Una famiglia dà vita ad una rete per sostenere le piccole aziende agricole colpite dalla crisi
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Genova, La Spezia - A Zoagli vive “una famiglia per il clima”, attiva da anni per l’ambiente (e per la pace): mamma Barbara e papà Massimiliano, insieme ai figli Emanuele, classe 2008, e Gaia, classe 2004. Scrivono articoli, puliscono spiagge e fiumi, pubblicano libri e viaggiano lento. L’ultima destinazione? «Siamo arrivati a piedi a Sant’Anna di Stazzema – mi racconta Barbara – abbiamo percorso 150 km a piedi ed è stata un’esperienza in completa sintonia con ambiente, pensata per evitare di inquinare sì, ma anche per vivere la “vacanza” in famiglia più intensamente».
Il viaggio è stato un percorso in sette tappe, giornalmente documentato sui social: «Postavamo gli incontri, i pensieri e i vari momenti di riflessione». Proprio entrando in contatto con le persone che vivono in paesi al di fuori dei soliti circuiti turistici è nata la voglia di aiutare tutte quelle realtà agricole conosciute lungo il cammino.

LA NASCITA DELLA RETE
BioTigullio5Terre nasce proprio durante il lockdown per dare visibilità alle aziende agricole del territorio del Tigullio e delle Cinque Terre, in seria difficoltà in primavera. «Ci siamo resi conto che mancava un trait d’union che legasse i produttori locali, sia in costa che lungo l’entroterra tra Tigullio e spezzino, e così abbiamo creato BioTigullio5Terre».
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La neonata rete ora è una vetrina per una cinquantina di realtà a conduzione familiare che hanno rischiato di chiudere: «Sono tutte piccole aziende che si sostentano con i mercatini, estivi o natalizi, e ora che è tutto sospeso stanno faticando a restare a galla. Per questo abbiamo voluto raccontare la loro attività e la loro vita, dedicando a ognuno una pagina che desse loro visibilità».
Il portale riporta alla luce anche antiche ricette locali e le proprietà medicali delle piante e delle spezie, il tutto condito con un po’ di storia e di cultura dei vari territori.

CHI HA ADERITO AL CIRCUITO
Si tratta di produttori che si trovano soprattutto in Val Graveglia, Val d’Aveto, Val Fontanabuona e Val di Vara, che coltivano in maniera ecosostenibile e a impatto zero. Tra loro ci sono anche molti giovani agricoltori che hanno fatto rinascere colture ormai perdute e dimenticate. «Un esempio? La mela rapallina, che è riuscita a ripartire grazie alla caparbietà di questa azienda agricola che ha recuperato la varietà tramite la “banca del seme”. Si tratta di varietà locali che però fanno fatica a farsi largo dal punto di vista commerciale».

Barbara mi racconta anche della famosa nocciola di Mezzanego, sulle alture di Chiavari, coltivata fino a cinquant’anni fa e molto rinomata in Liguria, che col tempo è andata persa, soprattutto per la difficoltà di coltivare sulle fasce. «Negli anni le aziende sono andate a cercare terreni più facili da coltivare e con rese decisamente maggiori, per poter offrire i prodotti a prezzi di vendita più bassi».
Mentre ci salutiamo, mi rivela quali progetti futuri bollono in pentola: «A breve l’idea è quella di aprire un punto vendita fisico a Rapallo, in modo da offrire anche un presidio fisico e una vetrina reale a tutte le aziende aderenti».
Un ulteriore passo per valorizzare la filiera corta ligure. Work in progress!
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