5 Feb 2025

Mexina, brebus e amuleti: tra malocchio e marketing, il capitale specula e trasforma lo spirituale in merce

Scritto da: Marta Serra

Cogas, Janas, Acabadoras: le streghe esistono, ma il capitalismo le ha scoperte. Le antiche pratiche spirituali sarde oggi spesso diventano merce. Cosa resta di autentico?

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Nel mondo attuale, moderno e globalizzato, l’esoterismo e le pratiche energetiche sono diventate una moda. Questo è sicuramente sintomo del fatto che l’essere umano si pone sempre più frequentemente nuove domande, ma significa anche che nuovi paradigmi cercano di prendere lo spazio lasciato da quelli vecchi. Le scatole, i cassetti, le casse – ovvero le strutture culturali che fino al secolo scorso riuscivano a soddisfare le necessità interiori dell’umanità di quel momento storico – lasciano la via a nuovi contenitori che possono esprimersi con più immediatezza ed efficacia. Purtroppo o per fortuna, ciò che luccica non sempre è oro.

Tantissimi studi antropologici rilanciano l’ipotesi che figure mitologiche e archetipi presenti nella cultura sarda orale possano essere la rifunzionalizzazione e simbolizzazione di antichi ruoli sociali in campo sacrale. Come spesso abbiamo detto con Claudia Zedda, antropologa e Jana Maista della sua Janas Academy, alla domanda “Janas, Cogas o Acabadoras sono realmente esistite?” è lecito rispondere: “Perché no?”. Potrebbe sembrare una banalità, ma se consideriamo l’importanza dell’oralità nella continuità della tradizione culturale nostrana nulla vieta di azzardare che queste figure, così complesse e sfaccettate, possano essere la tipizzazione di antichi ruoli sacerdotali precristiani.

sa mexina cristalli spiritualità esoterismo tradizione sardegna
Cristalli

Il ruolo sacerdotale attualmente è ricoperto dall’istituzione cristiano-cattolica; infatti le pratiche sono state sincretizzate alle liturgie cattoliche in una posizione di preghiera con scopo specifico. Definiamo operatori e operatrici tradizionali coloro che per genetica conclamata o per verifica di presenza di talenti specifici sono stati iniziati, attraverso il passaggio di precise conoscenze, alla cura e sostegno spirituale proprio e della comunità d’appartenenza.

L’iniziazione non dev’essere immaginata come qualcosa di particolarmente altisonante o eclettico, si tratta semplicemente di un riconoscimento del talento interiore da parte di un praticante anziano. Questo riconoscimento avviene senza alcuna prova specifica, ma ci si riconosce a su càstiu, ovvero dallo sguardo, oppure dal contatto delle mani: è proprio un riconoscersi, un ritrovare quella parte di sé, quella specifica capacità, nell’altro. Nelle comunità senza vecchi praticanti è anche possibile che siano i membri stessi della comunità a riconoscere e in questo senso riconoscere l’iniziando. 

SA MEXINA, REGOLE E BREBUS

Nel tramandare le pratiche ci sono alcune regole fondamentali da rispettare. L’infrazione comporta la perdita del dono e il non riconoscimento del ruolo sociale di supporto alla comunità. La prima regola è che non si possono accettare compensi in denaro, questo perché il ruolo sociale è un riconoscimento che affonda le radici nella reciprocità e il denaro impedisce il fisiologico fluire degli equilibri in questo senso. Non dimentichiamo che le pratiche tradizionali in lingua sarda vengono definite Mixinas – Medicine – a indicare proprio lo scopo di cura in termini di sostegno da parte dell’operatore e di guarigione interiore in termini di bisogno da parte del richiedente.

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Domus de janas di Puttu Codinu

Non per nulla una regola molto perentoria è che non si possono compiere pratiche senza specifica richiesta. Si aiuta solo chi vuole essere aiutato e solo quando si può davvero essere di supporto, non bisogna mai sostituirsi alle figure professionali approfittando del malessere dei richiedenti per gonfiare il proprio ego. Contravvenendo a questa regola si incappa in gravi conseguenze. Un’altra regola importantissima è che non si può compiere la pratica in assenza di luce solare. L’orario più indicato è quello delle tre del pomeriggio, si tratta di un orario simbolico in termini di numerologia ma anche perché richiama l’orario della morte di Gesù, sempre invocato attraverso il Credo nella maggior parte dei Brebus trasmessi dalla tradizione.

Is brebus – le parole che creano per il bene – hanno forma di pratica chiusa, vengono trasmessi cioè secondo regole specifiche che accompagnano quelle stesse precise parole. Alcune vengono trasmesse solo alle primogenite femmine e solo in un giorno specifico dell’anno, spesso il periodo solstiziale invernale ma anche estivo; altre hanno una trasmissione più libera ma sono comunque accompagnate da accuratezze tradizionali. 

CONTRO LA DISARMONIA

Alla base di tutte queste pratiche vi è la profonda convinzione che dietro i malesseri fisici non gravi, ma invadenti per intensità o per scarso tempismo, ci sia un profondo strappo nell’armonia spirituale dell’individuo. Questa convinzione si radica in un mondo, un popolo e una cultura profondamente in armonia con l’universo nella sua declinazione naturale. Infatti is brebus possono anche essere utilizzati per scacciare i parassiti degli animali e degli uomini o gli animali predatori o per localizzare un oggetto perduto o maltolto. Insomma, per ristabilizzare l’equilibrio iniziale.

Sa mexina de s’ogu pigau sta sempre più assumendo la funzione di strumento di autoanalisi in termini di coerenza energetica

La medicina più famosa è quella contro il malocchio – sa mexina de s’ogu pigau. Si tratta di un rito individuale, raramente familiare, in cui attraverso l’acqua, il grano, l’olio e in alcune tipologie anche il sale si pulisce dalle energie negative legate allo sguardo malevolo in corrispondenza di invidia e gelosia o risentimento in generale. Per questa pratica come per le altre non si percepisce alcun compenso e soprattutto non si fomenta la paura dell’invidia altrui, ma attualmente sta sempre più assumendo la funzione di strumento di autoanalisi in termini di coerenza energetica. Questa è più efficace se fatta in presenza, ma in caso si sia impossibilitati è necessario utilizzare un’immagine o un indumento del richiedente come punto di riferimento. 

AMULETI E SOSTEGNO SPIRITUALE

Abbiamo già visto nell’articolo sull’ossidiana come l’amuleto più importante della nostra tradizione sia su cocu, ma ne esistono anche di altri tipi e sono spesso assimilabili a tantissime altre tradizioni mediterranee. Lo scapolario – su scapulariu – per esempio è un amuleto di protezione che consiste in un quadrato di stoffa, meglio se pregiata, in cui son racchiuse erbe e dei foglietti di carta con delle invocazioni a dei santi specifici in base alla richiesta di grazia. Si tratta quindi di una protezione fisica ma anche di un richiamo sensoriale costante alla preghiera e alla cura spirituale.

In questo senso quindi il ruolo dell’operatore e dell’operatrice tradizionale è proprio quello di posizione di aiuto, ascolto, accoglienza e sostegno spirituale nei confronti di qualunque richiedente. In quest’epoca moderna ci si pone anche il problema del dover negare servigi esoterici a coloro che conducono vite dissennate in termini di sacralità, senza rispetto alcuno per la parte spirituale dell’esistenza, mentre in tempi passati questo era inconcepibile perché tutto era sacro e legato al divino. Chissà che non sia proprio per questo che il silenzio tipico delle antiche conoscenze sia stato scambiato per occultismo nel senso di occultare e non nel senso di ciò che è difficile da trovare.

su coccu ossidiana
Ossidiana
NUOVA ERA, NUOVO MONDO

La verità è che in questo mondo istantaneo, comodo, ipertecnologico e senza radici, è più facile spaventarsi della dilagante e imperante ignoranza incosciente piuttosto che meravigliarsi degli istintivi legami umani. In un mondo in cui tutto è intrattenimento e compulsivo scorrere di stati d’animo musicali, è molto più facile ridicolizzare e banalizzare che approfondire il legame tra simbolismi, gesti e suoni. Nell’abissale rete selvaggia e globale fatta di mari di polistirolo e onde di silicio, è molto più facile immergersi nella luce dei sorrisi di plastica che nel profondo oceano di due occhi neri antichi e saggi. Per cui qual è la soluzione?

Vendiamo tutto. La speculazione non è solo quella che ruba terra e dissemina impianti energetici ovunque senza coinvolgimento delle popolazioni. Purtroppo c’è un’altra forma ancora più subdola, quella della speculazione esoterica, che facendo leva sulle radici agropastorali – che i razionalisti chiamano superstizione – approfitta degli scardinamenti culturali per far dilagare pratiche di dubbio gusto e pessima efficacia. Pratiche che scollano ulteriormente una società la cui l’identità è minata alle radici da ogni forma di colonialismo. Lo sdoganamento di termini come “energia spirituale”, “vibrazioni”, “bambino interiore”, hanno aperto anche le porte alla banalizzazione di concetti sacri che richiedono invece tutto il rispetto del tempo e del silenzio.

Vediamo online un pullulare di streghe nuragiche che praticherebbero riti ancestrali dell’epoca d’oro dell’Isola o presunte operatrici tradizionali che si fanno pagare perché quello è il loro mestiere. Vediamo aberrazioni per cui la Sibilla Barbaricina brucerebbe il libro peronio con un solo sguardo. E infatti siamo ancora qui: a elargire benedizioni e maledizioni, a sostenere gli innocenti e punire i malfattori, a sorridere a chi accompagna e guardare storto chi abusa, ad amare profondamente la terra, a osservare i segni del cielo, a parlare col vento perché s’ingrazi fuoco e acqua. Siamo qui, intere, complete, salde e protettive. Basta lo sguardo.

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