“Trump sta smantellando la scienza del clima”. L’intervista esclusiva al climatologo Michael Mann
Il celebre climatologo statunitense spiega come l’amministrazione Trump sta distruggendo la ricerca scientifica e quali saranno le conseguenze.

La guerra dichiarata dall’amministrazione Trump alla scienza climatica passa anche dalla cancellazione dei dati. Oggi chi prova ad accedere alla pagina della Casa Bianca dedicata al cambiamento climatico trova solo un messaggio di errore: “404: Page not found”. Un messaggio che racchiude il senso di rimozione – pratica e simbolica – della crisi climatica non solo dall’agenda politica americana, ma anche dalla coscienza pubblica.
Il 9 aprile la Casa Bianca ha annunciato tagli pari a quasi 4 milioni di dollari ai finanziamenti federali per la ricerca sul cambiamento climatico dell’Università di Princeton, affermando che il lavoro promuoveva “minacce climatiche esagerate e poco plausibili” e aumentava “l’ansia da clima” tra i giovani americani.
Lo stesso giorno il New York Times e Science hanno rivelato una proposta di bilancio per il 2026 che taglierebbe drasticamente i fondi all’Office of Oceanic and Atmospheric Research (OAR), il principale braccio scientifico della National Oceanic and Atmospheric Administration, rendendo di fatto impossibile continuare programmi vitali come i sistemi di allerta per eventi estremi, l’educazione climatica e le ricerche sull’Artico. Sono alcuni esempi dei tagli ai finanziamenti e dello stop ai programmi di ricerca che hanno riguardato alcune delle principali agenzie ambientali e climatiche statunitensi.

Il mondo scientifico tuttavia non sta a guardare. Ad esempio il collettivo Public Environmental Data Partners – formato da ONG, ricercatori, università e volontari – sta lavorando alacremente per salvare questi dati archiviandoli, ricreando strumenti utili che il governo sta abbandonando e cercano di “traghettarli” fuori dalle mani di chi vede la scienza come una minaccia.
Una delle figure più di spicco della climatologia USA, nonché uno dei personaggi più attivi nel cercare di contrastare gli attacchi politici alla scienza del clima, è senza dubbio Michael Mann, climatologo e geofisico statunitense, direttore dell’Earth System Science Center della Pennsylvania State University. Michael Mann è autore, fra l’altro, dello studio più iconico della scienza climatica, quello della “mazza da hockey”, il grafico che mostra l’andamento delle temperature degli ultimi mille anni: una linea abbastanza piatta – il manico – seguita da un’impennata rapida delle temperature nel XX secolo – la lama.
Il grafico, divenuto simbolo della prova scientifica del riscaldamento globale causato dall’essere umano, è stato al centro di una feroce campagna di discredito da parte di lobby fossili e negazionisti climatici, rendendo Michael Mann uno dei bersagli principali degli attacchi contro la comunità scientifica. Abbiamo contattato Mann per un’intervista esclusiva sugli effetti della politica di Trump sulla climatologia e non solo.
Dobbiamo reagire contro gli elementi autoritari che sono impegnati in attacchi alla scienza
Michael Mann, quali sono gli impatti più significativi delle politiche dell’amministrazione Trump sui finanziamenti per la scienza del clima, la ricerca e la raccolta dei dati?
Stanno smantellando sia l’infrastruttura di base per la ricerca sul clima sia l’azione per il clima nel nostro governo federale. È lo scenario peggiore. Le loro azioni rappresentano una minaccia per tutti noi.
Quali conseguenze a lungo termine potrebbero derivare dall’interruzione degli sforzi di monitoraggio del clima e dalla politicizzazione della ricerca scientifica?
I grandi inquinatori e i petrostati come la Russia e l’Arabia Saudita hanno lavorato duramente per decenni per politicizzare la scienza del clima, perché ritengono che i risultati di tale scienza siano una minaccia per i loro interessi economici. È a causa di questa massiccia campagna di disinformazione da parte loro che non siamo riusciti a intraprendere un’azione climatica significativa nel mondo. Fra l’altro questo è il tema del mio libro di prossima pubblicazione “Science Under Siege” [“La scienza sotto assedio”, ndr] con Peter Hotez. Il punto è che dobbiamo reagire a questi soggetti pericolosi perché sono una minaccia per noi e per il pianeta.

Come? La comunità scientifica sta reagendo?
La comunità scientifica si è in qualche modo mobilitata per difendere la scienza e gli scienziati dagli attacchi, ma non ha i soldi e l’influenza che hanno le aziende di combustibili fossili o soggetti pericolosi come Vladimir Putin, Elon Musk e Peter Thiel [controverso imprenditore e venture capitalist noto per le sue idee ultraliberiste, ndr]. È una guerra asimmetrica. È una battaglia in definitiva per i cuori e le menti del pubblico. E gli scienziati devono essere in prima linea nel comunicare l’importanza critica di ciò che facciamo e la minaccia che questi attacchi rappresentano per tutti noi.
In che modo questi attacchi politici alla scienza potrebbero influenzare le persone, dal punto di vista emotivo o psicologico?
Una delle tattiche di questi attori malintenzionati, come l’amministrazione Trump, consiste nell’utilizzare un approccio di tipo blitzkrieg [una tattica militare che consiste in un attacco rapido e massiccio, mirato a schiacciare l’avversario, ndr] per attuare il loro programma, in modo che le persone si sentano impotenti e cadano nella disperazione. Non cascateci. Dobbiamo reagire. E non solo negli USA: vorrei dire ai nostri amici internazionali in altri Paesi che anche loro devono reagire contro gli elementi autoritari nei loro Paesi che sono impegnati in attacchi alla scienza. Questi attacchi sono un attacco all’umanità stessa.
Informazioni chiave
L’amministrazione Trump sta smantellando la scienza climatica
Tagli ai fondi, cancellazione di dati ufficiali e smantellamento di programmi di ricerca stanno indebolendo gravemente la capacità degli Stati Uniti di monitorare e affrontare il cambiamento climatico, con ripercussioni a lungo termine per tutto il pianeta.
Questa campagna è parte di una strategia globale di disinformazione
Secondo Michael Mann, grandi inquinatori e petrostati come Russia e Arabia Saudita, insieme ad alcuni imprenditori, stanno politicizzando la scienza per difendere interessi economici, rendendo più difficile un’azione climatica efficace.
Il potere usa la disperazione come arma: farci sentire impotenti è una strategia
Come sottolinea Mann – in linea con ciò che spesso raccontiamo su Italia che Cambia – gli attacchi mediatici e l’aggressione politica alla scienza mirano a farci cadere nella rassegnazione. Reagire, restare vigili e attivi è l’unica risposta efficace.
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