22 Gen 2019

L’amianto toglie ancora il respiro (parte prima)

Scritto da: Ezio Maisto

Tremila morti all’anno solo in Italia, più di 30milioni di tonnellate ancora da bonificare, 370mila edifici contaminati, fra cui moltissime scuole. L’emergenza amianto non è affatto un problema del passato. Abbiamo intervistato Maura Crudeli, presidente AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto), che denuncia come colossi industriali quali Cina, India e Russia non abbiano proibito l’uso di questo agente tossico e che l’amministrazione Trump lo abbia reintrodotto nell’edilizia degli USA.

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Milano, Lombardia - “Fra i 3 e i 4mila morti ogni anno solo in Italia, quasi 15mila in Europa e più di 100mila nel mondo. Se qualcuno pensa che l’emergenza amianto sia un problema del passato è smentito dai numeri del RENAM-Registro Nazionale dei Mesoteliomi, dell’ISS-Istituto Superiore della Sanità e dai dossier di Legambiente”. Ce lo ha detto Maura Crudeli, presidente dell’AIEA-Associazione Italiana Esposti Amianto – una delle associazioni che compongono il neonato Coordinamento Nazionale Amianto e facente parte della rete internazionale Ban Asbestos  – tutte impegnate nella sensibilizzazione verso il problema, nella pressione alle istituzioni e nel supporto alle vittime e ai loro parenti.

 

 

Maura è una friulana trapiantata a Roma, dove è diventata una conosciuta organizzatrice di eventi e una filmaker. Fra i suoi lavori, vanno citati il documentario “Attenti al treno”, sul reparto di coibentazione della FIAT Ferroviaria di Savignano, un posto di lavoro ambitissimo fino a qualche decennio fa, che gli operai svolgevano immersi in una fitta nebbia polverosa… d’amianto; “I Vajont”, altro documentario, stavolta a episodi, su alcune fra le più eclatanti tragedie provocate dall’avidità, dalla sete di potere e dall’indifferenza dell’uomo, inclusa quella di Broni, sede di uno stabilimento della Fibronit, una tra le più grandi aziende produttrici di cemento amianto in Italia; infine, l’ultimo spot di AIEA ONLUS  volto a mantenere alta l’attenzione sul tema, dal titolo estremamente efficace: l’amianto ti toglie il respiro.

 

Come sottolinea lei stessa nella nostra intervista video, la lotta all’amianto (detto anche asbesto) e il sostegno alle sue vittime è diventata una delle missioni nella sua vita dal 2010, ossia da quando  suo padre Mauro, coibentatore all’interno dei cantieri navali di Fincantieri, è morto a causa di un mesotelioma, un tumore raro associato all’esposizione all’amianto.

 

A 30 anni esatti dalla sua fondazione, AIEA – una Onlus senza fini di lucro – continua a battersi a livello globale per l’abolizione dell’amianto in ogni forma diversa dallo stato di minerale in cui si trova in natura (l’unico stato nel quale non è nocivo per la salute). In accordo con quanto afferma l’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità, l’AIEA sostiene che, “secondo gli attuali livelli di conoscenza scientifica sui danni causati alla salute dall’inalazione di fibre di amianto, non esiste alcun livello minimo di soglia al di sotto del quale vi sia sicurezza, per cui la massima concentrazione accettabile di fibre non può che essere zero”.

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Nata dal movimento di lotta per la salute Medicina Democratica, l’AIEA è stata fondata nel 1989 a Casale Monferrato, sede della celebre fabbrica di fibrocemento Eternit. Tre anni dopo la sua costituzione fu approvata, dopo una lunga e difficile gestazione, la legge 257/1992, ovvero “Norme per la cessazione dell’impiego dell’amianto”. Una vera e propria legge-svolta, alla quale ha contribuito in misura determinante proprio la grande mobilitazione sociale dovuta all’attività delle associazioni degli esposti, delle associazioni ambientaliste e di quelle sindacali. Nella legge si stabilisce che, in Italia, “sono vietate l’estrazione, l’importazione, l’esposizione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto”.

 
 
Tuttavia, nonostante l’approvazione della legge e la capillarità della successiva azione di bonifica nelle cave e nei siti industriali nei quali in passato sono state realizzate le lavorazioni, resta ancora molto da fare. In Italia, per esempio, dove non tutte le regioni hanno applicato i piani regionali per l’amianto e provveduto alla mappatura prevista dalla legge 257/92, si stima vi siano ancora fra le 33 e le 39 milioni di tonnellate della fibra killer ancora da bonificare, fra cui quasi 58 milioni di metri quadri di coperture in cemento amianto. Sconcertante il dato riguardante il censimento degli edifici nel nostro paese, che rivela come, dei circa 370mila edifici contenenti amianto presenti oggi sul nostro territorio, più di 50mila siano pubblici e di questi molte siano scuole. Secondo Censis e Legambiente, infatti, il 10% delle scuole italiane presenta ancora strutture in amianto.  

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Come se non bastasse, il dato internazionale è ancora più preoccupante. Se nel corso degli ultimi due decenni in tutta Europa l’amianto è stato proibito – sia in fase di estrazione che in fase di produzione e commercializzazione – la stessa cosa non si può dire del resto del mondo. Al momento sono difatti solo 53 (su un totale di 196) i paesi del mondo che ne hanno proibito l’estrazione e l’utilizzo. In tutti gli altri, inclusi colossi industriali come Cina, India e Russia, questo materiale è ancora utilizzabile, a volte in tutte delle sue molteplici forme, a volte solo in alcune. Come nel caso degli USA, nei quali l’amministrazione Trump, nell’estate 2018, è tornata sui passi tracciati dai governi precedenti reintroducendo l’uso dell’amianto nell’edilizia (da cui era stato bandito nel 1989). Insomma, la parola d’ordine è, ora come prima, vietato abbassare la guardia!

 

Continua…

 

 

 

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