aMare Sicilia: il sogno di tornare ad abitare in una piccola borgata di mare
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Agrigento - Un tempo porto orientale dell’antica Selinunte, città di cui ancora oggi si ammirano i resti del passato glorioso, Porto Palo di Menfi è un piccolo borgo di pescatori, diramato su un promontorio affacciato sul mare e sovrastato da una vecchia torre di avvistamento a difesa della costa dagli attacchi corsari. Abitata in inverno da poco più di venti anime, Porto Palo ha perduto col tempo le tradizioni legate al mare e con esse le sue famiglie di pescatori.
E mentre il borgo ha continuato sempre più a spopolarsi, c’è chi ha deciso di farvi ritorno e scommettere su quei luoghi vittima della loro stessa bellezza e dell’abbandono. Come Francesco Tarantino, il cui amore per questa costa lo ha spinto a lasciare Firenze ormai dieci anni fa e fare qualcosa per la sua Porto Palo: «È qui che mi sono cresciuto – mi racconta – e per anni sono stato l’ombra di mio nonno: lo seguivo ovunque».
La passione per il mare, ereditata da nonno Ciccio, pescatore e grande conoscitore di queste coste, ha riportato Francesco in Sicilia: «Non riuscivo più a sopravvivere alla nostalgia di non vedere il mare ogni volta che aprivo la finestra», prosegue Francesco. Così interrompe gli studi in enologia e si mette in proprio: la sua azienda, aMare Sicilia, nasce da questo desiderio di dedicarsi alle sue passioni e scrivere un futuro diverso per questa terra.
«Come accade per molti giovani ho lasciato la Sicilia alla ricerca di nuove possibilità e incontri, ma il sentimento per questo mare non ha potuto che riportarmi indietro», racconta Francesco. «Allora avevo ventisette anni e la scomparsa di mio nonno mi ha spinto a ricominciare lì dove lui aveva speso tutta la sua vita, per amore di questo mare e delle nostre tradizioni».
Oggi con aMare Sicilia Francesco organizza escursioni in barca per famiglie e piccoli gruppi di amici. Oltre a far ammirare le spiagge di Porto Palo, premiate ogni anno con la bandiera blu, guida i turisti in percorsi esperienziali che consentono loro di vivere il territorio attraverso gli occhi dei suoi abitanti: «Non si tratta di semplici gite a bordo – precisa Francesco –, quello che faccio è cercare di trasmettere la passione per queste coste e le tradizioni dei pescatori ormai quasi del tutto scomparse. È un territorio pieno di ricchezze: dalle spiagge ai templi, dai borghi alle atmosfere uniche della Casbah di Mazara del Vallo».
Ripercorrere i suoi ricordi di infanzia e i racconti del nonno di Francesco è come recuperare un frammento di storia. Intorno agli anni ‘40 molti degli uomini di Porto Palo emigrarono all’estero. Lo stesso nonno Ciccio, dopo un mese e mezzo di navigazione, andò a fare il pescatore in Venezuela: «Ha vissuto lì per diciotto anni. Quando eravamo insieme, non smettevo di chiedergli come fosse pescare in quei mari lontani», ricorda Francesco. «Mio padre e mio zio all’epoca erano molto piccoli, ma questa storia mi è stata tramandata dalle parole del nonno e dalle fotografie che mia nonna gli spediva».
Le immagini di famiglia scattate in bianco e nero dal fotografo che scendeva periodicamente a Porto Palo con il carrettino sono il ritratto di quella Sicilia segnata dalle emigrazioni e dalla vita di chi restava nell’attesa dei tanti che erano partiti. Ormai i pescatori della “vecchia guardia” sono quasi tutti morti e quei pochi che ancora vivono a Porto Palo non sempre hanno insegnato il mestiere ai propri figli: «La pesca non è un settore redditizio, ecco perché molti giovani hanno abbandonato le reti», prosegue Francesco.
Mentre il borgo ha continuato sempre più a spopolarsi, c’è chi ha deciso di farvi ritorno e scommettere su quei luoghi
A differenza di tanti suoi coetanei, Francesco è sempre uscito in mare con il nonno. Sin da piccolissimo non vedeva l’ora che finisse la scuola per trasferirsi dalla vicina Menfi a casa sua. Avrà avuto circa sei anni la prima volta che il nonno gli ha lasciato mettere le mani sul timone e un paio in meno quando ha imparato a nuotare: «Mio nonno mi diceva che per andare in barca e aiutarlo a calare le reti dovevo saper nuotare – ricorda Francesco – e così me lo ha insegnato facendomi tuffare dalla barca con una cima intorno alla vita. Mi diceva di fidarmi, di non aver paura perché in caso mi avrebbe tirato su. E io lo ascoltavo».
aMare Sicilia è per Francesco una scommessa e un omaggio a quel tempo indimenticabile trascorso insieme al nonno, a cui deve tutto ciò che ha imparato sul mare e la navigazione. Porto Palo è oggi un’importante meta turistica, «un posto dove stare con un libro e un sigaro», commenta Francesco. Eppure non è valorizzata come dovrebbe e mancano i servizi necessari per incoraggiare il turismo nell’arco di tutto l’anno.
Dopo anni di dinieghi e intoppi burocratici, Francesco ha finalmente ricevuto una concessione demaniale al porto del piccolo borgo, dove sta per realizzare dei posti barca e un chiosco in cui ristorarsi e offrire ai turisti quei servizi che tuttora mancano a Porto Palo, nonostante venga scelta ogni anno da numerosi viaggiatori. Il suo obiettivo è soprattutto di avvicinare sempre più persone, e soprattutto i giovani, al mondo nautico, assecondando la naturale vocazione di questi luoghi.
«Quello da cui purtroppo siamo ancora molto lontani – conclude Francesco – è la consapevolezza che le iniziative dei cittadini possono trasformare da dentro un territorio e tornare a popolarlo non solo nei mesi estivi. È in questa spinta dal basso che le istituzioni e gli enti pubblici possono trovare il nutrimento necessario per dar vita e fiato al cambiamento».
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