24 Set 2018

Fadabrav: una falegnameria sociale per conoscere e conoscersi

Scritto da: Elisa Elia

A Novara ha preso vita una falegnameria sociale, Fadabrav. L’obiettivo è quello di condividere e sperimentare insieme, aggregando fasce intergenerazionali di persone e rivitalizzando il quartiere.

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Novara - “Fa da brav” in dialetto novarese significa “fai il bravo”. Ma da qualche mese a questa parte per gli abitanti della città di Novara è anche un luogo, un’identità, ovvero una falegnameria sociale. Nata come idea nell’estate 2017, la falegnameria Fadabrav prende vita concretamente nel giugno 2018 all’interno di uno spazio pubblico del comune di Novara che già negli ultimi anni veniva usato come laboratorio di falegnameria in chiave educativa per recuperare minori svantaggiati o in situazioni di difficoltà. Fadabrav nasce da uno sforzo comune, collettivo: dentro ci sono il Comune di Novara, che si è mostrato aperto alle istanze delle associazioni e cioè di Sermais (associazione che si occupa da dieci anni di aggregazione giovanile a Novara) in collaborazione con Sincronie e Housing Lab, e il supporto della Fondazione Comunità Novarese Onlus.

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«In sostanza Fadabrav nasce quando Sermais si interessa all’idea della falegnameria sociale» ci spiega Mattia Anzaldi, presidente di Sermais, che è uno dei promotori della falegnameria Fadabrav e che ha seguito il progetto fin dall’inizio. «Sapevamo di esperienze simili già a Torino e a Milano e conoscevamo la falegnameria in cui gli educatori lavoravano con minori in situazioni di difficoltà; quello che abbiamo pensato di fare è stato rendere la falegnameria uno spazio sociale aperto a tutti». E così ogni sabato Fadabrav è aperta a chiunque: hobbisti, esperti, volontari, universitari, adulti con la passione della falegnameria, chiunque voglia venire. «Come funziona? Semplicemente alcuni nostri volontari tengono aperto lo spazio e si sta insieme, si impara insieme. C’è una grande condivisione delle conoscenze che si hanno».

Gli strumenti sono a disposizione di tutti e lo spazio è stato pensato in un’ottica di utilizzo da parte della collettività, quindi sicurezza e facilità di utilizzo sono al primo posto nel pensare questo spazio. Senza però dimenticare l’estetica e la fruibilità dello spazio in sé. Fadabrav, infatti, grazie al suo grande cortile interno si differenzia da altre falegnamerie sociali e ha fatto degli eventi un altro dei punti cardine della sua attività: «Essendo un progetto di rigenerazione urbana, abbiamo pensato che sia importante generare cultura e fare in modo che le persone vivano questo spazio; per questo organizziamo eventi con il preciso scopo di coinvolgere gli abitanti della città e rendere vivo il quartiere».

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L’ultimo è “Onde Urbane”, un evento dalla carica «dissonante», durante il quale un writer ha realizzato un disegno a pennello su un muro durante un concerto di musica classica dal vivo con tanto di ballerino. Un evento che proprio per la sua carica dissonante è riuscito a catalizzare una folla inaspettata di 150-200 persone, riuscendo a pieno nel suo intento.

«L’idea base, insomma, è che attraverso lo stare insieme si sviluppino circoli virtuosi. E quindi qualcuno potrà uscire da una situazione di crisi (minorenne in difficoltà), qualcun altro potrà sviluppare una sensibilità relazionale-educativa (universitario che si avvicina per la prima volta al sociale) e qualcun altro ancora potrà semplicemente soddisfare il bisogno di stare con altre persone (pensionato o anziano da solo)», spiega ancora Mattia. In questa ottica sono pensati i corsi, uno dei quali partirà a novembre: «Sarà un corso di falegnameria base per hobbisti, con un intento sociale: l’idea è quella di mettere tre generazioni (il minorenne in difficoltà, l’universitario e il pensionato) insieme e ancora una volta creare uno scambio reciproco e fruttuoso».

Si è capito, quindi, che l’istanza educativa è molto forte e ha due pilastri in Edgardo Ghirotto, inventore del nome per la falegnameria, e Davide Ricordi. Entrambi sono educatori del Comune e hanno dato una forte spinta alla nascita di Fadabrav. Ma accanto a questa “anima di Fadabrav” ce ne sono altre due: la voglia di rianimare il quartiere, che è popolare e multietnico ed è spesso considerato problematico perché con il tasso di immigrazione più alto a Novara, e il bisogno di innovazione sociale, dando risposte nuove a bisogni antichi. Cosa che Fadabrav tenta di fare attraverso un approccio sfaccettato e di certo innovativo e facendo del terzo settore un pilastro fondamentale per l’avvio del progetto.

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«Il progetto è stato fin da subito un ottimo volano per far impegnare molti ragazzi nel sociale per la prima volta ed è stato ben accolto dalla gente del quartiere, dalla stampa locale e dal Comune», dice infine Mattia. «Il nostro sogno è che magari qualcuno, un giorno, voglia creare una cooperativa per lavorare il legno». Mattia poi cita una frase di Calvino, significativa ed esemplificativa del progetto: «Una città riceve la sua forma dal deserto cui si oppone», che è la frase che hanno proiettato su un muro durante l’ultimo evento. E che in fondo parla di rigenerazione urbana, di vita.

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