ambientali ci vengono restituiti dalla voce piana e appassionata di Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione PeaceLink, ma anche attivista, professore e giornalista. La storia di PeaceLink e la visionaria tenacia del suo fondatore si intrecciano a quella della sua città, Taranto. Quella che vi proponiamo, è solo la prima parte di una lunga intervista fatta lo scorso novembre, a Taranto, quando Marescotti ripercorre gli inizi della sua militanza pacifista, fino alla nascita di PeaceLink e alla svolta dei primi anni 2000.
Il 28 dicembre il Governo ha varato il decreto Salva Ilva, che sostanzialmente garantisce la continuità dell’attività produttiva anche quando dovessero emergere criticità ed emergenze dal punto di vista dell’inquinamento. Secondo l’attivismo tarantino si tratta di un passo indietro di dieci anni, caratterizzato fra l’altro da fortissimi dubbi in termini di legittimità e costituzionalità.
Taranto è una città simbolo per noi di Italia Che Cambia. Fin dal 2012 abbiamo letteralmente lasciato il cuore e l’anima in questo luogo meraviglioso e maledetto, straziato da decenni di malesseri fisici, economici e psicologici causati dalla peggior gestione politica ed economica che il nostro Paese possa raccontare. Rosy Battaglia – a cui va tutto il nostro appoggio – ha deciso di realizzare un documentario incentrato su questo tema.
I dati complessivi relativi alla qualità dell’aria di Taranto sembrano migliorare, ma la lettura che è stata data di questi valori è totalmente scollata dalla realtà. Lo sottolineano i dirigenti locali di Legambiente, contestualizzando i numeri in una situazione che, specialmente in alcune aree della città, non lascia ben sperare.