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28 Apr 2022

Comunità energetiche in Sardegna: ecco cosa succede sull’isola

Due piccoli Comuni nel cuore della Sardegna hanno acceso la miccia per una rivoluzione energetica in questa regione. Due modelli produttivi e culturali si scontrano: uno mira alla realizzazione di una transizione ecologica reale e a misura di comunità, mentre l'altro persegue vecchie logiche incentrate sul profitto di pochi. Ecco come sta andando questo "duello".

Medio Campidano, Sardegna - In Sardegna si gioca una partita importante per determinare il futuro dell’energia in questa regione. Da sempre l’isola è infatti ostaggio di interessi economici molto forti, soprattutto in campo energetico. Ultima in ordine di tempo è la procedura avviata per costruire un mega impianto nella zona di Bolotana.

Ma le comunità non ci stanno e cominciano e delinearsi percorsi alternativi ai modelli di produzione energetica centralizzati, spesso basati su logiche ben lontane da una reale transizione energetica e studiati più per generare profitti che per sopperire in maniera solidale ed ecologica al fabbisogno della popolazione.

Questa piccola rivoluzione è partita da due piccoli Comuni della Sardegna centro-meridionale, Villanovaforru e Ussaramanna. Nel luglio del 2021 sono infatti nate ufficialmente le Comunità Energetiche Rinnovabili di questi due territori, distanti meno di una decina di chilometri uno dall’altro.

cer ussaramanna
Il gruppo fondatore della comunità energetica di Ussaramanna (foto di ènostra)

«Nell’autunno del 2020 – racconta Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru – abbiamo deliberato l’avvio del percorso di fondazione e abbiamo scelto di appoggiarci a ènostra». La prima assemblea con i cittadini si è tenuta nel gennaio 2021 e poi a marzo è partita la raccolta delle adesioni: «Abbiamo trovato i cittadini connessi alla cabina secondaria che volevano fare parte della CER e abbiamo creato il gruppo fondatore», ricorda Onnis.

Il 13 luglio del 2021 si è tenuta l’assemblea costitutiva, in occasione della quale è stato creato lo statuto. Infine, nell’autunno seguente è stato installato un impianto fotovoltaico sul tetto della palestra comunale: «A quel punto la comunità energetica era fatta: c’era l’associazione, c’erano i soci, c’era lo statuto. L’unica cosa che mancava era che il contatore, che spettava all’Enel installare».

Un passaggio fondamentale che spesso si rivela un collo di bottiglia e che induce il primo cittadino di Villanovaforru a pensare che «né i grandi player energetici né la politica vogliono le comunità energetiche rinnovabili. Enel non ha voluto dirci quali cittadini erano serviti dalla cabina di bassa-media tensione di riferimento e abbiamo dovuto scoprirlo noi con un sondaggio».

Stiamo ribaltando il modello tradizionale e i protagonisti attuali remano contro

Fra Villanovaforru e Ussaramanna sono un centinaio i soggetti che hanno aderito alla CER, fra cui diverse attività commerciali. Così come è successo per il tetto della palestra di Villanovaforru, anche il Comune limitrofo ha previsto l’installazione di tre nuovi impianti – dei quali uno già realizzato – su edifici comunali, per per una produzione media attesa di circa 72 MWh/anno.

«I cambiamenti climatici e il pericolo di sfruttamento del suolo da parte di azioni speculative sono purtroppo una realtà, a cui ci si può opporre solo con nuovi modelli collettivi di produzione e consumo», ha dichiarato il sindaco di Ussaramanna Marco Sideri. «L’obiettivo di lungo periodo è quindi quello dell’autosufficienza energetica per un ulteriore abbattimento dei costi in bolletta e per un futuro sempre più green».

Maurizio Onnis
Maurizio Onnis

Le barriere da abbattere per realizzare questa visione tuttavia non sono poche, specialmente a livello regionale. Nell’autunno del 2019 è stato presentato al consiglio regionale della Sardegna il DDL sulle comunità energetiche, che però ancora non è stato discusso: «È evidente che interessa a pochi», ammette Onnis. «Non c’è da stupirsi perché si sta passando da un modello verticale con un grosso produttore e tanti consumatori a uno orizzontale in cui tutti i consumatori si conoscono e parlano, producono e rivendono».

«È una cosa nuova e come tutte le cose nuove fa fatica ad affermarsi. Siamo partiti nell’autunno del 2020 e per tanto tempo non si è mosso nulla, ma negli ultimi due o tre mesi il processo si è finalmente attivato. Stiamo ribaltando il modello tradizionale e i protagonisti attuali remano contro», conclude il sindaco.

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