Processo Pfas, condanne a pioggia: a Vincenza vince il diritto alla salute e la tutela all’ambiente
Sentenza storica a Vincenza contro lo stabilimento ex Miteni che ha causato una grave inquinamento da Pfas. 11 i dirigenti condannati.

La Corte d’Assise di Vicenza, dopo 6 ore di camera di consiglio, ha condannato 11 manager per l’inquinamento da Pfas causato dallo stabilimento di Trissino, ex Miteni, a 141 anni oltre a risarcimenti per milioni di euro al ministero dell’Ambiente e a numerose parti civili. Le pena vanno da 2 anni e 8 mesi a 17 anni e mezzo. Dei 15 manager imputati di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation – società che si sono succedute nella gestione dell’industria chimica di Trissino – 4 sono stati assolti.
Dopo anni di lotte è una grande vittoria per Le mamme No Pfas, la cittadinanza e i comitati che si sono battuti per avere giustizia. Poco più di un mese fa, sempre a Vicenza, una sentenza senza precedenti aveva riconosciuto la correlazione tra malattia ed esposizione ai Pfas. È successo a Pasqualino Zenere, dipendente nel reparto depurazione della società Miteni dal ’78 al ’92, morto a 76 anni nel 2014 a causa di un carcinoma uroteliale.
La lettura del provvedimento è avvenuta davanti ai comitati, alle amministrazioni locali, ma soprattutto alle Mamme no Pfas e agli ambientalisti che hanno accolto la notizia con grande commozione e un lungo applauso liberatorio. «Ce l’abbiamo fatto. Non ci sono parole per descrivere come ci sentiamo. Questa giornata la dedico ai miei figli e ai miei nipoti qualora ne avrò. Questa sentenza deve essere esemplare per chi ha intenzione o sta già inquinando. Si fermino, perché da oggi sanno che possono essere condannati», commenta Michela Piccoli del comitato Mamme no Pfas.
Ora è tempo di procedere con la bonifica del sedime inquinato che ha generato una delle più estese contaminazioni acquifere con cui i cittadini veneti sono costretti a confrontarsi da decenni. A sottolinearlo è anche Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, parte civile al processo insieme alla sezione locale. «Dalle acque di falda – rese pericolose ai fini idropotabili ed irrigui in un’area di più di 180 km quadrati – ai corsi d’acqua superficiali che attraversano quei territori (Fratta Gorzone, Bacchiglione, Retrone, Adige) esposti ad una persistente presenza di questi composti chimici, con conseguenze negative per l’ecosistema, la salute e per l’economia produttiva».
Nel frattempo in Piemonte, prima regione in Italia, è nato l’Osservatorio per la riduzione dei Pfas con l’approvazione dell’emendamento alla legge Omnibus in Consiglio regionale. Composto da personale interno e figure esterne a titolo gratuito, tra gli obiettivi dell’Osservatorio c’è anche quello di supportare la strategia di riduzione della presenza di Pfas in ambiente, l’adozione di buone pratiche da parte dei soggetti coinvolti, il monitoraggio e il controllo del loro rilascio nell’ambiente, il monitoraggio dei tempi di implementazione delle iniziative stabilite in attuazione della norma.
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