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Puglia - Circa 350 persone, tra volontari di Greenpeace del Gruppo Locale di San Ferdinando di Puglia, studenti e docenti del plesso didattico Nervi dell’Istituto “Fermi-Nervi-Cassandro”, durante il weekend si sono ritrovate sul Lungomare Pietro Mennea di Barletta per raccogliere e censire la plastica presente in spiaggia e lanciare un forte messaggio in difesa del mare e degli organismi che vi abitano.
Al termine delle operazioni di pulizia del litorale, volontari, studenti e docenti hanno disegnato sulla sabbia una gigantesca balena che rigurgita plastica usa-e-getta e hanno alzato le braccia per comporre, su una superficie di oltre tremila metri quadri, la scritta “Stop Plastic”.
«Questo messaggio forte e di grande impatto visivo sottolinea la necessità di intervenire subito su una delle più grandi emergenze ambientali dei nostri tempi, l’inquinamento da plastica», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia. «Il mare e le sue creature pagano il prezzo più elevato di questa contaminazione che sta assumendo, giorno dopo giorno, proporzioni sempre più allarmanti. Da mesi chiediamo alle grandi multinazionali, responsabili della commercializzazione dei più grandi volumi di plastica usa-e-getta di assumersi le proprie responsabilità, riducendo drasticamente la produzione di plastica monouso per salvare i nostri mari», conclude Ungherese.
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Ogni minuto, ventiquattro ore al giorno, l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce nei mari del Pianeta, provocando gravi danni agli ecosistemi marini e agli animali che lo popolano come balene, tartarughe e delfini. Di tutta la plastica prodotta ogni anno, il 40 per cento viene impiegato per la produzione di contenitori e imballaggi monouso, di difficile recupero e riciclo a fine vita.
Per spingere le grandi multinazionali a intervenire sul problema dell’inquinamento da plastica nei mari del Pianeta, Greenpeace nei mesi scorsi ha lanciato una petizione sottoscritta da più di tre milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Nestlè, Unilever, Coca-Cola, Pepsi, Ferrero, San Benedetto, Colgate, Danone, Johnson & Johnson e Mars di ridurre la produzione e investire in sistemi di consegna alternativi che non prevedano il ricorso a contenitori e imballaggi in plastica monouso.
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