24 Feb 2022

Dal pensiero critico all’empatia, le competenze emotive arrivano tra i banchi di scuola

Scritto da: Davide Artusi

Pensiero critico, gestione dei problemi, lavoro di squadra: le competenze emotive diventano oggetto di insegnamento nelle scuole. Per meglio comprendere l'importanza di questa novità abbiamo rivolto alcune domande a tre professioniste d'eccezione: l’antropologa Vienna Eleuteri, la professoressa Maria Cinque e Raffaella Napoli di Coaching in School.

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Il 20 gennaio 2022 anche il Senato, dopo la Camera, ha approvato una proposta di legge mirata alla valorizzazione delle competenze emotive, chiamate anche competenze non cognitive (soft skills o life skills), all’interno della scuola.

Il disegno di legge prevede che per il triennio, a partire dall’anno scolastico 2022/2023, le scuole secondarie di primo e secondo grado abbiano la possibilità di partecipare alla sperimentazione e introdurre nel programma scolastico ufficiale l’insegnamento delle competenze emotive: pensiero critico, capacità di problem solving, empatia.

Ma cosa sono queste competenze emotive? Ecco che per chiarire il concetto ci viene in aiuto Raffaella Napoli di Coaching School, un’organizzazione al servizio del settore educativo che promuove lo sviluppo delle potenzialità di studenti e insegnanti. «La definizione di non cognitive skills (competenze non cognitive) raccoglie in sé tutte quelle caratteristiche umane trasversali che noi mettiamo in campo nel corso della nostra vita quando ci relazioniamo con l’ambiente e con gli altri».

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«Si tratta – continua Raffaella – di aspetti del nostro carattere come apertura mentale, sicurezza, altruismo, emozionalità positiva e del nostro capitale psicologico – efficacia, speranza, resilienza e ottimismo – che rappresentano qualità fondamentali da acquisire nell’età dello sviluppo. Sono dimensioni che giocano un ruolo chiave nella formazione di un carattere sano e contribuiscono alla creazione di relazioni produttive nei luoghi di lavoro, nelle comunità, nelle famiglie e nella vita politica».

«Queste caratteristiche – conclude Raffaella – non solo aiutano i bambini e i ragazzi ad adottare approcci positivi e funzionali alle situazioni del loro quotidiano, ma consentono loro di pianificare e anticipare ciò che potrà accadere, permettendo dunque di affrontare circostanze negative o sconosciute».

In merito alla definizione di competenze emotive, Maria Cinque – professoressa ordinaria di Didattica e Pedagogia speciale e presidente del corso di laurea in Scienze dell’educazione – ci riporta quanto affermato dal premio Nobel per l’economia James Heckman: «Per molti anni in America si è ritenuto che la dimensione del successo si potesse misurare e predire attraverso test attitudinali e di intelligenza, come quello sul QI […]. Sicuramente è importante, ma ci sono altre skills che sono ugualmente fondamentali. Si tratta delle skills non cognitive, talvolta denominate soft skills, come per esempio le abilità sociali, comunicative, o relative all’autocontrollo».

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«Le soft skills – riprende Heckman – sono tratti personali, obiettivi, motivazioni e preferenze che sono ritenute importanti nel mercato del lavoro, ma anche a scuola e in altri ambiti. […]. Esse sono predittive di successo nella vita […] e, per questo motivo, dovrebbero essere tenute in debita considerazione nelle politiche pubbliche relative allo sviluppo e agli investimenti per la formazione».

Le competenze emotive svolgono quindi un ruolo importante nel percorso di crescita del ragazzo, «inoltre, come evidenziato da numerosi studi – riprende Raffaella Napoli –, abilità cognitive e non cognitive sono fortemente interdipendenti e non possono essere isolate le une dalle altre. Ciò significa che concentrarsi sulle soft e character skills può effettivamente potenziare le prestazioni di lettura, scrittura, matematica e di tutti gli altri ambiti dello sviluppo cognitivo».

Ora più che mai le competenze emotive svolgono un ruolo di prim’ordine nella sana formazione del ragazzo, soprattutto in un periodo storico come questo, afflitto da quarantene, isolamenti e insicurezza

Le competenze emotive risultano materia d’insegnamento essenziale, in particolare al giorno d’oggi. «Riconoscere non solo nella scuola ma anche nelle nostre vite l’importanza delle materie emotive – spiega Vienna Eleuteri, antropologa dello sviluppo e pioniera della scienza della sostenibilità applicata ai sistemi complessi – significa ricomporre l’unità mente-corpo che è alla base del nostro equilibrio come persone e come collettività».

«Le materie emotive – continua Vienna – mettono al centro l’essere umano e ci consentono di comprendere il sistema di relazioni che rende significativa la vita, oltre a fornirci solidi strumenti per sviluppare le competenze utili alla migliore interazione con l’altro: la capacità di stare in gruppo, il lavoro di squadra, la gestione dei problemi e l’approccio al problem solving».

«L’introduzione delle materie emotive – conclude Vienna – contribuisce in modo sostanziale alla definizione di un nuovo paradigma educativo poiché affida a ciascuno gli strumenti per conoscere sé stesso, tornare a essere protagonista delle proprie scelte, nel rispetto dei bisogni altrui e in funzione delle dinamiche della nostra comunità. La scuola ha un’opportunità unica e irripetibile oggi: contribuire alla definizione di un nuovo modello antropologico dove i collettivi umani operano per una vera rigenerazione di sé e del pianeta».

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Ora più che mai le competenze emotive svolgono un ruolo di prim’ordine nella sana formazione del ragazzo, soprattutto in un periodo storico come questo, afflitto da quarantene, isolamenti e insicurezza. «Già prima dell’inizio della pandemia – riprende il discorso Raffaella Napoli – i segnali di malessere che arrivavano dalla scuola erano preoccupanti. L’impatto del Covid-19 ha pertanto inciso negativamente su una situazione da tempo difficile, facendo emergere difficoltà latenti che ora non possiamo più ignorare».

«In quest’ottica – conclude Raffaella – promuoverle e lavorare sulle capacità non cognitive significa aiutare bambini e ragazzi a riprendere più serenamente l’attività scolastica, a recuperare l’apprendimento perso e ad adattarsi alle nuove circostanze. Per esempio, sostenere il senso di autoefficacia degli studenti può aumentare la fiducia nelle loro capacità di recupero e motivarli nell’impegnarsi nuovamente. Questo vuol dire anche sostenerli nel loro benessere personale e relazionale, aiutandoli a sviluppare la capacità di regolare le emozioni per affrontare piccole e grandi frustrazioni e per far fronte a circostanze inaspettate e difficili».

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