Pfas, a Vicenza una storica sentenza riconosce per la prima volta il nesso tra esposizione e malattia
Una sentenza senza precedenti riconosce la correlazione tra malattia ed esposizione ai Pfas. È accaduto a Vicenza dove è in corso anche il processo contro la società Miteni accusata di disastro ambientale.

Una sentenza storica, quella depositata il 14 maggio scorso dalla giudice Caterina Neri, che avvalora, se fosse ancora necessario, i danni e gli effetti negativi provocati alla salute dall’esposizione con i Pfas. È successo a Pasqualino Zenere, dipendente nel reparto depurazione della società Miteni dal ’78 al ’92, morto a 76 anni nel 2014 a causa di un carcinoma uroteliale. In prossimità del reparto di produzione dei Pfas, pur non essendo direttamente coinvolto nella loro fabbricazione, è stato a contatto con aria contaminata da polveri e fumi industriali. I protocolli di sicurezza erano inadeguati e gli operai hanno lavorato sempre senza protezioni efficaci.
Per anni la famiglia di Pasqualino Zenere ha chiesto che venisse riconosciuto il nesso malattia-luogo di lavoro, finalmente il tribunale di Vicenza lo ha riconosciuto per la prima volta in assoluto. Nella sentenza si parla addirittura, sempre rispetto alla correlazione, a “un elevato grado di probabilità”. I Pfas nascono negli anni ’40 come composti chimici di sintesi. Oggi sono circa 4.000 le sostanze appartenenti a questa famiglia e molto utilizzate nell’industria. Si tratta di sostanze resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione grazie alla presenza di legami molto forti tra atomi di fluoro e carbonio.
I Pfas interferiscono con il sistema endocrino, procurano danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario, oltre a vari tipi di cancro. L’uso non sempre regolamentato sia nell’industria che in agricoltura contribuisce alla loro dispersione nell’ambiente e quindi alla contaminazione delle falde e del suolo.
La contaminazione provocata dalla società Miteni, produttrice di Pfas, sarebbe una delle più gravi in tutto il mondo. È ancora in corso il processo contro 15 ex manager dell’azienda che sarebbe accusata di disastro ambientale che ha compromesso la vita di oltre 300mila persone tra Vicenza, Verona e Padova. Nel 2013, quando la recidiva del carcinoma di Zenere fu diagnosticata, il Pfoa venne finalmente vietato, ma Miteni continuò nella produzione del suo sostituto, il C6O4 brevettato dalla Syensqo (ex Solvay), senza le dovute autorizzazioni ambientali.
Nonostante il Governo abbia stanziato circa 80 milioni di euro per una serie di interventi, le concentrazioni di Pfas restano ancora alte. Si tratta purtroppo di sostanze inquinanti “eterne” che riescono a persistere nel tempo.
La sentenza del tribunale di Vicenza è comunque un primo segnale significativo. Gli eredi dell’ex operaio Zenere riceveranno una rendita dall’Inail per il decesso a causa di una malattia professionale, per tutte le altre richieste di risarcimento per danni subiti da esposizione ai Pfas si apre un nuovo capitolo nella speranza che anche queste possano essere riconosciute come tali.
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