5 Ott 2022

Putin: quanto è reale la minaccia nucleare? – Io Non Mi Rassegno #593

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Oggi parliamo dei quanto siano concrete e plausibili le minacce di Putin e i reiterati allarmi occidentali sul nucleare, del polverone sul Tweet di Elon Musk sulla risoluzione del conflitto, del prezzo del gas, del tetto sul prezzo del gas, della speculazione sul prezzo del gas e delle proteste contro il caro bollette, del via libera europeo al caricabatterie universale, della Coca Cola sponsor della COP 27 e infine dell’assegnazione del Nobel per la fisica.

LE NOVITA’ SULLA GUERRA IN UCRAINA

Lo so che lo sto dicendo spesso ultimamente, ma anche oggi sarà una puntata un po’ lunga. È che nel mondo succedono troppe cose per restare nei dieci minuti (o nei 15). Quindi prendetevela col mondo, non con me. Comunque oggi parliamo dei quanto siano concrete e plausibili le minacce di Putin e i reiterati allarmi occidentali sul nucleare, del polverone sul Tweet di Elon Musk sulla risoluzione del conflitto, del prezzo del gas, del tetto sul prezzo del gas, della speculazione sul prezzo del gas e delle proteste contro il caro bollette, del via libera europeo al caricabatterie universale, della Coca Cola sponsor della COP 27 e infine dell’assegnazione del Nobel per la fisica. È lunga già l’introduzione, figuratevi la puntata.

Allora, torniamo a parlare di Ucraina – ne parliamo praticamente sempre ma stavolta facciamo un po’ di aggiornamenti più diretti proprio sull’andamento del conflitto.

La notizia principale di ieri, riportata oggi da molti giornali nostrani, è lo scoop del Times secondo il quale il presidente russo Vladimir Putin sarebbe intenzionato a effettuare un test nucleare ai confini dell’Ucraina. La fonte sarebbe un’informativa inviata dalla Nato ai suoi membri. Secondo tale fonte un treno gestito dalla divisione nucleare segreta sarebbe già partito in direzione dell’Ucraina. E in effetti su alcuni canali Telegram russi girava proprio un video in cui si vedeva questo convoglio che avrebbe portato armi nucleari in direzione del confine ucraino. Video prontamente ripreso e rilanciato da vari giornali.

Poi, sempre nella serata di ieri, è arrivata la smentita. Il treno non avrebbe trasportato nessuna arma nucleare, ma il modo in cui la notizia ha circolato sui media mostra i segni di una generale isteria, che per certi versi è anche comprensibile. 

Putin, Lavrov e buona parte dell’establishment russo hanno infatti ventilato l’ipotesi di un attacco nucleare più volte, e anche l’annessione dei nuovi territori alla Russia ha almeno in parte a che fare con questa minaccia. Inoltre con Putin è in seria difficoltà dal punto di vista militare, il rischio di un’escalation c’è. Al tempo stesso sappiamo che la minaccia nucleare è dai tempi della guerra fredda un ottimo sistema di deterrenza, uno spauracchio da sventolare in caso di difficoltà per ottenere vantaggi e concessioni. Quindi è un bluff o un’ipotesi seria? Quale scenario è più convincente? Non saprei.

Sul sito di analisi geopolitica Ispi online Ugo Tramballi riassume così la situazione, con parole non proprio rassicuranti: “Un paranoico alla guida di un paese dall’incerto futuro e di fronte a un’umiliante sconfitta militare siede sul più grande arsenale nucleare del mondo. Poco meno di 6mila testate: alcune ritirate ma ancora integre, altre immagazzinate nell’eventualità di un Armageddon; ma 1.500 strategiche e diverse centinaia tattiche, dispiegate e pronte per l’uso”. Ecco, bene.

Sempre Tramballi ci ricorda che “Fra le grandi potenze solo la Cina dichiara il “no first use”: l’atomica viene usata solo se un avversario lancia per primo la sua. Usa e Russia non attendono questo: sparano per primi se si sentono aggrediti”. E l’annessione dei territori alla Russia fa sì che tecnicamente, adesso, la Russia può dire di essere aggredita se l’esercito ucraino avanza in quei territori, come sta facendo.

Va bene, seguitemi in un ultimo passaggio sulla questione nucleare, anche se so che smuov molte paure. Si parla di nucleare tattico, ma  di che tipo di ordigno nucleare stiamo parlando? Che vuol dire nucleare tattico? Francesco Lo Torto sul Fatto Quotidiano intervista Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne nella Rete Italiana Pace e Disarmo, che spiega: “Non deve essere l’aggettivo “tattico” a rassicurare riguardo a un effetto meno sconvolgente: “È sbagliato dire che la definizione di bombe nucleari tattiche dipenda dalla minore capacità esplosiva di queste armi rispetto a quelle dette strategiche – spiega l’analista – Non è la potenza a fare la differenza. È l’obiettivo che voglio raggiungere nella strategia militare, il risultato dell’utilizzo a definire la tipologia di una testata. 

I chilotoni (la quantità di energia liberata da un esplosivo, ndr) non sono una variabile”. Per dare un quadro preciso: la bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945, uccidendo 140mila persone, aveva una resa di 15 chilotoni. Le armi nucleari tattiche, del tipo che si ipotizza possano essere utilizzate dalla Russia nel conflitto ucraino, possono raggiungere rese esplosive da decine, se non centinaia di chilotoni. “Si usa il termine ‘tattico’ quando la bomba viene utilizzata in un teatro specifico, con delle finalità precise”, puntualizza Vignarca. “Differentemente, quella ‘strategica‘ è l’arma usata come deterrenza. Prescinde dal singolo conflitto. È l’arma con la quale si può colpire in qualunque momento, senza che il nemico sappia come o da dove arrivi”. È in questo modo che nasce il cosiddetto ricatto nucleare.

Ora, facciamo un respiro. Sono argomenti che mettono addosso molta ansia e respirare bene è un buon modo per riacquistare lucidità. Non so dirvi quanto uno scenario del genere, con Putin che usa un ordigno nucleare e la possibile escalation che ne seguirebbe sia plausibile. Davvero non lo so. Personalmente, ma forse è il mio personale bias del wishful thinking, ho abbastanza fiducia nel genere umano e nelle nostre leve genetiche da sperare che prevalga sempre l’istinto di conservazione della specie. Ma non posso assicurarvelo.

Certo è che Putin si trova in una situazione abbastanza difficile. Al di là della propaganda Nato che magari accentua i successi ucraini, pare che l’avanzata delle truppe di Kiev proceda in maniera abbastanza spedita. L’esercito sta riconquistando territori a ritmi impensabili fino a qualche mese fa. Solo che via via che le truppe avanzano svelano anche la devastazione della guerra.

Scrive il NYT – un media di un paese non esattamente neutrale, ma comunque con una forte etica del giornalismo – che “Nelle ultime settimane l’esercito ucraino ha ottenuto una serie di successi militari. Ma questi successi sono arrivati con un triste risvolto: la terra che ha recuperato è in gran parte spopolata e in rovina.

Nelle foreste di pini e nelle dolci colline dove si combattono le battaglie nel nord-est e nell’est dell’Ucraina, camion di carburante, carri armati e pick-up percorrono strade fangose per portare avanti l’attacco, passando davanti a città e villaggi completamente distrutti e abbandonati.

A Lyman, un centro regionale strategicamente importante recuperato dall’esercito ucraino sabato, un giorno dopo che la Russia aveva dichiarato l’annessione della regione, il vento sibila su isolati dove ogni casa è stata distrutta e ridotta a cumuli di mattoni.

Nella vicina Sviatohirsk, una città un tempo vivace e frequentata da turisti e pellegrini in visita a un venerato monastero ortodosso, l’hotel Roche Royal era inquietantemente vuoto, con quasi tutte le finestre spazzate via, le stanze e i corridoi disseminati di involucri di razioni russe e vetri rotti. “Stiamo liberando una terra, ma senza persone”, ha detto in un’intervista soldato semplice dell’esercito ucraino.

NOTA A MARGINE: LA PROSPETTIVA CINESE SUL CONFLITTO

Nota a margine, prima di chiudere l’aggiornamento sull’Ucraina: facendomi un giro sul Global Times, uno dei principali quotidiani in lingua inglese della Cina, molto filogovernativo, in cerca di altri punti di vista sulla faccenda ucraina, ho notato un particolare che mi era fin qui sfuggito (o che forse è cambiato di recente). In homepage c’è un grande banner che rimanda allo speciale sul conflitto in Ucraina, e ai due lati del banner, a fronteggiarsi guardandosi in cagnesco, non ci sono Putin e Zelensky, come ci si potrebbe aspettare, ma Putin e Biden. Un’immagine che racconta più di mille articoli come la stampa cinese interpreta questo conflitto.

IL POLVERONE SUL TWEET DI ELON MUSK

Restiamo in realtà sempre in tema conflitto in Ucraina, ma ci spostiamo un po’ di lato. Ieri ha fatto molto discutere un tweet di Elon Musk, il multimiliardario patron di Tesla, Space X e Neuralink, che ha sottoposto al sondaggio degli utenti il suo piano di pace in quattro punti.

  • Rifare le elezioni delle regioni annesse sotto la supervisione dell’ONU. La Russia se ne va se questa è la volontà del popolo.
  • La Crimea fa formalmente parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov).
  • Fornitura di acqua alla Crimea assicurata.
  • L’Ucraina rimane neutrale (quindi non entra nella Nato).

Ovviamente il tweet ha sollevato un polverone, fra chi ha accusato Musk di essere filorusso, chi dice che il piano è impraticabile e così via. Lo stesso presidente ucraino Zelenski ha risposto con un sondaggio in cui chiedeva ai suoi follower quale Musk preferivano, se quello pro-ucraina o quello filorusso. Musk ha a sua volta risposto che lui è al 100% al fianco dell’Ucraina, ma che il rischio è che si giunga comunque alla soluzione da lui proposta ma magari con qualche migliaio di morti e magari qualche ordigno nucleare lanciato in più.

Ora, prendo spunto da questo fatto per allargare un po’ il discorso e notare che da un po’ di mesi in realtà, sia i giornali che gli opinionisti che la politica hanno smesso di interrogarsi su come può andare a finire questa storia. Quali sono i finali auspicabili? Cosa possiamo augurarci che succeda? 

Ora io non ho una risposta, però penso che dobbiamo farcela questa domanda. Perché se smettiamo di immaginare possibili scenari in cui le cose si risolvono nel migliore dei modi, se non abbiamo idea di quale sia il migliore dei modi, non possiamo nemmeno iniziare a costruirli quegli scenari, provare a fare in modo che accadano. E tutto quello che facciamo è essere trascinati dagli eventi, convinti di essere dalla parte della ragione, del giusto. Che magari è anche vero, ma ci porta più vicini a una soluzione?

PREZZO DEL GAS, SPECULAZIONE E PROTESTE CONTRO CAROVITA

L’altra questione che continua a tenere banco è il tema del prezzo del gas, tema sul quale l’Europa appare sempre più fragile e spaccata. Vi riassumo le puntate precedenti. L’Italia e altri paesi avevano proposto agli altri paesi dell’Unione di stabilire un tetto massimo a cui acquistare il gas dai fornitori esteri, per contrastare la folle corsa del prezzo. 

Il meccanismo si reggeva sull’idea che l’Unione europea, muovendosi compatta tutta assieme, è un mercato troppo grosso perché i vari fornitori decidessero semplicemente di evitarlo, vendendo altrove a prezzi più convenienti, e che quindi alla fine avrebbero accettato la vendita pur a un prezzo calmierato.

Solo che non tutti i paesi erano d’accordo, in particolare non lo era la Germania, che aveva paura di introdurre troppe distorsioni al mercato e spaventare i fornitori. Germania che quindi si è mossa in maniera autonoma: il governo Sholtz ha stanziato un fondo da 200 miliardi di euro per finanziare un tetto al prezzo del gas interno al paese, che però funziona in maniera diversa. la Germania continua a pagare il gas al prezzo di mercato, ma lo stato interviene perché il prezzo al consumo non superi una certa soglia mettendoci la differenza. 

Questa mossa tedesca ha suscitato molte critiche, sia perché sgretola in maniera unilaterale ogni velleità di azione collettiva, sia perché parte da una posizione di privilegio. la Germania può permettersi di agire così perché ha i conti in ordine e un rapporto debito-pil molto positivo. L’Italia ad esempio non potrebbe fare niente di simile perché non ha lo stesso spazio di manovra, ha un debito pubblico enorme e se provasse una mossa del genere sarebbe immediatamente affossata dai mercati finanziari (nonché dalle regole interne europee).

Allora sempre il nostro paese ha appoggiato un’altra proposta in sede europea: quella di un fondo comune europeo per combattere il caro prezzi, finanziato con emissione di debito comune da parte della Bce. Ma di nuovo i ministri delle finanze di Germania, Olanda e Austria si sono opposti. “Energia, l’Europa in frantumi: Germania, Olanda e Austria contro gli aiuti anti-inflazione” titola la Repubblica, sottolineando l’inconsistenza dell’Unione nei momenti di difficoltà. 

Sempre in tema di gas, il Post pubblica un interessante articolo chiamato “Cosa c’entra la speculazione con il prezzo del gas”, in cui prova a fare una serie di ragionamenti su quanto la speculazione finanziaria stia effettivamente avendo un impatto nell’innalzare il prezzo del combustibile fossile. 

La conclusione in realtà è abbastanza sorprendente: partendo dal fatto che comunque non lo sappiamo esattamente, perché i contratti di fornitura non sono pubblici, però osservando l’andamento del mercato olandese TTF, che determina il pezzo in tutta Europa, l’impressione è che stia incidendo piuttosto poco.

Su quel mercato infatti comprano e vendono gas sia gli operatori convenzionali (tipo Eni, per intenderci), sia enti finanziari come banche e fondi d’investimento, che non sono ovviamente interessati ad acquistare fisicamente il gas ma solo a guadagnare scommettendo sul suo prezzo. 

Ora, se ci fosse stato un grosso attacco speculativo dovremmo aspettarci di vedere un aumento delle operazioni da parte degli operatori non tradizionali, cosa che invece non è successo. Quindi, conclude l’articolo, sebbene al momento le forniture del gas in Europa siano abbastanza costanti e il gas russo sia stato rimpiazzato, sembra più probabile che il caro prezzi sia determinato dalla paura dei mercati che il gas possa scarseggiare nel prossimo futuro.

Ultima notizia legata al gas, e poi ci avviamo verso la conclusione della puntata, è arrivato anche in Italia, sulla scia del Don’t pay inglese, il movimento Non Paghiamo, ovvero un insieme di persone che brucia le bollette in piazza rifiutandosi di pagarle. Si tratta di un movimento, a prima vista, poco ideale e molto venale, ma come fa notare GreenMe porta sullo sfondo una serie di considerazioni ecologiche su come viene prodotta l’energia e sul fatto che di fronte alla crisi climatica le bollette dovrebbero pagarle le società responsabili delle emissioni, compresi chi continua a estrarre e bruciare gas.

Ora, sono sincero, non sono sicuro di quanto questa spiegazione sia onesta o sia un pretesto per non pagare le bollette, ma comunque fa riflettere che almeno loro – così come fanno tanti altri movimenti probabilmente più seri, come FFF e XR – facciano presente che bruciare il gas non è esattamente una buona idea. Capisco che non sia facile smettere, capisco le preoccupazioni di restare al freddo, delle possibili rivolte e così via, ma io non ho sentito nessuno fra i politici (e poco anche sui giornali) dire, almeno, qualcosa tipo “adesso compriamo del gas per l’emergenza, ma nel frattempo mettiamo su un piano per smettere di dipendere dal gas, anzi per smettere proprio di estrarlo e bruciarlo il gas, perché oltre a stare al caldo dobbiamo anche contrastare la crisi climatica ed evitare l’estinzione della nostra specie”. Non l’ho sentito.

UE, VIA LIBERA AL CARICATORE UNICO

Va bene qualche notizia al volo prima di chiudere. Ieri, scrive GreenReport, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la legislazione Ue che permetterà ai cittadini europei di utilizzare presto un unico caricatore per i loro dispositivi elettronici: «Entro la fine del 2024, tutti i telefoni cellulari, i tablet e le fotocamere nell’Unione europea dovranno essere dotati di una porta di ricarica uguale per tutti, la USB-C. Dalla primavera 2026, l’obbligo si estenderà ai computer portatili. La nuova legge fa parte di un più ampio sforzo dell’UE volto a ridurre i rifiuti elettronici e a consentire ai consumatori di compiere scelte più sostenibili». Una cosa abbastanza piccola, ma concreta. 

COCA COLA SPONSOR DI COP 27

Intanto, scrive il Guardian, fa discutere che fra gli sponsor della Cop 27 ci sia niente meno che Coca Cola. Una sponsorizzazione che è stata subito bollata come “greenwashing” dagli attivisti.

Emma Priestland, coordinatrice di Break Free From Plastic, un’alleanza globale di organizzazioni e individui, ha dichiarato: “La sponsorizzazione della Cop27 da parte di Coca-Cola è puro ‘greenwash’. La Coca-Cola è uno dei maggiori utilizzatori di plastica al mondo. In quattro anni, nei nostri audit annuali sui marchi, abbiamo scoperto che la Coca-Cola è il principale inquinatore di plastica al mondo”. “È stupefacente che un’azienda così legata all’industria dei combustibili fossili possa sponsorizzare un incontro così importante per il clima”.

Intanto è partita anche una petizione avviata da un delegato alla Cop26 di Glasgow che ha chiesto di porre fine alle sponsorizzazioni da parte delle aziende ai vertici COP, iniziando con l’eliminazione della Cola-Cola. Staremo a vedere.

ASSEGNATO IL NOBEL PER LA FISICA 

Ultima notizia del giorno, ieri è stato assegnato il Premio Nobel per la fisica. a vincerlo sono stati tre fisici, John Clauser, della J.F. Clauser and Associates di Walnut Creek, California, Alain Aspect dell’Institut d’Optique di Palaiseau, Francia, e Anton Zeilinger dell’Università di Vienna, Austria, che hanno studiato uno dei fenomeni più strani, affascinanti e incomprensibili che la fisica contemporanea conosca: l’entanglement quantistico, ovvero quella caratteristica per cui alcune particelle subatomiche sembrano essere legate in maniera indissolubile e anche se si trovano a miliardi di chilometri di distanza una modifica applicata su di una ha effetto immediato anche sull’altra.

FONTI E ARTICOLI

#Ucraina
The New York Times – Advancing Ukrainian Troops Find Nearly Empty Towns Destroyed by Fighting https://www.nytimes.com/live/2022/10/04/world/russia-ukraine-war-news
Rinnovabili.it – Quanti sono i danni ambientali della guerra in Ucraina?
Ispi – Annessione nucleare
Internazionale – Da Sarajevo all’Ucraina la guerra è una realtà minacciosa
il Post – La Russia è un po’ confusa sui suoi confini in Ucraina
Il Fatto Quotidiano – Armi nucleari tattiche, gli effetti in caso di attacco: “Disastri climatici e carestie anche se usate in aree ridotte. A rischio 2 miliardi di persone”
il Post – Il piano per la pace in Ucraina di Elon Musk

#gas
la Repubblica – Energia, l’Europa in frantumi: Germania, Olanda e Austria contro gli aiuti anti-inflazione https://www.repubblica.it/economia/2022/10/04/news/ue_la_germania_difende_il_proprio_piano_ce_stato_un_malinteso_saranno_aiuti_mirati-368502250/?ref=RHTP-BH-I368477869-P2-S1-T1
GreenMe – “Noi Non Paghiamo!”: arriva anche in Italia il movimento di protesta contro il caro bollette
il Post – Cosa c’entra la speculazione con l’aumento del prezzo del gas

#Premio Nobel
la Svolta – Il Nobel per la Fisica 2022 a Alain Aspect, John Clauser e Anton Zeilinger
The New York Times – Nobel Prize in Physics Is Awarded to 3 Scientists for Work Exploring Quantum Weirdness

#caricabatterie
la Repubblica – La Ue dice sì al caricatore unico per tutti i dispositivi elettronici
GreenReport – Entro la fine del 2024 arriverà il caricabatteria universale UE

#Cop 27 #Coca Cola
The Guardian – Cop27 climate summit’s sponsorship by Coca-Cola condemned as ‘greenwash’

#Nord Korea
la Svolta – Un missile balistico nordcoreano ha sfiorato il Giappone 

#Burkina Faso
Internazionale – Il Burkina Faso è lo specchio delle contraddizioni francesi in Africa

#Kenya #Ogm
Nigrizia – Il Kenya autorizza uso e commercio di colture geneticamente modificate

#androidi
il Post – Tesla ha molto lavoro da fare sul suo robot antropomorfo

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