T-Cycle Industries e l’economia circolare che dà nuova vita agli pneumatici fuori uso
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Caserta, Campania - Il cambiamento climatico è un problema complesso, che affonda le sue radici in molteplici cause. Una di esse è l’incessante ritmo di produzione e consumo che brucia risorse e materie prime finite, comportandosi come se fossero infinite. Esistono però alcune realtà che cercano di spezzare questo circolo visioso, come T-Cycle Industries, un’azienda nata nel 2014 che si occupa di riciclare PFU, Pneumatici Fuori Uso. Attraverso un’attenta lavorazione, il materiale viene riutilizzato per creare nuovi prodotti o per essere esportato. In questo modo T-Cycle contribuisce alla lotta contro la crisi ambientale usando la tecnica migliore: il riciclo.
RICICLARE IL PFU
In Campania, in provincia di Caserta, c’è T-Cycle Industries, partner di Ecopenus, società che si occupa di raccolta e recupero di PFU. Questa realtà s’impegna nella lavorazione del materiale, scomponendolo nelle sue parti principali: gomma, acciaio armonico e residuo tessile. Grazie alla triturazione della gomma, si ottengono granuli di varie dimensioni che possono essere utilizzati, ad esempio, per asfaltare le strade o come gomma per campi di paddle. L’acciaio ricavato è molto resistente e, una volta temprato ad altissime temperature, diventa particolarmente elastico.
La piccola percentuale di fibra tessile degli pneumatici viene anch’essa riutilizzata per vari scopi, come i tappetini per auto. Per scoprire di più su questa favolosa realtà campana, abbiamo parlato con Maria Libera Sorrentino, ingegnere responsabile dell’ufficio tecnico aziendale. «Siamo una costola della Geos s.r.l., un’azienda che si occupa di intermediazione. Noi, essendo un impianto, lavoriamo sull’aspetto più pratico», ha raccontato.
«T-Cycle Industries s.r.l. nasce nel 2014 e si pone subito su quello che è il mercato del recupero di materia, principalmente PFU. Ci troviamo nella zona ASI di Teverola. Prima della T-Cycle c’era un impianto e abbiamo acquistato quello che ne rimaneva bonificando l’intera area e acquisendo un’autorizzazione ambientale integrata per poter far nascere l’azienda di recupero di PFU».
LAVORAZIONE DEL PFU
«Andiamo a fare un recupero dello pneumatico andandolo a ridurre volumetricamente, in gergo “ciabattandolo”. Viene stoccato e inviato a cementifici turchi che lo utilizzano come combustibile principale per la produzione di cemento, che da un punto di vista ambientale, produce emissioni minori». Nonostante il ricavo minimo, l’azienda s’impegna «nell’ottica dell’environment», recuperando completamente gli pneumatici.
Maria Libera spiega come avviene la lavorazione. «La “ciabatta” passa in alcuni macchinari, subisce vari step. Prima la triturazione, ovvero la riduzione meccanica. Poi c’è una granulazione dove si riduce ulteriormente il “ciabattato” e successivamente la vagliatura, che attraverso un vibrovaglio, una sorta di gigantesco setaccio vibrante, seleziona le varie granulometrie. Durante il processo, lo pneumatico da gomma è ridotto a particella di 0.8 millimetri. Si estrae poi la percentuale di ferro e di tessile».
«Le ultime due componenti sono ulteriormente recuperate», prosegue Maria Libera. «Il ferro è inviato alle acciaierie che lo riutilizzano, il tessile è usato per la combustione in aziende che ne fanno CSS o prodotti per insonorizzazione acustica». Gli Pneumatici Fuori Uso, grazie all’azienda T-Cycle, vengono riciclati completamente, prendendo nuova vita sia in Italia che all’estero, senza diventare inutili rifiuti dannosi per il pianeta.
«Alla fine del processo c’è la produzione di tre granulometrie: granuli 2-4 mmm, 0.8-2.5 mmm e il polverino, inferiore a 0.8 mm, ovvero quello che trovi alla fine del setaccio vibrovaglio. Partiamo dal rifiuto per poi arrivare alla materia prima seconda, regolamentata da un decreto ministeriale “End of Waste PFU”, che ci dice come ottenere la gomma vulcanizzata granulare». Maria Libera ci racconta che i granuli sono venduti in Italia e all’estero o anche utilizzati nell’azienda stessa. In che modo?
NUOVI PROGETTI PER RICICLARE
«Noi realizziamo tappetini per la zootecnia utilizzati nelle stalle delle bufale. È un progetto di ricerca lanciato un anno e mezzo fa dall’Università Vanvitelli. Abbiamo fatto test estivi e invernali per capire se l’animale migliorava o meno nella fase di produzione del latte, crescita della zoccolo e del vitello stesso». Il progetto si chiama BIOWELT e si occupa della realizzazione di tappetini prodotti da materiale riciclato per migliorare le condizioni delle bufale d’allevamento. Lo scopo è quello di riutilizzare la gomma degli pneumatici, riducendo impatto ambientale e produzione di CO2 e simultaneamente aumentare il comfort degli animali.
Altro progetto molto interessante di T-Cycle è il protocollo “Terra dei fuochi” che, come ci dice Libera, parte del 2015 e si occupa di ritiro di PFU gratuitamente dalle isole ecologiche. Una vera e propria sfida per l’azienda in un territorio ricco di rifiuti tossici che per anni ha combattuto e continua a combattere contro gli affari criminali che si celano dietro le discariche abusive. In questo modo T-Cycle s’impegna non solo a garantire il riciclo di pneumatici usati e ridurre le emissioni dannose per il pianeta, ma anche nella lotta contro la criminalità, proponendo un modello di riutilizzo per materiali di scarto donandogli nuova vita.
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